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Spettacoli
"Caro teatro ti scrivo...", la lettera di Gaia Calimani sui problemi legati alle riaperture
Gaia Calimani

Si è tenuta lunedì 15 giugno un incontro via Zoom con diretta FB promossa da MTM, tra i teatri milanesi e la stampa. Tutti uniti dalla comune preoccupazione per il futuro, per una possibile riapertura dei teatri in totale sicurezza.

Presenza all’incontro da parte delle autorità, l’Assessore Filippo Del Corno ha dichiarato “è la prima volta che mi capita di essere lontano dal teatro per più di 100 giorni e ho capito quanto esso sia importante e fragile al tempo stesso”, sia dall’ Agis lombarda il cui Presidente Domenico Dinoia conferma che “non ci può essere teatro senza contatto umano e libertà artistica”.

Ogni teatro ha dato il suo contributo e intervento a testimoniare quanto sia difficile e duro questo momento di fase 2 di Covid-19.

Lettera iniziale di Gaia Calimani 

Caro teatro ti scrivo e cerco di dare un significato a questo 15 giugno come il “giorno di apertura” deciso dal DPCM del Presidente del Consiglio. E siccome sei stato molto lontano ho invitato i colleghi milanesi su una piattaforma digitale, in attesa, nel futuro, di incontrali di persona, come si faceva prima.

Da quando abbiamo chiuso C'è una grossa novità La stagione è finita ormai Ma qualcosa ancora qui non va

Si esce poco la sera Compreso quando è festa …

Caro teatro, alla fine – in questo lungo periodo di lockdown - è stato come mettere sotto una grande lente di ingrandimento il nostro lavoro e vederne tutte le fragilità, le impossibilità, l’aleatorietà del nostro operato.

Insieme a tutti i miei fidati collaboratori abbiamo trascorso molto tempo senza incontrarci fisicamente ma solo attraverso l’uso delle piattaforme digitali di comunicazione delle quali abbiamo 

imparato tutto, come mettere in mute il microfono, come girare la telecamera e così via.

E’ stato frustrante e lo è ancora, visto che negli uffici del teatro e in teatro non ci mettiamo ancora piede e le poche riunioni che riusciamo a fare le facciamo all’aperto nel cortile adiacente del Teatro Litta, ben distanziati e con le mascherine sulla bocca.

E così – caro teatro - voglio dirti che molti dei miei collaboratori hanno potuto accedere al Fondo d’Integrazione Salariale (FIS) grazie al fatto che noi di MTM abbiamo anticipato interamente la cassa integrazione per consentire loro di arrivare alla scadenza del contratto in modo da poter andare in disoccupazione.

E quando cerco di spiegarlo alle persone normali, nel mondo, alle mamme o ai papà degli amichetti di mia figlia loro mi guardano e mi dicono: “ma perché voi avete il contratto a tempo determinato?”. E non vado avanti a spiegare che il tempo determinato è quello di una vita intera spesa a lavorare per il teatro, per la cultura, e per l’illusione che il mio paese abbia necessità di cultura.

Caro teatro, e così, fra 2 settimane circa, i lavoratori di MTM andranno in disoccupazione. E senza di loro Manifatture Teatrali Milanesi non apre. 

Ma la televisione ha detto che “quelli che ci fanno tanto divertire” potevano tornare a lavorare, ricominciare da dove si era rimasti qualche giorno prima della fine di febbraio.

Eppure – caro teatro - ho anche visto in questi mesi che “noi dei teatri” non riusciamo mai a metterci d’accordo quasi su niente, e così ho saputo che qualcuno apre, qualche teatro apre, qualcuno che forse se lo può permettere, perché finanziariamente è più garantito. E così torna lo spettro di quelle figure ancestrali: i più grandi verso i più piccoli, i più ricchi verso i più poveri.

Si riapre in ordine sparso, senza un criterio, o meglio, con un criterio individuale. Ancora una volta “pronti a far divertire” come ha detto il nostro Presidente del Consiglio.

