Che Tempo che fa: Fabio Fazio torna in TV ma è eternamente uguale a se stesso
"Che tempo che fa" ha vinto la sfida auditel con "L'isola di Pietro" di Gianni Morandi, ma la formula dello show non offre nulla di nuovo
Fabio Fazio con Che tempo che fa torna cambiando collocazione da Raitre a Raiuno e vince la sfida degli ascolti contro la fiction "L'isola di Pietro" con protagonista Gianni Morandi, ma lo show non cambia di una virgola e si ripropone immancabilmente (ormai da anni) uguale a se stesso.
Chi si aspettava, insomma, che il passaggio all'ammiraglia Rai portasse aria nuova nel varietà è rimasto deluso. La formula resta invariata; la squadra è la stessa (Filippa Lagerback e Luciana Littizzetto a fianco del conduttore); forma e contenuti permangono pressoché identici, a parte la scrivania trasformata in acquario. Un programma immutato e immutabile e quindi, come tale, rassicurante nel magma proteiforme di un Paese sempre più complesso e complicato. Perfino la satira all'acqua di rose della Littizzetto fa da "tisana" serale filtrata in un monologo caustico solo all'apparenza, che finisce per rendere più simpatiche le vittime di turno, siano politici, esponenti ecclesiastici, imprenditori, personaggi televisivi.
Un appuntamento fisso, gira che ti rigira, con gli stessi volti; una passerella di scrittori, musicisti, attori, presentatori, politici che si avvicendano a presentare le loro ultime fatiche, qualunque esse siano; una grande vetrina pubblicitaria per case editrici, discografiche, cinematografiche e per maggioranze e opposizioni. Un salotto buono - qualche perfido direbbe "buonista" - in cui padrone di casa e ospiti si scambiano cortesie, convenevoli e carinerie senza mai un guizzo di cattiveria, uno sfiato di veleno, l'ombra evanescente di una polemica.
Ma forse il successo di Che tempo che fa è proprio questo: la sonnolenta immutabilità, la cristallizzazione a scadenza settimanale di un attimo di tempo e un punto di spazio in cui le cattiverie del mondo esterno sono bandite per sempre, un'oasi catodica in cui l'unica parvenza di conflitto è la schermaglia affettuosa fra il conduttore e la sua innocua gianburrasca e nella quale il calciatore di grido è accolto trionfalmente come il premio Nobel per la Letteratura. L'utopia meravigliosa di Che tempo che fa, il cui titolo prende spunto dal celebre programma meteorologico di Edmondo Bernacca, non prevede rovesci, tempeste, acquazzoni, ma solo cieli sereni e rasserenanti come i cilestrini fondali del Truman Show.