Esteri

Austria: popolari, socialdemocratici e liberali trovano l'accordo e azzoppano l'estrema destra

Dopo cinque mesi dalle elezioni si chiude la crisi politica. Determinante la volontà di mandare l’estrema destra all’opposizione

di Francesco Crippa

Austria, trovata l’intesa per il governo tra popolari, socialdemocratici e liberali

L’Austria si prepara ad avere un governo. A cinque di distanza dalle elezioni sembra essere stato trovato l’accordo per una coalizione di stampo europeista tra il Partito popolare (Ovp), quello socialdemocratico (Spo) e i liberali di Neos. I rispettivi leader - Christian Stocker, Andreas Babler e Beate Meinl-Reisinge - il 22 febbraio hanno, infatti, incontrato il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen.

Nulla è stato ancora firmato, ma le sensazioni sono positive. A confermarlo è lo stesso Stocker: “Sono molto fiducioso che nel terreno comune che abbiamo trovato, riusciremo a finalizzare un accordo di governo di coalizione”.

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Un esito tutt’altro che scontato. Dopo le elezioni di settembre Van der Bellen aveva dato incarico al popolare Karl Nehammer di formare un governo proprio con Spo e Neos. Era stata la leader di quest’ultimo, però, a far naufragare le trattative per una diversa visione delle riforme fondamentali che si sarebbero dovute affrontare. A spingere nuovamente insieme le tre formazioni è stata soprattutto la paura dell’estrema destra, rinvigorita dall’insediamento di Donald Trump. Nelle consultazioni elettorali, infatti, il primo partito era stato Fpö, guidato da Herbert Kickl.

Saltata l’intesa tra Ovp, Spo e Neos, il capo dello Stato aveva, con riluttanza, chiesto a Kickl di formare un governo assieme ai popolari. Anche in questo caso, i negoziati non sono andati in porto a causa di scontri sull’assegnazione dei ministeri. Entrambi i partner avrebbero voluto guidare sia gli Interni che le Finanze: Fpö sarebbe stato disposto a lasciare ai popolari un numero maggiore di poltrone, mentre i popolari avrebbero concesso i ministeri di Asilo e Migrazione, ruoli chiave per il partito di Kickl che fa della xenofobia, del razzismo e della criminalizzazione dell’immigrazione i suoi cavalli di battaglia.

Non essendo stato trovato un accordo che avrebbe dato all’Austria il primo governo di destra dal 1949, le strade che si sono aperte erano due. La prima, andare a nuove elezioni: uno scenario quasi scontato, visto che erano state già sondate tutte le possibili coalizioni, ma che spaventava popolari, socialdemocratici, liberali e anche i verdi. Il timore, infatti, era quello di vedere crescere ancora di più Fpö e vederlo quindi per forza al governo. Così, gli altri partiti hanno scelto la seconda strada, quella di sedersi nuovamente al tavolo per riuscire a fare sintesi.

Anche in questo caso, le possibilità erano due. Fermo restando l’imprescindibile presenza sia dei popolari che dei socialdemocratici (che alle elezioni hanno preso rispettivamente il 26,3 e il 21,1% dei voti), bisognava trovare il terzo partner di governo: i verdi o i liberali di Neos. Alla fine, sono stati questi ultimi a spuntarla. "Siamo in dirittura d'arrivo, non abbiamo ancora superato il traguardo, ma la volontà c’è”, ha confermato Meinl-Reisinger. In attesa di capire come si spartiranno i vari ministeri, il presidente della Repubblica Van der Bellen ha certificato l’impatto che l’avvento di Trump, che ha rinvigorito i sovranisti di tutto il mondo, ha avuto sull’accelerazione delle trattative.

“I prossimi anni saranno difficili, non solo per la situazione economica, ma anche per la situazione geopolitica”, ha detto. “Le certezze che esistono da decenni sui rapporti tra gli Stati Uniti d'America e l'Europa sono diventate fragili nel giro di poche settimane. L'Europa deve essere attiva, l'Europa deve stare unita”.