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Economia
Saipem arresta l'emorragia in Borsa: soci e banche studiano il salvataggio

Saipem, soci e banche al lavoro sul salvataggio. Le ipotesi in campo

Mentre i vertici di Saipem sarebbero al lavoro per risollevare le sorti dell'azienda dopo il profit warning lanciato nei giorni scorsi che ha visto il titolo crollare letteralmente a Piazza Affari (lunedì 31 gennaio ha chiuso le contrattazioni con un tonfo di oltre il 30%), la seduta continua a manifestare segni di alta volatilità sul titolo, seppur arginando le perdite rosse di lunedì: dopo aver aperto a -2%, l'azione è risalita a +3% e ora, a metà mattina, cede il 2% a 1,30 euro.

A pesare, come è ovvio che sia, la manovra finanziaria allo studio da parte della società per rimediare alle maxi perdite per il 2021 e al ritiro della guidance, oltre che allo sforamento dei covenant sui prestiti bancari. Un quadro a tinte fosche che andrà probabilmente risolto con un intervento dei soci.

E proprio sul piano di risanamento iniziano a circolare le prime ipotesi. Secondo il Sole 24 Ore sul dossier ci sarebbe già l'advisor Rothschild, all'opera per definire un piano di ristrutturazione finanziaria. Sebbene le opzioni in campo siano ancora molte, si vocifera sulla possibilità di un aumento di capitale. Una ricapitalizzazione che sarebbe definita solo dopo il 23 febbraio, data in cui dovrebbero essere diffusi i risultati economico-finanziari per il 2021. Nel frattempo Saipem ha avviato le trattative con Eni e Cdp Industria, soci di riferimento, che però si sono prese del tempo per analizzare le prospettive future. 

Le banche, invece, sarebbero in trattativa per rinegoziare il debito, operazione senza la quale non potrebbe esistere una manovra. Si parla in particolare della "linea di credito rotativa (revolving credit facility) da un miliardo di euro, con scadenza nel 2023 e contenente una clausola di financial covenant che prevede il rispetto del rapporto tra indebitamento finanziario netto e margine operativo lordo, da rilevare sulla base dei dati al 31 dicembre, non superiore a 3,5 volte". 

Invece secondo Il Messaggero lo spartiacque sul futuro della società sarà il 23 febbraio, quando il Cda approverà i conti 2021. In quell'occasione sarà più chiara l'entità dell'allarme sui conti appena lanciato e verrà varata "la manovra finanziaria d'urto". Ieri al proposito si sarebbe tenuto un Cda di Eni che avrebbe fatto le prime proiezioni sulla ricapitalizzazione, fino a 1,5 miliardi e sulla ristrutturazione del debito, e oggi ci sarà una riunione straordinaria del consiglio Cdp, altro grande azionista di Saipem.

Inoltre, secondo il quotidiano, dai colloqui di ieri sarebbe emersa anche l'ipotesi di una conversione di crediti in capitale o in strumenti finanziari: sul tavolo in particolare ci sarebbe la linea da 1 miliardo di 12 banche con in prima fila Intesa Sanpaolo e Unicredit, anche se tra gli istituti c'è una certa freddezza perchè un'operazione simile avrebbe impatti sull'assorbimento di capitale.

Mentre secondo Repubblica starebbe riprendendo quota un vecchio progetto di creare un polo italiano dell'ingegneria in cui si riunirebbero Maire Tecnimont, società che invece, grazie alla riconversione sulla transizione energetica e alla chimica verde, viaggia a pieno regime, e appunto Saipem.

Infine, per gli analisti il quadro è questo: Akros ribadisce la bassa visibilità sul titolo e la significata diluizione che potrebbero subire gli azionisti in caso di manovra sul capitale: il giudizio è "reduce" con target price a 1,7 euro. Anche Banca Imi sottolinea la scarsa visibilità sulle evoluzioni del dossier e giudica la ricapitalizzazione "un'opzione necessaria": in questo caso, secondo le sue analisi preliminari, un aumento da 1,28 miliardi a uno sconto tra il 20% e il 30% del Terp, porterebbe a un valore dell'azione tra 1,2 e 1,5 euro.

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