Stretta Bce, niente più liquidità agevolata alle banche: finiti i tempi d'oro
I bilanci delle banche centrali si restringono: la sola Bce lascerà scadere da marzo titoli per un valore di 15 miliardi di euro al mese
Rispetto alla BCE, altre banche centrali hanno accelerato la riduzione dei portafogli titoli già lo scorso anno. La Bank of Canada (BoC), ad esempio, ha smesso ad aprile 2022 di reinvestire i rimborsi sui titoli di Stato nazionali in scadenza. Poiché gran parte delle obbligazioni governative detenute dalla BoC hanno durate residue brevi, è probabile che entro la metà del 2024 il volume di titoli di Stato detenuti dalla banca centrale si sarà già ridotto di circa il 40%. La sua omologa oltre confine, la Federal Reserve statunitense (Fed), sta lasciando scadere i titoli in suo possesso ormai da giugno dello scorso anno – attualmente a un ritmo di 95 miliardi di dollari al mese. Di conseguenza, le disponibilità di titoli sono diminuite di circa 500 miliardi di dollari alla fine di febbraio, scendendo a poco meno di 8.000 miliardi di dollari all'ultimo conteggio.
A differenza della BoC e della Fed, la Bank of England (BoE) sta addirittura vendendo attivamente i titoli in suo possesso. Quest’anno, infatti, scadrebbe “solo” il 4,7% dei titoli di Stato detenuti dalla banca, ovvero partecipazioni del valore approssimativo di 34 miliardi di sterline. Più della metà dei Gilt (titoli di Stato britannici) detenuti dalla Bank of England scadrà invece tra il 2030 e il 2071. La banca intende però ridurre il portafoglio di circa 80 miliardi di sterline – più o meno il 10% – già entro il quarto trimestre del 2023.
Ma a prescindere dal fatto che i titoli vengano venduti attivamente o che quelli in scadenza non vengano sostituiti, l’ondata di denaro riversatasi nel sistema negli ultimi anni è destinata a prosciugarsi. Nel complesso, le banche centrali mondiali stanno ora ritirando dal mercato centinaia di miliardi al mese. A ogni modo, questa “disintossicazione” dalla politica del denaro a basso costo non sembra poi così aggressiva, almeno non nel contesto di bilanci “gonfiati”, come dimostra l’esempio della BCE. A fine febbraio, la Banca Centrale Europea possedeva titoli per un valore di 4.943 miliardi di euro, sottoscritti nell’ambito di diversi programmi di acquisto.
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