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Spettacoli
Luke Perry. "Grazie Dylan, hai reso i miei anni '90 ribelli e sonori"

Su Affaritaliani.it il ricordo dello scrittore pugliese Carlos Solito

Kelly non è mai come vorremmo. Il mondo il futuro il tempo atteso che disattende quello che credevamo giusto e sbagliato. Gli eventi la vita esistere, tutto è un po’ come un treno Kelly. Mentre conti gli ultimi spiccioli di fiducia che hai nelle tasche del cuore, tutto giunge ti prende ti porta. Lascia stare santi madonne chakra, il dovuto arriva mentre viaggiamo su questo treno e anche qui, uguale uguale, ogni fermata è annunciata da una voce. Interiore. Bassa, languida, delicata, controllata, lagnosa, maschia, femmina, ognuno ha la sua. Appartiene all’altra parte di noi che, in fondo al petto alla pancia insomma in quei paraggi, abita l’inconscio e di notte, ogni santa notte, fa accadere cose. Nella testa dico, da tempia a tempia. I sogni. Sogno tanto Kelly, ed è bello!

La fermata, dicevo, la voce della fermata. La mia è bassa, morbida, femmina, ben definita. E si fa viva assieme a un respiro profondo e costante. Non so perché ma mi ricorda la luna piena. Tu parli mai alla luna? Io sempre, e solo adesso l’ho capita questa cosa della voce che senza preavviso, con l’alta marea dei pori della pelle, si fa sentire. È la luna che sta qua, petto pancia insomma in quei paraggi, e risponde a tempo suo, quello giusto. E tutte, tutte le stazioni nelle quali sono passato e sceso me le ha annunciate. Piano piano, delicatamente, intensamente. Stazione dolore. Stazione rabbia. Stazione imbecilli, impazienza, gioia, bellezza, desiderio. Stazione amore.

E chi non è sceso alla stazione Amore, eh Kelly? Quando arrivi ti scordi orologio, scopri musica e scopri quanto è forte essere deboli.

Accadiamo, cadiamo Kelly. Ognuno cerca la sua via, ognuno trova la sua vita. Eccoci qua, tu, mia. Restiamo fermi, a dedicarci i respiri, a sentire il suono delle ultime monete che ci sono rimaste nei ventricoli. Facciamo silenzio, facciamo parlare le nostre lune in un attimo tutto nostro, senza tempo, magari un passante ci farà una foto. E questa scena di adesso, uno difronte all’altra, naso contro naso, resterà per sempre e racconterà di noi anche quando saremmo passati. Come un treno, come gli eventi.

Grazie Dylan per come hai reso i miei anni ‘90 meravigliosi ribelli sonori.

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