Economia
Pensioni, più soldi per tutti nel 2026 (ma meno del previsto). Ecco quanto prenderai con il nuovo calcolo
La nuova rivalutazione dovuta all'inflazione delude i pensionati. Ecco le simulazioni

Pensioni, più soldi per tutti nel 2026. Le simulazioni
A partire dal 1° gennaio 2026, gli assegni pensionistici potrebbero subire un ritocco più contenuto del previsto. La percentuale di rivalutazione — che serve ad adeguare le pensioni al tasso d’inflazione — sarà definita nel decreto interministeriale Mef–Lavoro atteso per novembre, ma le prime proiezioni dell’Inps indicano un aumento compreso tra l’1,4% e l’1,5%, leggermente inferiore rispetto alle stime iniziali dell’1,6-1,7%.
Rivalutazione delle pensioni 2026: cosa cambia
L’Inps completerà entro fine gennaio 2026 le operazioni di rivalutazione per tutte le pensioni e le prestazioni assistenziali. In base alle ultime ipotesi, gli aumenti saranno quindi più moderati, con effetti diretti sugli importi che i pensionati riceveranno dal prossimo anno.
Il trattamento minimo
Nel caso in cui la percentuale definitiva venga fissata all’1,4%, il trattamento minimo per i lavoratori dipendenti e autonomi passerà da 603,40 euro del 2025 a 611,84 euro nel 2026. Anche l’assegno vitalizio subirà un piccolo adeguamento, salendo da 343,97 euro a 348,78 euro.
Va ricordato che il valore del trattamento minimo è un riferimento importante anche per determinare i limiti di reddito necessari all’accesso di diverse prestazioni assistenziali per il 2025.
Un confronto con l’anno precedente
Il decreto del 15 novembre 2024 aveva stabilito una perequazione dello 0,8% per l’anno 2025, una percentuale quindi inferiore a quella che si profila per il 2026, ma sempre su livelli contenuti rispetto all’inflazione generale.
Come funziona la rivalutazione
Per legge, l’indice di perequazione non si applica in modo uniforme a tutti gli importi pensionistici. Le fasce di rivalutazione previste per il 2026 sono le seguenti:
-
100% dell’indice (1,4%) per pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo (fino a 2.447,4 euro);
-
90% dell’indice (1,26%) per pensioni tra quattro e cinque volte il minimo (da 2.447,5 a 3.059,2 euro);
-
75% dell’indice (1,05%) per pensioni oltre cinque volte il minimo (da 3.059,2 euro in su).
Esempi pratici di aumento
Di seguito una simulazione degli aumenti attesi nel 2026 in base alla fascia di reddito:
Importo 2025 |
| Importo 2026 | |
Incremento |
|---|---|---|
|
1.000 € |
1.014 € |
+14 € |
|
1.500 € |
1.521 € |
+21 € |
|
2.000 € |
2.028 € |
+28 € |
|
2.500 € |
2.535 € |
+35 € |
|
2.800 € |
2.838,71 € |
+38,71 € |
|
3.100 € |
3.142,40 € |
+42,40 € |
I calcoli per gli importi oltre i 2.500 euro tengono conto delle percentuali ridotte di perequazione applicate alle fasce più alte.
In sintesi, il 2026 si profila come un anno di adeguamenti minimi, con aumenti che difficilmente compenseranno interamente l’aumento dei prezzi, ma che garantiranno comunque una parziale tutela del potere d’acquisto dei pensionati.
