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Spettacoli
Mariangela Pira, nuova star di Sky: "L'economia? Va spiegata in modo semplice"

Mariangela Pira, il volto dell'economia di SkyTg24, sta vivendo un momento di grande popolarità. Che sia in onda sulla pay-tv o nella sua rubrica quotidiana #3fattori, disponibile sul Web, ha il grande merito di raccontare una materia complessa con un linguaggio semplice e accattivante, che la rende accessibile a tutti. Nata a Dorgali, in provincia di Nuoro, il 17 aprile 1976, si è formata professionalmente girando il mondo: dai corsi presso le Università di Oxford e Cambridge agli esordi con l'Ansa di New York, passando per una lunga esperienza in Cina e il ruolo di corrispondente da Kabul. Senza dimenticare i due prestigiosi premi vinti nel 2019: il Navicella e l'Amerigo. Eppure, la sua attuale notorietà si lega anche all'impossibilità di viaggiare che da un anno a questa parte ci riguarda un po' tutti. La sua compagnia ha reso il lockdown un po' meno opprimente per molti italiani, ma nonostante l'esposizione mediatica Mariangela ha mantenuto i piedi ben saldi a terra: “Sto lavorando molto e quindi sono un po' stanca, ma sono anche contenta: di questi tempi è una fortuna non avere perso il lavoro!”

Abbiamo notato che da qualche tempo vai in onda con il tutore al braccio: cosa ti è successo?

(ride) Potrei dirti di aver avuto un incidente in Afghanistan o sciando... Invece, no: sono caduta! Sono scivolata su una grata bagnata dalla pioggia e mi sono fatta una frattura scomposta e frammentata

A parte questo inconveniente, mi sembra davvero un bel periodo per te: sei molto presente su Sky e mi pare che i riscontri del pubblico siano decisamente positivi. Io stesso ti seguo con piacere, perché trovo molto interessante il tuo modo di spiegare l'economia in termini accessibili a tutti... 

Grazie mille. Io ho iniziato dalla geopolitica, ma Sky aveva bisogno di una giornalista dedicata all'economia e quindi ho messo a frutto l'esperienza che avevo fatto a Class CNBC. Lo scorso anno, con il lockdown, anche le persone che solitamente la mattina presto sono impegnate col lavoro hanno avuto l'occasione di seguirmi di più e quindi di conoscermi meglio. Non è che io abbia cambiato il mio modo di fare, ma sicuramente c'è stata più riconoscibilità da parte del pubblico. Probabilmente incide anche il fatto che io non usi i social in modo polemico

Però li usi molto e bene: hai una ricetta particolare?

Sei molto gentile, ma in realtà io dedico ai social solamente un quarto d'ora ogni mattina: registro il mio video e lo posto su LinkedIn, Twitter e Facebook. Raramente rispondo ai vari commenti. Non voglio diventarne schiava e non ho nemmeno particolari ricette: cerco di essere me stessa e usare un linguaggio il più semplice possibile. Puoi essere chiara solo se tu stessa veramente capisci il tema di cui stai parlando. Per questo cerco sempre prima di capire e poi di raccontare, sperando che questa ricetta funzioni sempre

Anche a te è capitata una disavventura comune a molte donne che frequentano la Rete, ovvero essere vittima di commenti sessisti. Che tipo di esperienza è stata?

Sì, ci sono stati dei commenti sessisti riguardanti alcune parti del mio corpo. Li ho segnalati subito, perché é un genere di cose che non mi appartiene: non vado certo sulla Rete per cercare questi commenti. Il mio post ha fatto scalpore, probabilmente perché l'ho detto con molta forza. Questo deve avere stupito

Non per chi ti conosce bene, visto che la questione femminile è una cosa che hai sempre seguito nel corso della tua carriera. Immagino quindi che questo episodio ti abbia toccato particolarmente. Sbaglio?

E' così. Quando un uomo e una donna toccano determinati argomenti, magari anche allo stesso modo, la donna riceve sempre una risposta più forte e connotata sessualmente. Il mio non è vittimismo: sono una ragazza che si è fatta dal niente, vengo da un piccolo paese della Sardegna e conosco il posto in cui sto. Obiettivamente, però, le donne vengono approcciate in modo diverso e questo capita anche a me, che pure mi pongo in un certo modo

Cioè come?

Non sono il tipo di persona che usa un linguaggio forte o che pensa di avere sempre ragione: anzi, mi pongo sempre dei dubbi, perché penso che solo così si possa evolvere. Quindi pretendo lo stesso tipo di educazione da parte di chi viene sulla mia bacheca. Anche quando certe cose mi danno particolarmente fastidio, mi impongo di evitare epiteti e insulti, mantenendo una certa educazione. Così come certe cose non le puoi dire in un bar, non dovresti poterle dire nemmeno sulla pagina altrui. Sono convinta che si debba migliorare il linguaggio sui social e, ti dirò, non so cosa succederebbe qualora a mia volta usassi uno stile forte come quello di alcuni colleghi. Noi siamo anche il linguaggio che utilizziamo: non ricevo tanti insulti perché mi pongo in un certo modo. Eppure persino il divulgatore più amato, quando inizia a parlare di politica, subisce insulti. Non si riesce a parlarne serenamente

Tu hai girato parecchio il mondo: credi che sia un problema specificamente italiano?

