Svizzera, il governo riduce le previsioni di crescita. "Ma niente recessione"
Il terremoto causato il 15 gennaio dall'improvvisa ascesa del franco, dopo la rimozione del tasso minimo, ha prodotto i suoi primi effetti negativi sull'economia svizzera. Le esportazioni hanno ristagnato nel mese di febbraio, con un calo anno annuo del 3,9% a 15,2 miliardi di euro. E la Segreteria di Stato dell'economia (SECO) ha notevolmente rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita: +0,9% quest'anno e +1,8% nel 2016 (contro il 2,1% e il 2,4% previsto lo scorso dicembre). Più pessimista, l'istituto Kof che ha recentemente previsto una contrazione dello 0,5% del Pil per il 2015.
Il calo delle vendite all'estero a febbraio interessa quasi tutti i settori di esportazione, ben nove su dieci. Compresi chimica, farmaceutica, industria delle macchine e gli orologi.
"La sfida per l'economia svizzera si gioca soprattutto nei confronti dell'euro - ha detto Eric Scheidegger, responsabile della politica economica della Seco -. Il problema deriva principalmente dall'indebolimento della moneta unica, che ora scambia a 1.05 franchi svizzeri contro l'1.20 di inizio anno".
In una conferenza stampa speciale a Zurigo, la Banca nazionale svizzera (BNS) ha commentato la sua decisione fortemente criticata. La situazione era diventata "insostenibile", ha detto Thomas Jordan, il presidente della banca centrale. "Il livello di risposta richiesto (massicci acquisti di euro, ndr) per mantenere la parità era molto alto e in rapida crescita." Il Presidente ha anche sottolineato gli avvenimenti degli ultimi due mesi con il lancio del QE della BCE e il continuo deprezzamento dell'euro, che hanno ulteriormente giustificato la scelta della BNS.