Asset russi, Green Deal e automotive: così Meloni sposta gli equilibri in Europa mettendo all'angolo la Francia di Macron  - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 16:17

Asset russi, Green Deal e automotive: così Meloni sposta gli equilibri in Europa mettendo all'angolo la Francia di Macron 

Ecco perchè la debolezza di Sanchez e Macron non può che avvicinare ulteriormente Meloni e Merz, che condividono la necessità di affrontare questioni politicamente cruciali

di Vincenzo Caccioppoli

Dall'auto ai migranti: i punti di contatto tra Italia-Germania 

In questo ultimo Consiglio europeo, certamente un po’ sottotono a causa delle divisioni interne all’Unione, si è riusciti a decidere soltanto il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Nulla si è deciso sugli asset russi, a causa del veto del Belgio, che sul suo territorio ne possiede in grande quantità. Ma il Belgio è stato protagonista anche di un altro veto che ha suscitato molte discussioni: il Primo Ministro belga Bart De Wever ha difeso con forza il rifiuto del suo Paese di sostenere la proposta di prestito UE da 140 miliardi di euro all’Ucraina, insistendo sul fatto che gli altri Stati membri debbano condividere i rischi legali e finanziari associati al piano prima di approvarlo.

Emmanuel Macron, poi, ha rilanciato con quella grande sicumera che sempre più spesso sfodera all’estero — dal momento che in patria la sua popolarità è ai minimi storici — il cosiddetto “bazooka commerciale” contro la Cina, dopo averlo proposto qualche mese fa anche per gli Stati Uniti d’America. Ufficialmente noto come strumento anti coercitivo (ACI), esiste dal 2023 ma non è mai stato effettivamente utilizzato. L’ACI consentirebbe all’Unione europea di imporre una serie di misure di ritorsione a Pechino, tra cui restrizioni agli investimenti, revoca delle tutele della proprietà intellettuale, sospensione delle licenze di singole aziende, divieto di accesso ai mercati degli appalti pubblici dell’UE e sanzioni mirate a singoli individui.

Ma proprio questa proposta è stata bocciata da Friedrich Merz, che come e forse più del suo predecessore Olaf Scholz sembra sempre più distante da Macron su molte questioni: il Mercosur, il settore automotive, il Green Deal e i rapporti internazionali. Insomma, il famoso asse franco-tedesco è sempre più in crisi.

Ed è in questo scenario che si sta muovendo molto bene Giorgia Meloni, come fanno sapere autorevoli fonti diplomatiche. La riprova è arrivata proprio da quest’ultimo Consiglio europeo, in cui la leader italiana ha fatto squadra con il tedesco Merz per spingere la Commissione europea a rivedere i piani del Green Deal. In realtà, il lavorio di Meloni e Merz ha già prodotto alcuni risultati concreti: prima del Consiglio, Ursula Von der Leyen in una lettera ai leader nazionali, diffusa lunedì, ha delineato i piani per cambiare i prezzi del carbonio dell’UE e gli obiettivi climatici imposti dal Green Deal della passata legislatura.

“La modalità con cui le nostre politiche hanno contribuito all’ascesa della Cina nel settore delle tecnologie verdi dovrebbe servire da monito: per raggiungere la leadership sono necessari impegno e concentrazione incessanti”, ha scritto la Von der Leyen, che poi ha aggiunto una postilla che certamente non può essere considerata estranea alle pressioni di Meloni e Merz: “A seguito dell’ultimo dialogo strategico ho deciso di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ per auto e furgoni entro la fine di quest’anno.”

Così, la Commissione ha accolto l’esplicita richiesta che il governo italiano, attraverso un non paper del ministro Adolfo Urso, aveva presentato lo scorso novembre. Insomma, il pressing del nuovo asse italo-tedesco sull’automotive sta funzionando e non è da escludere che — come ha fatto notare un diplomatico di lungo corso — questo rapporto possa produrre risultati concreti anche su un’altra materia spinosa in cui il nostro Paese sembra ormai avere assunto la leadership europea: la gestione dei flussi migratori.

La premier italiana ha infatti convocato e guidato una riunione, a margine del Consiglio, insieme ai Primi Ministri danese e olandese, Mette Frederiksen e Dick Schoof. Dai suoi profili social, la Meloni ha spiegato: “Abbiamo ospitato una nuova riunione informale tra alcuni degli Stati membri più interessati al tema delle soluzioni innovative in ambito migratorio. Insieme a noi e alla Commissione europea, hanno preso parte all’incontro anche Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Germania, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia e Svezia.”

Come si può notare, tra gli invitati mancavano Francia e Spagna, che sembrano ormai giocare su un altro tavolo, anche da posizioni divergenti su molti dei temi caldi dell’agenda europea. Ma questo non fa che rafforzare il rapporto tra l’Italia e la Germania, oltre che con i Paesi frugali del Nord Europa, segnando un piccolo cambio di paradigma che sta stravolgendo i vecchi equilibri dell’Unione europea.

Dopo questo incontro informale, i leader si sono dati appuntamento per il 5 novembre a Roma, dove si terrà un nuovo incontro, questa volta formale, per “proseguire il lavoro comune”, come si legge in una nota di Meloni.

È certamente presto per dire che in Europa l’Italia possa sostituire la Francia nella storica alleanza che finora ha fatto il bello e il cattivo tempo, ma è indubbio che mai come ora il nostro Paese stia giocando da protagonista su temi fondamentali come il Green Deal e l’immigrazione, ambiti nei quali anche il Piano Mattei gioca un ruolo chiave.

La debolezza di Sanchez e Macron non può che avvicinare ulteriormente Meloni e Merz, che condividono la necessità di affrontare questioni politicamente cruciali: la crisi dell’automotive e la gestione dei flussi migratori. In patria, Merz deve inoltre confrontarsi con la preoccupante avanzata dell’estrema destra di AfD, che sfrutta strumentalmente proprio questi due temi — auto e migranti — per rafforzarsi. Ed è per questo che il leader tedesco non può che allearsi con l’Italia, che oggi si presenta come uno dei pochi Paesi capaci di dare risposte concrete a queste annose questioni europee.