Successione, l'accordo con la Svizzera che piace ai francesi
Le casse svizzere stanno per perdere corpose entrate. Gia, perché l'accordo con Parigi firmato a malincuore da Ginevra sulla tassazione delle successioni spaventa parecchio il Paese elvetico.
L'intesa sostituisce quella del 1953 e "impedisce ad alcuni soggetti di approfittare delle lacune della base legale e di beneficiare di un doppio esonero". In sostanza l'accordo prevede che il diritto applicabile in materia di successione ed eredità sia quello del Paese in cui abita il beneficiario, e non quello del Paese di residenza del defunto. Esattamente il contrario di quanto prevede la convenzione precedente.
Già ill testo preliminare dell'intesa, parafato nel luglio 2012, aveva suscitato dure critiche da parte di alcuni cantoni svizzeri a causa della nuova disposizione che consente a Parigi di tassare, nel suo paese, gli eredi residenti dei defunti domiciliati in Svizzera.
Situazione molto diversa da quella prevista dal nuovo accordo che prevede la possibilità per la Francia di applicare la propria imposta sulle successioni anche ai beni detenuti in Svizzera, con un'aliquota massima del 45% per gli importi superiori a 1,8 milioni di euro. Rispetto alla prima versione del testo, la Confederazione è riuscita a ottenere da Parigi soltanto alcune piccole concessioni come la data dell'entrata in vigore della convenzione (il giorno successivo alla fine della procedura di ratifica e non più il primo gennaio 2014) e il numero di anni di residenza per essere considerati residenti in Francia (da 6 a 8 nei dieci anni precedenti alla successione). Infine, i beni immobili detenuti tramite società risultano adesso imponibili nello stato in cui sono situati, ma solo se il defunto (o la famiglia) detiene almeno il 50% di questa società.