Fase due, Taddei (Pd) ad Affari: così Renzi convincerà la Merkel
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Archiviato il successo elettorale alle elezioni Europee, quali sono le priorità del governo Renzi?
"La priorità sono che non solo l'Italia torni a crescere ma che anche la strategia europea sia coerente con il ritorno alla crescita di tutti gli Stati membri, oltre che del nostro. Fatta l'Europa della moneta, ora bisogna fare quella del lavoro".
Qual è l'impegno del governo Renzi?
"E' duplice".
Cioè?
"Da una parte, c'è l'azione politica che svolge a livello nazionale che deve trattare tre interventi. Il primo per correggere il fatto che il fisco italiano e il più oppressivo d'Europa nei confronti del lavoro e l'impresa, il secondo per correggere il fatto che il mercato del lavoro italiano è tra l'irrazionale e l'iniquo e il terzo per rimediare al fatto che la pubblica amministrazione non è all'altezza del nostro Paese. Sono le riforme di cui abbiamo bisogno per curare la malattia cronica dell'Italia, una malattia che è strutturale".
Come intende riformare il fisco Renzi?
"Dev'essere meno penalizzante per le aziende: ogni anno paghiamo due punti di Pil in più su lavoratori e imprese in termini di tasse aggiuntive rispetto a inglesi, francesi e tedeschi. Due punti di Pil sono 30 miliardi di euro".
Una parte di pressione aggiuntiva è già stata corretta...
"Sì, 12,3 miliardi tra l'intervento sull'Irpef di 1.000 euro per 10 milioni di lavoratori e la riduzione del 10% dell'Irap, taglio che è costato 2,3 miliardi".
E il mercato del lavoro?
"Bisogna renderlo più europeo, più ragionevole, più efficiente e più equo".
Ha parlato anche di riforma della Pubblica Amministrazione, uno dei primi interventi messi in agenda ora dal presidente del Consiglio...
"Sì, arriverà fra due settimane. Fisco, lavoro e PA sono in estrema sintesi le riforme che rappresentano la fase due del governo e che serviranno per affrontare le malattie strutturali del nostro Paese".
E l'azione governativa a livello europeo, visto che sta per iniziare il semestre di presidenza italiana dell'Ue?
"Affrontando la nostra malattia strutturale, rimettiamo il Paese sul sentiero della crescita economica, tema che diventerà centrale e non vogliamo farlo solo a livello italiano, ma anche a livello europeo".
Quali margini di azione ci sono a Bruxelles, con la nuova Commissione che dovrà insediarsi e la Cancelliera tedesca Angela Merkel che spinge in primis sul rigore?
"In questo momento ci sono margini giganteschi. L'Italia ha bisogno di tornare a crescere e di essere produttiva, la Germania ha bisogno di un'Unione Europea e di un'Eurozona che siano stabili sia da un punto di vista finanziario sia da uno economico e la Francia ha bisogno di risolvere il suo problema fiscale. Ora, i tre grandi Paesi fondatori hanno tre problemi da affrontare, problemi che possono essere risolti in maniera efficace solamente se coniugheremo le politiche nazionali con quelle europee, rendendo queste ultime molto più coerenti di quanto non siano state in passato. Dobbiamo passare dal Fiscal Compact al Growth Compact".
E cioè?
"Il tema è la crescita e per fare crescita dobbiamo rilanciare e ristrutturare la nostra identità produttiva che è fondamentalmente industriale: a livello europeo si parla infatti di Industrial Compact. Dobbiamo poi proseguire con il processo di stabilizzazione finanziaria e lo stiamo portando avanti con l'Unione bancaria e, infine, dobbiamo portare a compimento a livello nazionale le tre riforme che ho citato prima".
L'agenda pro-crescita è imponente, ma in questo momento in Italia, rimasta un po' indietro, la crescita latita, vedi il dato ancora negativo sul Pil del primo trimestre...
"Vero, ma il secondo trimestre ci sta dando dati già completamente diversi".
A fine anno nel Def, il governo Renzi ha previsto un Pil in crescita dello 0,6%. Conferma il trend?
"Non c'è ragione in questo momento per cambiare la stima. Poi vedremo, ma potrebbero anche essere diverse all'insù".