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Economia
Mps-Unicredit, trattativa in stallo. Capitale a 2mld ma Orcel chiede il doppio

Se n’è accorto perfino l’autorevolissimo Financial Times: le trattative che dovrebbero (o avrebbero dovuto?) portare Mps nel perimetro di Unicredit rischiano di saltare. Secondo il quotidiano britannico, ci sarebbe meno del 50% di possibilità che la trattativa vada in porto e, soprattutto, meno del 5% che questo succeda entro il 28 ottobre, giorno in cui Piazza Gae Aulenti comunicherà i risultati del terzo trimestre.

Che cosa è successo? Già la lunga permanenza di Unicredit nella data room di Mps aveva fatto capire che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. Secondo il FT, infatti, l’iniezione di capitale che lo Stato avrebbe deciso di accordare sarebbe stato nell’ordine dei 2-2,5 miliardi, mentre Orcel ne chiederebbe il doppio. Non si tratta quindi di “bruscolini”, ma di un cratere che difficilmente potrebbe essere colmato in tempi rapidi. Questo significa che le trattative sono definitivamente tramontate? No, ovviamente. Ma che probabilmente andranno avanti per le lunghe. Al momento, di certo c’è la richiesta dell’Ue di un disimpegno del Tesoro da Siena entro il 31 dicembre.

Gli europarlamentari Fitto e Fidanza avevano chiesto una proroga ad agosto, ma la proposta al momento è lettera morta. Il possibile differimento per ulteriori sei mesi delle Dta potrebbe dunque essere propedeutico alla fusione tra Unicredit e Mps anche con l’anno nuovo, ma ovviamente a Bruxelles non sarebbero granché felici. Già la vicenda Alitalia-Ita non ha reso entusiasti i nostri cugini europei, che hanno fatto parecchie pressioni perché si operasse una netta cesura tra il passato e il futuro dell’ex compagnia di bandiera. Ora vediamo se Mario Draghi, ormai osannato come non mai, riuscirà nel miracolo di ottenere una proroga.

C’è anche da dire che il mercato non sembra particolarmente fiducioso per un accordo in tempi rapidi. Il titolo di Mps ha chiuso in calo. Ma preoccupa soprattutto la quotazione dei bond subordinati. Si tratta di una speciale categoria di obbligazioni il cui rimborso avviene successivamente a quello dei creditori ordinari nel caso di difficoltà da parte dell’emittente. Ebbene, come fa notare il Fatto Quotidiano, il bond da 750 milioni con scadenza 2028 perde il 6,6%, quello da 300 milioni con scadenza 2029 affonda del 6,9%, quello da 400 milioni con scadenza nel 2030 perde il 7% mentre quello da 300 milioni, sempre con scadenza 2030, scivola del 6,4%. Non esattamente dei segnali positivi. 

Il dubbio a questo punto rimane: posto che il Tesoro deve liberarsi di Mps e che l’istituto senese non ha le gambe sufficientemente forti per resistere alle temperie del mercato senza un partner di livello, chi potrebbe essere interessato alla Rocca? Potrebbero esserci nomi a sorpresa? E Orcel potrebbe decidere di abbandonare il primo e più facile obiettivo per lanciarsi alla conquista di un “boccone” più grosso? Lo sapremo nelle prossime settimane. Fonti citate dal FT hanno espressamente detto che “il tempo sta finendo”. Non possiamo dar loro torto.

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