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Economia
Pensioni, taglio assegni (ecco quali): partono le cause contro il governo

Pensioni, taglio assegni (ecco quali): cause contro il governo Meloni

Il governo Meloni si difenderà davanti alla Corte Costituzionale per la norma che decurta l’adeguamento delle pensioni all’inflazione dei trattamenti quattro volte al di sopra dei minimi di Inps. "Nonostante un’inflazione galoppante che ha eroso il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, di qualsiasi reddito, l’intento sarebbe quello di limitare ulteriormente la rivalutazione delle pensioni per gli assegni che sono oltre quattro volte il minimo Inps. In soldoni, sopra i 2.101,52 euro", scriveva nelle scorse ore il Messaggero. La Cida, sindacato dei dirigenti, si è rivolta allo studio legale Bonelli Erede e ha annunciato la campagna. Le iniziative giudiziarie, come spiegava nei giorni scorsi il Messaggero, saranno sette. L'obiettivo? Che il giudice sollevi la questione di legittimità istituzionale in via incidentale, andando così di conseguenza davanti alla Consulta.

Non solo. In questi mesi anche i pensionati della Uil hanno avviato iniziative legali. Va ricordato che 2015 la Corte aveva dichiarato illegittimo il provvedimento del governo Monti che azzerava la rivalutazione per i trattamenti oltre tre volte il minimo.

Pensioni rivalutazioni del 2023, perequazione automatica

La perequazione automatica è la rivalutazione delle pensioni legata all’inflazione e finalizzata alla protezione del potere d’acquisto. Dal primo gennaio scorso, l’Inps ha attribuito la rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali nella misura del 100% ai pensionati che nel 2022 avevano ricevuto assegni mensili per un importo inferiore o uguale ai 2.101,52 euro. Tutti gli altri avevano atteso marzo per ricevere la perequazione ma in percentuale calante (fino al 32% per gli assegni superiori ai 5.250 euro). La legge di Bilancio 2023 ha tagliato la rivalutazione per le pensioni di importo superiore a 4 volte il trattamento minimo con percentuali che vanno dal 15% al 68%. Secondo Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari previdenziali, nel corso di un intervento avvenuto il 6 ottobre al convegno organizzato a Milano dalla Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità (Cida), gli effetti della normativa per gli anni 2023 e 2024 sugli assegni interessati si concretizzeranno in una perdita di potere d’acquisto tra il 7,5 e il 9%.

Pensioni Quota 103 anche l'anno prossimo

Nel frattempo, sempre in tema pensioni va ricordato che anche nel 2024 resterà in vigore la Quota 103, quindi sarà possibile uscire dal lavoro per coloro che hanno 62 anni di età, 41 di contributi e dell’Ape sociale, che ha un costo previsto di 1,2 miliardi. Modifiche in arrivo a Opzione donna, si punta ad allargare a tutte le lavoratrici con 35 anni di contributi e un’età minima che potrebbe essere alzata

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