Certamente no: è molto diffuso. Guarda cosa è successo negli Stati Uniti con l'assalto al Campidoglio! La cosa ha a che fare con la rabbia che monta sui social e la frustrazione delle persone, sulla quale si può versare benzina. Per questo dico che il nostro atteggiamento è importante. Io non sono nessuno, ma sto molto attenta al linguaggio che uso sui social: mi rendo conto che ci sono persone che riversano il loro malessere su altre persone che, come noi, hanno un profilo pubblico e quindi sono facilmente raggiungibili e attaccabili. Abbiamo una responsabilità e non possiamo adottare lo stesso linguaggio di chi usa Internet come strumento d'odio. Se non vi metteremo una pezza, precipiteremo in una voragine che riguarda l'Italia, ma anche tutto il resto del mondo

A proposito di dignità della persona e di scenari internazionale: sei ancora attiva nella cooperazione internazionale con la Onlus "Terre des Hommes"?

Sì e ne sono molto orgogliosa. Sto preparando un post sul decennale della guerra civile in Siria, per far capire cosa si fa lì da questo punto di vista. La situazione non è affatto semplice e quando visiti paesi come Siria, Afghanistan, Iran o Iraq ti rendi conto di quanto sei fortunata. Noi possiamo andare a studiare senza che uomini fondamentalisti ci aggrediscano gettandoci addosso dell'acido. Ho intervistato donne completamente bruciate, che addirittura hanno gli spazi tra i denti anneriti dal fuoco. Vivere in un paese dove vige la libertà di parola e di espressione è una grande fortuna, ma, come dice Angela Merkel, “la libertà di espressione finisce nel momento in cui utilizzi un linguaggio d'odio”. Il limite deve consistere nel fatto che non si può usurpare la libertà dell'altro. Invece con i social questo si sta perdendo: tutti pensano di poter parlare e infatti mi capita di ricevere commenti, anche sgrammaticati, da parte di chi pensa di sapere tutto su tutto. Questo è un grave errore: bisogna sempre coltivare il dubbio

Hai vissuto a lungo in Cina, un altro posto dove il concetto di “libertà” è molto discusso: com'è la situazione?

Qui c'è un forte pregiudizio sulla Cina, che guardiamo spesso con sospetto, mentre nei confronti degli USA c'è un atteggiamento molto più disponibile, ad esempio sulla questione del 5G. Personalmente ritengo che l'Europa dovrebbe far sentire la propria voce, senza essere dipendente nei confronti dell'uno o dell'altro. Bisognerebbe usare la stessa onestà intellettuale sia verso gli Stati Uniti, con la loro scellerata politica estera, che verso i cinesi, dove si sta rilevando un'inedita apertura verso alcuni settori del capitalismo, probabilmente anche a causa del Covid-19. Finora è mancata la reciprocità, ma anche per colpa nostra

In che senso?

Quando loro vengono ad acquisire partecipazioni nelle nostre aziende, sanno benissimo cosa stanno facendo. Invece noi, per l'urgenza di vendere e raccogliere contante, non facciamo due diligence e quindi non abbiamo idea di chi ci stiamo portando alla cena di Natale. E poi c'è il tema dei diritti umani, completamente tralasciato: lì c'è un problema, specialmente nella zona musulmana, ma non è semplice alzare la testa su questi temi, visti i tempi difficili e il fatto che la Cina è la seconda economia mondiale. Non si parla nemmeno di Hong Kong, che prima era un posto libero: magari lo farà Biden nel corso della prossima missione in Cina, visto che ha già citato il tema. Però, per esperienza diretta, so che la mancanza di alcuni diritti non è un tema molto sentito da parte dei cinesi

Perchè?

A loro non frega nulla del fatto che non si possano usare Facebook e WhatsApp e nemmeno leggere Il “New York Times”. Ce ne accorgiamo noi occidentali, che per non cambiare abitudini dobbiamo sempre avere un VPN, altrimenti non si accede quasi a nulla. Loro hanno altre cose, come WeChat, vedono una prospettiva di crescita e sono felici così. Credo che sia importante stare in un paese e conoscerlo bene, prima di esprimere un giudizio, anche critico

Si percepisce il tuo amore per la Cina, anche se vieni da quello che probabilmente è il posto più bello del mondo: la Sardegna...

Soprattutto, è il posto dove tutti vorremmo andare, oggi! Ci torno appena posso, ma siccome rispetto le regole di prevenzione del Covid-19, in questo momento non è possibile. È sicuramente un posto del quale si sente la mancanza, se lo ami. E, per me che ci sono nata, non vedere Cala Gonone per troppo tempo è davvero una sofferenza. 
 

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