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Economia
Rampelli (FdI): "Su Ita una forzatura che puzza di bruciato"
Fabio Rampelli

Ita, Rampelli (FdI): "Una forzatura che puzza di bruciato"

"Sembra quasi che qualcuno abbia fatto accordi inconfessabili per cedere a terzi la gestione di flussi turistici". Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera ed esponente di spicco di Fratelli d'Italia, racconta ad Affaritaliani.it la visione del suo partito anche in materia economica. E sulle elezioni non ha dubbi: "Giorgia Meloni sarà premier".

Onorevole Rampelli, vi convince l'avvio della trattativa in esclusiva con Certares, Delta, Air France?

Non ci convince affatto. Un governo finito, a elezioni ravvicinate, non è opportuno che fuoriesca dal perimetro degli affari correnti. Secondo lei la Merkel in Germania avrebbe ceduto Lufthansa ad Airfrance a 25 giorni dal voto, sapendo oltretutto che non sarebbe più stata Cancelliere?

Ritenete l'offerta interessante e adeguata alle esigenze dell'ex-Alitalia?

Sono uscite fin qui solo confuse indiscrezioni, accompagnate da smentite, rilanci, commenti, precisazioni… Non ci sono strumenti per esprimere un giudizio compiuto su questa offerta e resta il fatto che il futuro del sistema trasportistico italiano deve essere nelle competenze di un governo legittimato dal consenso popolare.

Giorgia Meloni aveva chiesto espressamente di attendere il nuovo esecutivo per prendere una decisione così importante. Da vicepresidente della Camera, una decisione di questo tipo rientra negli affari correnti?

No, assolutamente no. Questa forzatura puzza di bruciato. È come se qualcuno avesse fatto accordi inconfessabili per cedere a terzi la gestione di flussi turistici nazionali, un vero impareggiabile business visto che la nostra nazione è in testa ai desideri di soggiorno di tutti i cittadini del mondo. E per paura che saltino questi accordi si forzano la costituzione e le procedure. 

Da quello che si legge, il passaggio successivo con Certares non sarebbe un Memorandum of Understanding, ma direttamente un accordo vincolante con penali di vario tipo e la quasi impossibilità di essere modificato: vi preoccupa?

Se vinceremo le elezioni faremo la migliore scelta per l’Italia, questa è una certezza che altri non possono dare. Se è incostituzionale vendere una compagnia aerea figurarsi quanto lo è mettersi da soli delle penali come hanno fatto Draghi e il Pd. Un governo che punisce lo Stato di cui è espressione conferma che oltre alla Consulta sarà la Procura della Repubblica a dover indagare per capire chi c’è dietro questo tradimento degli interessi italiani.  

Qual era la vostra idea per rilanciare Ita?

Già il verbo ‘rilanciare’ ci appaga. Noi desideriamo che il sistema trasportistico italiano, foriero di ricchezza per la nostra comunità, sia all’altezza delle sue potenzialità. Lo Stato deve avere quote significative perché altrimenti la compagnia non può reggere la concorrenza di altri vettori partecipati massicciamente dal pubblico, come per Lufthansa e Airfrance. I servizi remunerativi vanno gestiti o cogestiti dall’azienda che, invece, li ha dismessi a vantaggio di terzi. Pertanto a Ita è rimasto solo il volo, notoriamente la parte in rosso del trasporto aereo, è stata dimezzata la flotta, falcidiato e mortificato il personale. Non si possono avere meno di 150 aeromobili, occorre essere competitivi sul cargo, far atterrare le low cost a 50 km dalle città, tornare a fare la manutenzione dei reattori per tutte le compagnie aeree del mondo, fare formazione al volo.

Preservare l'italianità di determinate aziende ha rappresentato in passato un boomerang (penso ad Alitalia ma anche alla privatizzazione terribile di Telecom con il "nocciolino", seguito da Colaninno-Gnutti): non temete che italianità possa fare rima con protezionismo e rappresentare un ostacolo nei rapporti con l'Europa?

La nostra modalità in economia prevede la collaborazione pubblico/privato, il pubblico garantisce i servizi, la copertura finanziaria e svolge l’azione di controllo da dentro, il privato la gestione oculata e virtuosa delle risorse. Siamo in una fase post ideologica, non vale solo per le dottrine da cui sono scaturite le temperie del ‘900 ma anche per il liberismo sfrenato e il globalismo. Una domanda che nel nostro approccio prevale è sui costi della non detenzione della proprietà di un’azienda. Nel caso di Ita e in quelli da lei citati non ci si deve porre solo la domanda di quanto costi avere una compagnia aerea, ma anche quanto costi non averla. 

I sondaggi vi danno ampiamente in vantaggio, con 2-3 punti sul Pd e a una quota quasi doppia rispetto alla Lega: perché allora si continua a traccheggiare sul nome di Giorgia Meloni premier (l'ha fatto Salvini da La Piazza di Ceglie) e ancora ieri Berlusconi ha detto che senza Forza Italia il centro-destra non tiene?

Se Fratelli d'Italia sarà primo partito e il centrodestra vincerà le elezioni Giorgia Meloni sarà Capo del governo. Con buona pace di tutti. Punto.
 

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