Economia
"Stellantis, Filosa come Marchionne? Sbagliato paragonarli. Il primo compito del Ceo è tagliare marchi come Lancia"
Filosa raccoglie l’eredità di Marchionne e le cicatrici lasciate da Tavares. Ora il suo compito è guidare l'ex Fiat con un focus locale. L'intervista ad Andrea Taschini, esperto del settore automotive con esperienze in aziende come Bosch e Brembo

Stellantis nomina un nuovo Ceo: "Filosa deve tagliare brand, pensare globalmente ma agire localmente"
Sette anni dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, un altro italiano sale alla guida di Stellantis: Antonio Filosa è il nuovo Ceo del gruppo, chiamato a succedere a Carlos Tavares. La scelta non è casuale. Filosa, manager riservato e poco noto al grande pubblico, ha un lungo percorso alle spalle nell’ex galassia Fiat, un solido background in America Latina e un rapporto diretto con il mercato nordamericano.
Il paragone con Marchionne è inevitabile, ma fuorviante. Se il manager italo-canadese fu l’artefice dell’internazionalizzazione e della fusione con Chrysler, Filosa eredita invece una situazione ben diversa: un gruppo forte nei marchi ma che arranca in Europa e che in Italia porta ancora i segni lasciati dalla "cura dimagrante" di Tavares: tagli al personale, stretta sui costi e poca visione sul lungo periodo.
Non tutti vedono in lui un nuovo Marchionne e forse non è questo il punto, ma sicuramente ora toccherà a Filosa affrontare i problemi, ridare slancio a Stellantis e riportare stabilità, soprattutto a livello locale. Su Affaritaliani.it, l’esperto del settore Andrea Taschini (già in Bosch e Brembo) ha tracciato un ritratto del nuovo Ceo e delle sfide che lo attendono.
Che cosa ne pensa del paragone con Marchionne?
Credo che i giornali sbaglino a fare paragoni con Marchionne. Lui appartiene a un’epoca ormai passata, che oggi sembra lontanissima, anche se in realtà sono trascorsi solo pochi anni. Ma il contesto attuale è completamente diverso da quello di allora. Pensare che ci possa essere un "nuovo Marchionne" è, a mio avviso, un errore concettuale. Posso dire con certezza solo una cosa: chi prende oggi il suo posto avrà un compito molto difficile.
Come descriverebbe la situazione attuale del settore dell'automotive europeo e anche di Stellantis?
È una situazione complicata, causata da una legislazione che ritengo sbagliata: il Green Deal e l’imposizione dell’auto elettrica dal 2035, voluta dalla Commissione e dal Parlamento europeo. Non si tratta di una trasformazione guidata dalla tecnologia, ma dalla politica. Le faccio un esempio: l’iPhone è stata una rivoluzione tecnologica. Un’azienda ha lanciato un prodotto che ha avuto successo perché rispondeva a un’esigenza. Qui invece si cerca di imporre per legge il successo di un prodotto, l’auto elettrica.
È anche vero che la Commissione europea sta facendo dei passi indietro. Sta cercando piano piano di riposizionarsi, anche perché non potrebbe mai dire apertamente "abbiamo sbagliato tutto", sarebbe una figuraccia. Quindi stanno lentamente, quasi sottovoce, cercando di rimettere le cose a posto, e a questo punto credo che l’obbligo dell’auto elettrica nel 2035 non verrà realmente imposto in Europa.
In questo contesto, quale sarà il compito più difficile per Filosa?
La nuova figura in Fiat deve essere una persona capace di staccarsi dal passato, di guardare avanti e di prendere atto sia della situazione legislativa sia di quella di mercato. Deve tenere conto, per esempio, dell’impatto dei produttori cinesi. Serve una visione globale, ma allo stesso tempo molto locale. È fondamentale, quindi, rafforzare davvero il concetto di "pensare globalmente ma agire localmente", che sarà sempre più importante in futuro.
Il settore automobilistico voleva essere globalizzato e uniforme, ma oggi non è più così. Sta tornando indietro, si va sempre di più verso mercati locali e verso il rispetto delle loro specificità. Abbiamo visto, ad esempio, che i cinesi prediligono spontaneamente le auto elettriche. Gli europei preferiscono le auto piccole, ibride, per contenere i consumi. Gli americani, invece, vogliono SUV e pick-up di grandi dimensioni, perché non hanno problemi né di spazio né di costo del carburante. In ogni area geografica, dunque, bisogna puntare sulla specificità del prodotto. Filosa dovrà agire proprio in questa direzione: offrire a ogni mercato ciò che quel mercato realmente richiede.
È vero però che Filosa ha più esperienza nelle Americhe. Forse in Europa, dove la situazione è più critica, è meno preparato?
È europeo, è italiano, è napoletano. Quindi la conoscenza dell’Europa non gli manca: ci è cresciuto. È una persona che è sempre stata in Fiat e ha vissuto anche l’epoca Marchionne. Ha una cultura europea, non è un americano. Credo che abbiano fatto la scelta giusta: è una persona con una grande esperienza di lavoro negli Stati Uniti, ma con un’impostazione culturale europea. E questo è importante, perché Stellantis mantiene comunque un baricentro forte in Europa, tra Parigi e Torino.
Secondo me è la persona ideale. Sicuramente dovrà correggere molti errori commessi da Tavares, sia sul fronte esterno, mercato e legislazione, sia all’interno dell’azienda. I risultati di Stellantis parlano da soli e da anni, secondo me, l’azienda sta facendo gravi errori. Vedremo se sarà in grado di gestire una tale complessità. Io ci scommetto, ma è difficile dirlo con certezza. Spesso, il successo di un manager dipende anche dal contesto. Non possiamo pensare che tutto dipenda solo dalla persona. In fondo, anche la fortuna ha un ruolo importante.
Tavares ha fatto degli errori, ma è tutta colpa sua?
Un manager che prende certi stipendi si deve prendere anche le responsabilità. Magari non è colpa sua in senso morale, ma in senso sostanziale sì. Se uno vuole essere il numero uno, deve accettare sia gli onori che gli oneri.
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Vedremo anche quanto guadagnerà Filosa. Prenderà lo stesso stipendio di Tavares?
Sicuramente no. Non si tratterà delle stesse cifre di Tavares, anche perché Filosa è un manager interno, cresciuto all’interno dell’azienda. Non ci saranno compensi paragonabili a quelli di Tavares, che negli anni è diventato anche un personaggio mitizzato, forse un po’ sopravvalutato.
Io ho fiducia che questo cambiamento porterà benefici a Stellantis. Un suggerimento? Ridurre il numero di brand.Un’azienda non può gestire 15 marchi in modo efficace: sono troppi. Alcuni sono del tutto ridondanti. Penso, ad esempio, a Vauxhall nel Regno Unito. Sarà quindi fondamentale la capacità di Filosa di leggere il mercato e capire quali marchi possono essere esclusi.
A me, personalmente, dispiacerebbe tantissimo vedere sparire nomi storici come Maserati o Lancia, però c'è anche da dire che Lancia, pur essendo un marchio storico, nell’ultimo anno ha venduto poco. Oppure, se fossi in Elkann, con Ferrari proverei a fare un'operazione di sistema: comprerei Alfa Romeo e Maserati e li metterei insieme. Cercherei di creare un vero polo del lusso italiano, tutto centrato su quel tipo di vettura.