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Economia
Pensioni, Tito Boeri attacca ancora il governo: "Impegni non credibili"
SCHIAFFO 2 - Tito Boeri, presidente dell'Inps. Non piace a nessuno di quelli al governo, a Matteo Salvini per primo. Invece di resistere meglio andare a casa subito. Le dimissioni sarebbero un bel gesto.

"Pensioni, mi sembra che gli impegni del governo non siano tanto credibili. Speriamo che nella seconda fase del confronto con i sindacati, il prossimo anno, si possa mettere in campo una strategia coerente. Bisogna vedere se il governo avrà la forza per farlo".

Dopo l'intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui ha laciato alcune critiche all'operato del governo sulla materia previdenziale, il presidente Inps, Tito Boeri torna nuovamente all'attacco nei confronti delle ultime misure di Palazzo Chigi. Surante un workshop sul welfare organizzato a Torino, Boeri ha poi fatto l'esempio degli interventi di salvaguardia per gli esodati: "Ci avevano detto che il settimo sarebbe stato l'ultimo, invece c'è stato l'ottavo e ho gia' il tam tam del nono".

Stamattina, esprimendosi a proposito delle nuove misure sulla previdenza contenute nella legge di Bilancio, l'economista della Bocconi aveva spiegato che "secondo le stime, le nuove pensioni porteranno a un aumento del debito di 44 miliardi di euro", anche se "la nuova legge di bilancio compie un'operazione importante sulle pensioni: elimina le ricongiunzioni onerose fra casse previdenziali diverse. E' positivo per l'equita' e anche per l'efficienza e la crescita, perchè evita di penalizzare chi cambia lavoro. C'è poi una seconda operazione che questa legge di bilancio tenta, la flessibilita' in uscita. Anche questa e' un'idea che abbiamo sostenuto, pero' stando attenti a non aumentare gli oneri sulle generazioni future".

Tuttavia, "secondo le nostre stime, ciò che oggi è scritto nella legge di bilancio - gli interventi sulla quattordicesima, sui lavoratori precoci e la sperimentazione sull'Ape social (l'anticipo pensionistico a spese dello Stato, ndr) - aumenta il debito pensionistico di circa 20 miliardi. Poi ci sono i costi legati all'estensione della fascia di reddito non tassata per i pensionati, piu' i crediti d'imposta per chi chiede l'Ape di mercato (l'anticipo pensioni tramite prestito bancario, ndr). E varie altre questioni aperte, che possono generare ulteriori spese".

Tra le incognite, ad esempio, proseguiva Boeri, "non è detto che dopo il 2018 sarà facile interrompere l'Ape social, anzi la pressione ad allargare la platea dei beneficiari sarà forte. Se questo strumento venisse rinnovato anche solo nella forma attuale e reso strutturale, calcoliamo che ci sarebbero altri 24 miliardi di debito pensionistico. Dunque in totale 44 miliardi in piu'". "La mia riforma costava meno", aveva sottolineato Boeri. "Le nostre proposte riducevano il debito pensionistico ed era anche prevista una riduzione parziale di certe pensioni attuali. Abbassavamo cosi' il debito pensionistico di circa il 4% del Pil", aveva concluso.

 

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