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Economia
Saipem, segnali di crisi già dal 2016: ora non resta che l'aumento di capitale

Una revisione  profonda della guidance potrebbe trasformarsi in un pesante segnale di sfiducia da parte del mercato

In una giornata positiva per la Borsa italiana (+0,94% a fine seduta), che festeggia la conferma di Mattarella al Quirinale, Saipem tracolla e perde – mentre scriviamo – poco meno del 30%. Perché? Perché si prevede una perdita superiore a un terzo del capitale. Un disastro, insomma. Tant’è che la società è stata costretta a ritirare l’outlook presentato a fine ottobre.

Gli analisti di borsa concordano nel segnalare una situazione di grande criticità. Per Bestinver (che dà per scontata la necessità di un aumento di capitale) si tratta di una vera e propria “doccia fredda, dal momento che Saipem aveva presentato a fine ottobre il piano 2021-2025 escludendo i rischi proprio di una ricapitalizzazione e confermando un Ebitda positivo nel secondo semestre 2021 e indicando target di crescita molto ambiziosi per gli anni a venire”.

Il problema dell’azienda guidata da Francesco Caio è che le difficoltà sono iniziate già cinque anni fa. Nel 2016, infatti, era stato richiesto un aumento di capitale da 3,5 miliardi. Ma dal 2017 al 2020 c’erano state perdite per oltre 1,9 miliardi, cui si erano sommati altri due miliardi per l’anno appena concluso.

Tanto che sempre Bestinver arriva a sostenere che una revisione così profonda della guidance, tre mesi dopo la presentazione dei dati agli analisti, potrebbe trasformarsi in un pesante segnale di sfiducia da parte del mercato. Tra l’altro, Francesco Caio è sì amministratore delegato da pochi mesi, ma è stato presidente della società a partire dal 2018, dunque non si può neanche sostenere che abbia trovato una situazione totalmente sconosciuta.

Anche secondo Equita, la notizia “ha chiaramente risvolti negativi per il titolo. In via molto preliminare, ipotizzando un rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo il rapporto posizione finanziaria netta /Ebitda scenderebbe nel 2023 a 1,6-1,1 volte da 2,9-2,3 volte ma diversi sono i fattori che possono influenzare l'ammontare”.

Saipem stessa, in una nota emessa questa mattina, fa espresso riferimento all’articolo 2446 del Codice Civile, che disciplina la necessità di ridurre il capitale qualora le perdite siano superiori a un terzo del capitale stesso. Sempre nella nota, tra l’altro, si legge che sono già stati avviati contratti preliminari con le controparti bancarie “al fine di curare in via anticipata i potenziali effetti sui contratti di finanziamento conseguenti al verificarsi della fattispecie di cui all’art. 2446 del codice civile”.

I principali azionisti di Saipem sono Eni, che ha una quota del 30,54% del capitale sociale e Cdp con il 12,55. Entrambi stanno monitorando la situazione perché, in caso di aumento di capitale, sarebbero chiamate a rispondere pro quota.

Non è esattamente una novità che Saipem sia in crisi. Il 30 luglio scorso, alla presentazione dei dati trimestrali, il Cfo Antonio Paccioretti aveva smentito ufficialmente la necessità di un aumento di capitale dopo che diversi analisti avevano ipotizzato che potesse rendersi necessario. Qualche scricchiolio si era avvertito già venerdì nel pomeriggio, quando era iniziato un sell-off alimentato da forti volumi di scambio, con un transito sul mercato di oltre 15,5 milioni di azioni, già ben al di sopra della media degli ultimi 30 giorni pari a circa 9,7 milioni.

Giovedì 27, inoltre, Bank of America aveva mostrato più di una perplessità sulla società, riavviando la copertura sul titolo con una raccomandazione “underperform”, con un prezzo obiettivo a 1,2 euro, cioè un downside del 38% rispetto alle quotazioni di venerdì scorso. Attualmente le azioni di Saipem vengono scambiata 1,37 euro per azione.

A peggiorare ulteriormente il quadro, c’è anche la conferma da parte degli analisti che neanche l’ulteriore rialzo del prezzo del petrolio – passato dagli 84 dollari al barile del 24 gennaio agli oltre 91 attuali – potrà aiutare Saipem a ritrovare rapidamente la stabilità di cui necessita. Perché, come si legge anche nella nota della società, “la previsione di aumento dei costi a vita intera sopra illustrata comporta una diminuita marginalità dei progetti che, per effetto dell’applicazione dei principi contabili internazionali, si riflette anche in una riduzione dei ricavi”.

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