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Economia

Un Ape per anticipare la pensione

di Simone Ferro

Con la riforma Fornero, lavoratori prossimi al pensionamento si sono ritrovati a lavorare più anni del previsto. Ora il governo vuole modificare la legge per permettere di anticipare la pensione in cambio di una riduzione dell’assegno. Prestito previdenziale per limitare l’esborso dello Stato.


La pensione anticipata oggi

In questo periodo il governo studia l’introduzione di forme di flessibilità nel sistema pensionistico: serviranno per porre rimedio alla situazione di quei lavoratori che, in seguito alla riforma Fornero, hanno visto allontanarsi l’età di pensionamento. L’intenzione è di concedere ai più anziani la possibilità di andare in pensione in anticipo, in cambio di una riduzione dell’assegno previdenziale. La riforma Fornero, oltre ad aver innalzato i requisiti per la pensione di vecchiaia, ha abolito la pensione di anzianità sostituendola con il meccanismo (più svantaggioso) della pensione anticipata.

La facoltà di richiedere l’anticipo è oggi riservata ai lavoratori che abbiano maturato 42 anni di contributi. Per disincentivare il pensionamento prima dei 62 anni, è prevista una riduzione percentuale della parte retributiva dell’assegno. In seguito a una serie di interventi successivi, le riduzioni si applicheranno solo a partire dal prossimo anno. I lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 20 anni e dunque maturano 42 anni di contributi prima di aver compiuto 62 anni possono perciò scegliere se lavorare fino a raggiungerli oppure andare in pensione prima, con un assegno ridotto. Per coloro che non hanno sufficienti anni di contribuzione e devono attendere la pensione di vecchiaia, non è invece prevista alcuna forma di flessibilità.

Lavoratori prossimi al pensionamento hanno così visto allontanarsi quella data senza che fosse loro concessa alcuna alternativa. L’innalzamento dei requisiti ha provocato lo scontento di questa categoria e l’ormai tristemente noto problema degli esodati, ma secondo uno studio dell’Inps sembra anche aver ostacolato l’assunzione di giovani nelle aziende dove i lavoratori che avrebbero dovuto andare in pensione sono rimasti bloccati delle nuove regole.

Ora il governo vuole correggere proprio questo aspetto, introducendo forme di flessibilità in uscita anche per i lavoratori che non abbiano maturato i 42 anni di contribuzione. I dettagli della nuova riforma, che dovrebbe partire in via sperimentale nel triennio 2017-2019 congiuntamente alla prossima legge di stabilità, sono allo studio, ma le linee principali sono già state definite e presentate.

Come sarà il nuovo anticipo pensionistico

Il nuovo anticipo pensionistico (Ape) riguarderà i lavoratori che, compiuti 63 anni, non abbiano maturato i 42 anni di contribuzione necessari per la pensione anticipata. La novità è l’introduzione della possibilità di anticipare il pensionamento fino a tre anni in cambio di una riduzione dell’assegno. Il sottosegretario Tommaso Nannicini ha chiarito che il meccanismo prenderà la forma di un prestito e prevede un forte coinvolgimento del sistema bancario e assicurativo, per ridurre l’impatto di cassa per lo Stato. Saranno dunque le banche a erogare, tramite l’Inps, gli assegni per gli anni di anticipo, per poi rivalersi negli anni successivi fino al recupero della somma. Lo Stato garantirà il prestito facendosi carico del rischio di morte del pensionato e degli interessi da corrispondere.
A differenza di quanto proposto dal presidente dell’Inps Tito Boeri, non dovrebbe essere previsto alcun contributo di solidarietà sulle pensioni più alte, il costo dell’operazione sarà interamente a carico del bilancio centrale dello Stato.

Le aliquote di riduzione dell’importo saranno modulate sulla base dell’età di pensionamento, del reddito e della ragione dell’anticipo. La riduzione sarà infatti più consistente nel caso in cui l’anticipo venga richiesto per motivi personali, mentre sarà più contenuta se la necessità di anticipare il pensionamento sorge in seguito alla risoluzione del rapporto di lavoro. Nel caso in cui sia il datore di lavoro a decidere di prepensionare il proprio dipendente i costi saranno interamente a carico dell’azienda. Le aliquote applicate dipenderanno inoltre dai tempi scelti per la restituzione dell’importo, che saranno probabilmente lasciati alla libera scelta del lavoratore in un’ottica di piena flessibilità.

Per esprimere un giudizio sulla riforma bisogna ovviamente attendere il testo integrale. Appare tuttavia chiara l’intenzione del governo di porre rimedio a uno degli aspetti più controversi della riforma Fornero introducendo la tanto agognata flessibilità in uscita con ampi margini di scelta per il lavoratore. La modulazione delle penalizzazioni sulla base del reddito e della ragione dell’anticipo, insieme al coinvolgimento del sistema creditizio, permetterà di ottenere il risultato con un esborso relativamente contenuto e di introdurre ulteriori elementi di equità nel nostro sistema pensionistico. Dare la possibilità ai lavoratori più anziani di uscire con anticipo dal mercato del lavoro non solo consentirà di attenuare gli effetti negativi della riforma Fornero, ma creerà posti vacanti liberando risorse per l’assunzione di giovani.

*Da Lavoce.info