PopVicenza, "prendiamoci le tenute di Zonin". Rabbia all'assemblea - Affaritaliani.it

Economia

PopVicenza, "prendiamoci le tenute di Zonin". Rabbia all'assemblea

I piccoli soci si scagliano contro la gestione Zonin-Sorato

Grida "vergogna da una persona di 60 anni che prende 680 euro al mese di pensione" all'indirizzo del cda presente in assemblea, Margherita Toniolo, uno dei tanti piccoli soci della Banca Popolare di Vicenza i cui risparmi sono stati bruciati dalla gestione di Gianni Zonin. "Con l'aumento di capitale del 2014 ci hanno quasi costretto ad acquistare le azioni senza che i dirigenti si siano tagliati lo stipendio mentre la maggioranza di noi è rovinata. All'ex presidente Zonin avete dato 1 milione di euro (di retribuzione nel 2015, ndr), tutte le sue tenute devono essere redistribuite a noi che abbiamo perso il capitale" si è lamentata con forza. E' uno dei tanti lamenti ed espressioni di rabbia a cui si è potuto assitere oggi all'assemblea della Banca Popolare di Vicenza che ha approvato il bilancio 2015, chiuso con una perdita di 1,4 miliardi di euro. L'assemblea è la prima che si svolge senza il voto capitario, dopo l'addio alla forma cooperativa decisa nell'assemblea dello scorso 5 marzo.

All'appuntamento che si è svolto alla Fiera di Vicenza hanno partecipato poco più di un migliaio di soci in rappresentanza, in proprio e per delega, dell'8,02% del capitale. L'illustrazione del bilancio 2015 da parte dell'amministratore delegato, Francesco Iorio e l'introduzione del presidente, Stefano Dolcetta, sono stati accompagnati da qualche fischio e contestazione da parte dei soci, scottati dal tracollo del valore delle loro azioni. Giuliano Xausa, dirigente Fabi e dipendente della banca, parlando dei compensi, si è domandato: "Delirio di onnipotenza? Io credo solo vergogna" e ha ricordato che "i 5.500 dipendenti non prendono la quota di retribuzione legata alla produttività da 5 anni e sono mille euro annui". I vecchi dirigenti che hanno portato la banca al dissesto "restituiscano quello che hanno preso o quei soldi li si vada a recuperare con tutti i mezzi, sia per i soci ma anche per i 5500 dipendenti che ogni giorni lavorano a testa bassa per dare futuro a questa banca". Non si contano gli interventi dei soci che reclamano un'azione di responsabilità verso il cda espressione della gestione di Gianni Zonin, gran parte del quale ancora in carica. Azione di responsabilità poi non approvata dall'assemblea.

Secondo quanto emerso dalla relazione sulla remunerazione, l'amministratore delegato, Francesco Iorio, in carica dallo scorso giugno, ha ricevuto 2,678 milioni di euro, di cui 1,8 milioni come bonus d'ingresso una tantum. Il vice direttore generale, Jacopo De Francisco, in carica dal 22 giugno 2015, ha percepito 1,02 milioni di euro, di cui 700 mila come bonus d'ingresso una tantum. L'ex presidente Gianni Zonin ha incassato 1,01 milioni. Complessivamente la banca ha pagato 2,675 milioni di euro di bonus d'ingresso una tantum a sei dirigenti, inclusi Iorio e De Francisco, e 5,2 milioni di euro di buonuscita a cinque ex dirigenti. La più consistente, pari a 4 milioni di euro, è stata riconosciuta all'ex amministratore delegato, Samuele Sorato, che ne ha incassati già due e incasserà gli altri due con differimento triennale. Per l'ex a.d, indagato con Zonin per ostacolo all'attività di vigilanza e aggiotaggio, il compenso complessivo del 2015 (si è dimesso il 12 maggio) è stato di 4,6 milioni. Cifre che hanno mandato su tutte le furie i soci.

"Abbiamo salvato più di 100 persone che volevano suicidarsi a causa di questi 'piccoli' problemi", ha ricordato poi nel suo intervento Patrizio Miatello, rappresentante del coordinamento Don Enrico Torta parlando della disperazione tra alcuni azionisti dalla banca berica a causa del crollo del valore dei titoli. Miatello ha chiesto, come molti altri soci, di votare no: "se non passa il bilancio questi dirigenti vanno messi in discussione e si fanno le cose seriamente. Non voglio più che le persone chiamino Don Enrico Torta per ammazzarsi.

Infine, in relazione ai rumors sui dubbi di UniCredit circa la garanzia dell'aumento di capitale richiesto dalla Bce e che visti gli esiti delle precedenti ricapitalizzazioni rischia di rimanereper buona parte non sottoscritto, Iorio ha fatto sapere che la banca di Federico Ghizzoni non si sfilerà dall'impegno. "Credo che Unicredit tenga fede a quello che in qualche modo è stato concordato, sappiamo tutti che le condizioni di mercato sono tutt'altro che favorevoli. Per affrontare l'aumento bisogna mettere l'elmetto e cercare di convincere il più possibile gli investitori" ha detto il ceo Francesco Iorio in assemblea. Iorio sarebbe molto soddisfatto se i soci sottoscrivessero l'intero 45% dell'aumento a loro riservato "perché questo significa ridurre al minimo il rischi di esecuzione e dare un segnale fortissimo del fatto che il territorio crede nella banca".