Jobs Act, Poletti: "Niente clausola di salvaguardia"

Non ci saranno clausole di salvaguardia a corollario del decreto di riordino dei contratti di lavoro. Una piccola aggiunta che avrebbe portato alla situazione paradossale di chiedere un contributo di solidarietà a carico delle imprese, per cautelarsi dagli eventuali costi eccessivi legati a un numero elevato di stabilizzazioni di contratti precari. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha detto che "vale 16 milioni" e che sarà smontata. Intervenendo a L'Intervista di Maria Latella, su SkyTg24, il titolare del Lavoro ha spiegato: "Le risorse sono largamente abbondanti, figuriamoci se non smontiamo una clausola da 16 milioni visto che stiamo studiando un Def dove ne smonteremo una da 16 miliardi per scongiurare l'aumento Iva". Il ministro si è preso la responsabilità della misura che "viene introdotta quando ci sono previsioni incerte".
La norma, di cui ha scritto il Sole 24 Ore, è stata voluta dalla Ragioneria dello Stato. La ragione è che nella Legge di Stabilità, insieme alla decontribuzione delle nuove assunzioni, si è stimata la conversione di 37mila collaboratori in assunti stabili. Con il riordino dei contratti, si è detto che dal 1° gennaio prossimo si considereranno lavoratori subordinati anche i co.co.co che in realtà hanno collaborazioni continuative, cioè i collaboratori "fasulli". Si sono stanziate nuove risorse per la decontribuzione e si è stimato che 20mila ulteriori contratti potrebbero essere stabilizzati, con minori entrate contributive. Alla fine, però, la Ragioneria ha avuto il dubbio che i soldi finora postati possano non bastare e ha chiesto un paracadute per i conti pubblici. Se si aprisse, si rischierebbe di essere nella situazione paradossale di decontribuire il lavoro, ma chiedere d'altra parte un contributo straordinario alle imprese per finanziare quella misura. Tutto ciò, visto l'impegno di Poletti, non dovrebbe accadere.
Poletti è anche intervenuto sul famoso 'tesoretto' da 1,6 miliardi emerso nei conti pubblici. Per il ministro è da "destinare alla parte più debole della società. Le situazioni di indigenza. Credo che il nostro Paese abbia bisogno di un intervento sulla parte più debole della società". Su un altro tema, la riforma elettorale, ha aperto alla richiesta di fiducia per arrivare a un punto fermo: "Credo che in linea di principio se necessario si debba fare" di mettere la fiducia sull'Italicum.