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Economia
SocGen fonde la rete con Credit du Nord. Risiko bancario anche in Francia

Prima le italiane Intesa-Sanpaolo e Ubi, poi le spagnole CaixaBank e Bankia, i rumors sulle nozze elvetiche fra Ubs e Credit Suisse e il Tesoro italiano che cerca di accasare Mps con UniCredit o BancoBpm. Il pressing per il consolidamento della Vigilanza europea, che trova terreno fertile in un settore bancario messo ancora a dura prova, dopo anni di tassi di interesse bassi che ne hanno eroso i margini di profitto, dagli effetti devastanti della pandemia di coronavirus sull'economia mondiale, sortisce i propri effetti anche in Francia, dove la terza banca transalpina, Societè Generale, spesso in passato in odore di M&A con UniCredit, sta valutando la possibilità di unire le sue dee reti nazionali retail.

Nello specifico, il gruppo guidato da Frederic Oudea ha comunicato al mercato di aver avvitato uno studio per esaminare la potenziale fusione del marchio Societe Generale con quello Credit du Nord in Francia, fusione che sarà effettuata alla fine di novembre e che porterà in dote complessivamente alla capogruppo circa 10 milioni di clienti (9 milioni individuali e 1 milione di professionisti e clienti business), un punto d'appoggio più forte nelle regioni della Francia, oltre a generare sinergie significative per aumentare la redditività. Mission resa urgente a Parigi dalle ultime due perdite trimestrali consecutive dovute, complice il lockdown, a scarsi risultati commerciali.

"Vogliamo accelerare le iniziative di strutturazione per rafforzare il nostro modello di business di gruppo bancario europeo diversificato", ha spiegato Oudea. Il retail banking francese rappresenta un terzo delle entrate complessive di SocGen che ha una rete bancaria a livello nazionale con 20.700 dipendenti, 7,3 milioni di clienti e 1.749 filiali, che si trovano principalmente nelle aree urbane.

La rete Credit du Nord, invece, conta circa 8.200 dipendenti, 2,4 milioni di clienti e 679 filiali, radicate nelle regioni. Una complementarietà geografica che, vista la necessità delle banche di accantonare grossi importi in vista delle potenziali perdite sui crediti e considerando anche le deboli prospettive del mercato per l'incertezza che caratterizza la ripresa economica, potrebbe non consentire al terzo gruppo transalpino di evitare gli esuberi. Nella nota con cui ha annunciato le proprie intenzioni, SocGen ha aggiunto infatti che l'operazione è soggetta alle trattative e alle consultazioni con le parti sociali.

Una notizia analoga è arrivata nel mercato spagnolo, quando lo scorso 18 settembre i consigli di amministrazione di CaixaBank e Bankia hanno approvato il piano per la fusione dei due istituti di credito, che porterà alla creazione della più grande banca nazionale con un patrimonio superiore a 650 miliardi di euro (770,22 miliardi di dollari). In questo caso, il perfezionamento dell'accordo è atteso per il primo semestre del prossimo anno, mentre si attende il voto sul deal degli azionisti di entrambe le banche a novembre.

La società combinata, che manterrà il brand CaixaBank, sarà la terza banca più grande della Spagna in termini di patrimonio, dietro a Banco Santander e Banco Bilbao Vizcaya Argentaria - due istituti di credito che gestiscono notevoli volumi di operazioni su scala mondiale. Sul territorio nazionale, la nuova entita' sara' la principale banca in termini di prestiti, attivita' e depositi. Gli analisti di Citi, nel commentare la notizia dell'accordo spagnolo, avevano dichiarato che la stessa rapidita' delle trattative per la fusione tra Bankia e CaixaBank sono un segnale della portata delle sfide derivanti dalla pandemia di coronavirus per il settore. E in Europa infatti tutto il comparto bancario sta dimostrando grande fermento.  

 

 

 

 

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