E allora, senza un sistema, da veri individualisti come siamo, ci siamo messi in moto: chi scrivendo, chi aprendo, chi rimanendo chiuso, chi facendo ipotesi, vivendo quell’incertezza storica e culturale che ci contraddistingue da secoli quando eravamo “gli scarrozzanti”, che con il loro carro teatrale attraversavano montagne e colline per fermarsi nei centri abitati di un Italia antica, e che non sembra poi tanto antica.

Caro teatro quello che è successo nel mondo ci porterà comunque a una trasformazione. Lo spero. Oppure non succederà niente e tutti faremo finta che tutto dovrebbe tornare come prima. 

Una piccola trasformazione noi di MTM l’abbiamo notata in tutte quelle persone del pubblico che ci seguivano e che ci hanno donato i loro biglietti, quelli che avevano già acquistato, ma che non hanno mai potuto utilizzare. 

Una piccola trasformazione l’abbiamo notata in tutte quelle persone che non hanno richiesto il rimborso delle quote pagate per frequentare i corsi e le lezioni delle nostre 2 scuole di teatro.

Caro teatro, una piccola trasformazione c’è stata perché questi gesti ci hanno fatto capire che qualcuno ancora ti vuole bene, perché vuole bene a noi che adesso ti stiamo scrivendo quanto siamo delusi di non poter aprire. 

A tutte queste persone voglio dire grazie a nome di tutti noi di Manifatture Teatrali Milanesi. Dico grazie perché senza di loro, pubblico, amici, visionari, allievi, abbonati, MTM non ci sarebbe.

Caro teatro, personalmente penso che non cambierà molto e che dovremo rialzarci poco alla volta con le ossa rotte e gli arti doloranti con l’aiuto delle sole nostre forze. 

Caro teatro ci rialzeremo e torneremo in ordine sparso a farti vivere nel mondo, chi più indebitato, chi meno, ma ci riproveremo. 

Andando in giro per la città dove sono nata ho visto un manifesto con sopra scritto “un passo alla volta”, ecco, credo che sia giusto dirti questo, caro teatro: noi di MTM faremo un passo alla volta.

Vedi caro teatro cosa ti scrivo e ti dico: il primo passo è questo, cercare di parlare con quelli che fanno il mio e nostro stesso lavoro, e poi ai professionisti della stampa e della critica che hanno voluto intervenire a questo primo passo. 

Il primo passo, caro teatro, è questa riflessione in questa giornata simbolica del 15 giugno.

MTM c’è ma non può ancora aprire siamo troppo fragili economicamente per garantire le dovute norme. Per riaprire i nostri 3 teatri secondo i protocolli richiesti, facendo tornare al lavoro i nostri 60 dipendenti di MTM, vorrebbe dire riaprire senza considerare che ancora molte persone fanno fatica ad adattarsi al nuovo corso delle cose, e che non sarà così normale che tutto torni come prima con “una serata a teatro”.

Vedi caro teatro cosa ci si deve inventare …Per continuare a credere nel nostro lavoro, quando nemmeno una pandemia ci ha fatto sentire uniti in un un sistema.   La somma delle nostre incertezze ci indebolisce e confonde.

Caro teatro, alla fine voglio dirti che MTM proverà timidamente a prepararsi “all’anno che verrà”, facendo un passo alla volta per attraversare un autunno e un inverno che ci sembrano ancora molto lontani e incerti.

Caro teatro dovremo evitare quella bulimia di proposte e di spettacoli che si era impadronita di noi. Dovremo scegliere “con con parsimonia”e con attenzione.

Primo fra tutti apriremo il Teatro Litta, poi le scuole. 

Caro teatro torneremo timidamente in scena con gli spettacoli che sono nel nostro repertorio e che sono il nostro patrimonio, stando attenti a non farci del male, perché non possiamo permettercelo.

E quando sarà l’anno nuovo, l’anno che verrà, avremo nel cuore i nuovi progetti, che cercheremo di portare in scena per dire che anche quest’anno è passato e che stiamo imparando a camminare in un nuovo futuro, insieme a tanti giovani artisti chge aspettano di affiancarsi a noi.

E se quest'anno poi passasse in un istante Vedi amico mio come diventa importante Che in questo istante ci sia anch'io

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà

Io mi sto preparando È questa la novità

Gaia Calimani – Presidente MTM Manifatture Teatrali MIlanesi

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