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Economia
Tim,no dimissioni imminenti di Gubitosi.Consigliere con l'appoggio del mercato
Luigi Gubitosi

Perchè l'ex Ceo non vuole dimettersi da membro del board

Dopo che Luigi Gubitosi lo scorso venerdì ha rimesso le deleghe (da amministratore delegato e da direttore generale), il pressing (dei francesi di Vivendi e di parte dei consiglieri che avevano firmato la lettera venerdì 19 novembre indirizzata a Salvarore Rossi sulla governance e sul business) per l’uscita dal consiglio di amministrazione di Tim da parte dell’ex Ceo sta crescendo di ora in ora.

Tanto che secondo alcune fonti da Parigi, vista la risolutezza del manager a non voler dimettersi dal consiglio per lasciare il posto al nuovo capo operativo della compagnia e cioè Pietro Labriola, si sta facendo passare il messaggio della necessità di un ricambio generale del consiglio per mettere fuori Gubitosi. Versione non confermata da fonti vicine a Vivendi che sottolineano invece come lo scenario non sia assolutamente immaginabile in questa fase delicata con l'offerta, seppur non vincolante, degli americani di Kkr sul tavolo del board.

L'opzione poi, fa notare chi segue da vicino il dossier, è più facile da dirsi che a realizzarsi anche per il fatto che per far decadere il board e convocare un’assemblea straordinaria per nominare il nuovo consiglio servono le dimissione di due terzi dei componenti (dunque 10 su 15) e con 180 mila euro l’anno di compensi in ballo, si maligna, non è immediato far maturare il consenso necessario alla svolta nella governance. Ieri nel tardo pomeriggio sono iniziati a circolare rumors insistenti sulle imminenti dimissioni dell’ex Ceo, ma si tratta di indiscrezioni destituite di fondamento e al momento non risultano in preparazione comunicati al mercato sul tema.

Anche perché Gubitosi ricopre la carica di consigliere come espressione di una lista stilata dal consiglio di amministrazione uscente (best practice di mercato nelle public company come Tim) eletta in assemblea per la prima volta nella storia del gruppo a fine marzo di quest’anno con il 95% delle preferenze. Fra cui conteggiare l’appoggio dei francesi (al 23,75%) e di Cdp (secondo azionista al 9,81%).

Dunque, il manager non intende assolutamente fare un passo indietro. Da qui, la decisione del board di venerdì scorso di nominare, nel redistribuire le deleghe fra il presidente Rossi e il Ceo della controllata Tim Brasil, Labriola direttore generale, nella casella dell'organigramma immediatamente libera sotto quella di Ceo, da cui dirigere l’operatività della compagnia telefonica.

Per Vivendi, invece, Gubitosi riconfermato ad hoc consigliere per andare a ricoprire il ruolo di amministratore delegato, venuta meno la funzione, dovrebbe fare un passo indietro lasciando il posto a Labriola. 

Intanto mentre a Piazza Affari dopo il tonico +2% di ieri il titolo torna in rosso (-0,46% a 0,4728 euro a metà seduta), si riunisce oggi, per la prima volta in sede formale, il comitato presieduto da Rossi che deve istruire la pratica per l'esame dell'offerta ricevuta da Kkr. Sul tavolo c’è il tema della scelta degli advisor per la partita multimiliardaria, advisor (si fanno i nomi di Banca Imi, Lazard e Rothschild) che dovranno aiutare il comitato a predisporre le carte al fine di consentire al consiglio di "valutare compiutamente la portata, il contenuto, le condizioni e le conseguenze della manifestazione non vincolante, nonchè maturare e assumere, in maniera adeguatamente informata, le determinazioni in relazione alla stessa per quanto di propria competenza".

Non è certo però che gli advisor vengano nominati già nella seduta di oggi o che si vada avanti nei prossimi giorni. In ogni caso non si intravvede, nell'immediato, una nuova convocazione del consiglio e quindi è probabile che si vada diretti verso il board già in calendario per il 17 dicembre. Data per cui qualcuno ipotizza uno sblocco dello stallo nella governance, una volta negoziata la buonuscita. 

@andreadeugeni

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