Economia

Satispay si mangia i competitors e punta sui buoni pasto per crescere

di Maddalena Camera

Satispay, unicorno italiano dei pagamenti digitali fondato nel 2012, punta sui buoni pasto e mira a diventare, in un arco temporale di cinque anni, il maggior player del settore

Satispay punta a diventare leader di settore

 

Satispay, unicorno italiano dei pagamenti digitali fondato nel 2012, punta sui buoni pasto e mira a diventare, in un arco temporale di cinque anni, il maggior player del settore fino ad ora dominato da aziende straniere. Ad oggi sono 50mila i lavoratori che utilizzano buoni pasto dematerializzati targati Satispay in 75 mila esercizi commerciali e 2mila supermercati.

 

Il servizio che abbatte drasticamente commissioni e tempi di incasso per bar, ristoranti, negozi e catene alimentari è stato adottato da oltre 12mila aziende: singole partite iva, PMI di decine di dipendenti fino a grandi Gruppi come Acqua Sant’Anna, Amadori, IREN e Too Good To Go. Quello dei buoni pasto è un mercato non piccolo, vale circa 4 miliardi di euro, che ha scatenato diverse polemiche dato che ai ristoratori, baristi e grande distribuzione, riscuotere un buono pasto costa circa il 15% del suo valore.

 

Mentre le commissioni di Satispay sono quelle del circuito di pagamento ossia 20 centesimi ma solo se l'importo è superiore ai 10 euro. Per questo il fondatore e Ad Alberto Dalmasso punta molto su questo settore che oggi ha circa 4milioni di utenti, tra dipendenti pubblici e privati, ma potrebbe arrivare a 19 milioni comprendendo tutti i lavoratori dipendenti. Certo la strada non è breve per Satispay che ora ha circa 4,5 milioni di clienti registrati ai suoi servizi di pagamento ma pur avendo raddoppiato i ricavi anno su anno arrivando a 69 milioni di euro vede ancora i conti in rosso per circa 46 milioni nel 2023. Certo la crescita costa tanto per fare un esempio le spese per il personale, oggi Satispay impiega 650 persone, sono passate da 16 a 28 milioni.

"L'obiettivo potrebbe essere la quotazione in Borsa- aggiunge Dalmasso che insieme ai soci fondatori ha una quota di circa il 20% della società- ma in una ottica di 4-5 anni. Non abbiamo fretta perchè abbiamo investitori di lungo periodo e, se qualcuno vuole realizzare le quote detenute o anche le stock option date ai dipendenti, la vendita è comunque possibile dato che abbiamo parecchie richieste di investimento".

Oltre ai buoni pasto Satispay ha identificato nel welfare aziendale un altro macro trend di crescita realizzando dei buoni acquisto che sono già utilizzati da oltre mille aziende negli importi che il datore di lavoro può stabilire tra quelli definiti dalla norma dell'articolo 51 e che si attestano tra i mille e i 2mila euro. Gli importi saranno caricati automaticamente nella sezione dedicata dell’app come Buoni Acquisto da utilizzare già in 170 mila negozi.

Saranno spendibili per acquistare beni che vanno dalla cura della persona, all’abbigliamento, fino a cultura, viaggi e tempo libero nonché elettronica di consumo, carburante, ricariche telefoniche. Satispay, anche in questo caso non applica nessuna commissione aggiuntiva agli esercenti permettendo loro di incassare il valore in un solo giorno lavorativo. Tra le prime catene della grande distribuzione ad accettare i Buoni Acquisto figura Tigros mentre Esselunga a breve accetterà i Buoni pasto. "La comodità nell'utilizzo dei nostri buoni di pagamento - ha aggiunto Dalmasso - risiede nel fatto che noi siamo una app di pagamento e quindi non ci sono problematiche sui buoni che vanno sempre a scalare dal credito residuo del cliente".

 

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