Bioliving, quando l'economia impara dalla natura
Di Michelle Pacillo*
Mercoledì 27 Novembre, presso lo Spazio Forma di Milano, Astarea ha organizzato il workshop "Bioliving: la natura entra nei prodotti ed ispira i processi - leggere il ruolo della natura nei nuovi consumi, nei comportamenti sociali, nelle modalità produttive". Il tema riguarda da vicino noi di Plef perché, come proponiamo nel nostro modello economico, il concetto di Bio-imitazione è imprescindibile nel passaggio dalla "Green Economy" alla "Blue Economy". Quest'ultima integra e supera la prima per la capacità di replicare i processi naturali in una logica di Autosufficienza, Collaborazione, Tipicizzazione di prodotti e servizi e Tecnologie evolute.
Il workshop nasceva dalle seguenti domande: che ruolo ha oggi la Natura nei consumi, negli stili di vita, nelle proposte delle imprese e della Distribuzione, nei processi produttivi? Come si sta trasformando la relazione tra natura, società ed economia? Quale significato assume in questo contesto la tematica "Bio" e, più specificatamente, quella relativa all'Organico? Per rispondere a queste domande Astarea ha iniziato l'incontro presentando la ricerca "L'innovazione attraverso la Bio-culture" che ha ben delineato l'attuale stato dell'arte.
L'orientamento al "naturale" non è recente, tuttavia negli ultimi tempi a) si sono moltiplicati i settori che utilizzano materiali e ingredienti naturali/organici, b) sono aumentate le promesse ai consumatori da parte dei prodotti naturali e biologici, c) c'è stata una crescente integrazione tra natura e tecnologia.
Questi sviluppi sono il risultato di molteplici dinamiche: a) l'orientamento sempre più forte al mantenimento della salute e all'accrescimento del benessere, b) la scarsità crescente di risorse che obbliga a incrementi di efficienza, c) la ricerca di fonti di approvvigionamento sostitutive, d) l'esigenza di un minore impatto sull'ambiente.
Non solo sempre più prodotti di consumo vengono pensati e costruiti in base a fattori naturali, con ingredienti o materie che provengono dal mondo vegetale, coltivazioni biologiche, tecniche di produzione garanti di salubrità, salute e benefit funzionali, ma la natura diventa essa stessa ispiratrice dei processi, paradigma per l'innovazione tecnologica ed economica: in sintesi i meccanismi, le strutture, i principi del funzionamento della natura sono assunti a modello.
La produzione biologica è un sistema basato sull'interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l'applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il settore sta crescendo ovunque nel mondo. In Italia l'incremento del BIO nel food è stimato al 7% nel 2013, ma, dato ancor più interessante, si registra l'ingresso dei prodotti biologici in altri canali rispetto a quelli consueti: l'hard discount cresce del 26%, i ristoranti del 13%, l'e-commerce del 20%: una vera rivoluzione culturale rispetto all'immagine elitaria che si era inizialmente associata al segmento. Inoltre il BIO cresce anche nei mercati non food, dalla cosmesi (+3.5% nel 2013) alla detergenza per la casa.
Inoltre, come si osserva soprattutto nei mercati stranieri, l'accezione di BIO sta acquistando altri connotati positivi, centrati sul piacere, sulla moltiplicazione delle occasioni di uso, sul coinvolgimento di target come i bambini, su principi nutrizionalmente corretti. In quest'ambito i processi produttivi non solo sono fondati sul concetto di "togliere" - soprattutto gli agenti chimici - ma adottano nuove tecniche (come essicazione, evaporazione, isolamento) che assicurino prodotti più sani, a più alto valore nutrizionale e con maggiori valenze funzionali. La passione dei consumatori per il fresco, il locale e l'organico, è inoltre valorizzata dal mix tra filiera corta e nuove tecnologie distributive: diffuso uso della Rete, siti che promuovono in città le produzioni locali, poli di raccolta organizzati in maniera partecipativa (un esempio su tutti la rete degli orti/giardini comunitari di Milano "Libere rape metropolitane" come testimoniato da Leopoldo Tommasi, l'agrotecnico paesaggista presente all'incontro e grande esperto di biodiversità ortofrutticola).
Ancora più innovativa la crescente presenza della Natura in settori non food: materiali naturali poco convenzionali (fibre di latte, bamboo e ortiche o piante urticanti) nella moda; tecniche di prodotto a base organica (agenti organici, celle organiche, cellule fungine, polimeri organici) nell'elettronica, l'energia, il design; recupero di maggiore naturalità nei cosmetici con la riduzione di conservanti, parabeni, tensioattivi, oli minerali o sali di alluminio. I vantaggi: oltre all'eco-compatibilità, una maggiore capacità protettiva, impermeabilità, economicità, flessibilità, sensorialità. Non è un caso che gli assorbenti "Organyc", realizzati al 100% in cotone, senza la presenza di elementi chimici, stanno ottenendo grande successo anche nei mercati esteri, come testimoniato dal responsabile della società Giorgio Mantovani, presente all'incontro.
Se i materiali, gli ingredienti, gli agenti naturali diventano parte integrante dei prodotti, così i processi e le logiche di funzionamento della natura sono assunte come paradigmi per l'innovazione, anche e soprattutto a livello tecnologico: Bio-mimicry o biomimetica è "la disciplina che studia le idee migliori della natura e ne imita l'architettura e i processi per risolvere i problemi umani". La natura viene vista come Modello, Misura e Guida della progettazione degli artefatti tecnici; in questo modo si trasferiscono nei processi innovativi i vantaggi tipici dei sistemi naturali: autosufficienza, efficienza, risparmio energetico, ottimizzazione delle risorse. La natura viene imitata a livello morfologico (la struttura delle libellule che ispira i robot per la sorveglianza militare) o molecolare (si imita la struttura del corpo umano per costruire prodotti biologicamente identici o strutturalmente analoghi); guardando al futuro, si prevede l'integrazione delle nanotecnologie nel corpo umano per incrementare la sensibilità ricettiva e la risposta a stimoli deboli.
Ma bisogna fare attenzione, avverte il bio-architetto Giulio Ceppi, il naturale non è ancora sempre sinonimo di sostenibile! Soprattutto dal punto di vista economico, gli elevati costi dettati dalla scarsità dei materiali e dagli oligopoli che li gestiscono (come anticipato all'inizio dell'articolo in relazione alle problematiche connesse alla green economy) impongono di saper gestire la complessità. E la bio-architettura lo sta facendo, soprattutto grazie alla creazione di edifici "vivi" che hanno la capacità di "mutare pelle" a seconda delle dinamiche in atto, basso consumo di notte quando l'edificio riposa e alta efficienza nelle ore critiche, conservazione del calore quando fa freddo ma allo stesso tempo capacità di conservare spazi freschi durante la calura estiva, e così via. Ne è un esempio il progetto pilota del nuovo Autogrill Villoresi Est da lui progettato: sormontata da una suggestiva copertura captante e alimentata da un campo geotermico, la struttura è in grado di adattarsi al clima e alle stagioni e di mutare colore come un organismo animato di vita propria (i primi dati annunciano un risparmio di circa 250.000KW annui).
Questo esempio si colloca al centro dei principi della "Blue" Economy quale integrazione e superamento della "Green Economy" in una logica di maggiore e migliore utilizzo delle risorse naturali, di valorizzazione del "micro", dell'individuo e della piccola e media impresa, di creazione di coesione, di autosufficienza in quanto minore dispersione possibile di energia, massima valorizzazione dei prodotti locali e forte utilizzazione di nuovi materiali: per arrivare, come ha concluso il nostro fondatore Paolo Ricotti, ad un'economia rigenerativa imperniata sull'abbondanza e non sulla scarsità.
Il Bioliving più che mai ha radici lontane e può essere considerato una tendenza infinita: l'esigenza di compatibilità ambientale e di massima utilizzazione delle risorse, il bisogno di flessibilità e alleggerimento, la richiesta di maggiori livelli di efficienza e di performance, l'attenzione alla salute e al benessere, l'inclinazione al soft, al delicato, allo slow. I prodotti che riusciranno ad integrare meglio elementi e processi della natura saranno i più adatti a rispondere a queste istanze e quindi ad assicurarsi importanti vantaggi competitivi.
*Per Plef Foundation