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Coronavirus. 3 billioni di dollari gli aiuti del Governo all’America

Tre bilioni di dollari  è l’enorme cifra che gli Stati Uniti hanno messo sul piatto per sostenere il Paese colpito dalla pandemia in maniera pesante sia sul versante sanitario che su quello economico.

Quasi un milione di contagi e 53000 morti sul versante Coronavirus. Circa 30 milioni di disoccupati ufficiali e altrettanti non ufficiali in cinque settimane. 1 lavoratore su 6 ha chiesto il sussidio di disoccupazione.

L’ultimo pacchetto di quasi 500000 milioni di dollari è stato approvato questo venerdì per aiutare ospedali e piccole e medie imprese. In particolare si cercherà di aiutare gli ospedali a dotarsi di maggiori test diagnostici che necessitano per controllare la diffusione del virus. Ad oggi sono stati eseguiti oltre 5 milioni di test ma evidentemente non bastano. La parte più consistente di questa seconda tranche di aiuti è rivolta a dare maggiore disponibilità di prestiti per le PMI in forte crisi finanziaria.

Coronavirus. L'America in crisi cerca di ripartire

La velocità di diffusione del virus in America è stata così rapida che ha costretto persino Il Presidente, primo negazionista della pericolosità del virus, a fare una rapida retromarcia e a premere sul Congresso per licenziare una grande misura economica di sostegno.

A fine  marzo è stato approvato  il più grande piano di aiuti della storia americana: 2,2 billioni di dollari denominato CARE. Nel pacchetto sono previsti 250000 milioni di aiuti diretti ai cittadini con guadagni inferiori ai 75000 dollari annuali. Questi lavoratori hanno ricevuto, in aggiunta al sussidio di disoccupazione, 1200 dollari più 500 dollari per ogni figlio sotto i 17 anni.

E poi 150000 milioni di dollari riservati alle amministrazioni locali e statali. 130000 milioni di dollari per le aree più colpite dal virus. Tra queste sicuramente lo Stato di New York, il Connecticut e il New Jersey che da soli, con 420000 contagi e 28000 contagi rappresentano quasi il 50% di tutto il Paese.

Ma gli aiuti non dovrebbero finire qui perché Donald Trump ha già annunciato che il prossimo sostegno sarà per i Governi statali e regionali che devono, con meno guadagni dalle tasse, continuare a investire sulle costruzioni pubbliche, ponti, tunnel, banda larga. Altrettanto chiaro che molti aiuti devono andare al settore del turismo e della ristorazione.

Coronavirus.L'America in crisi cerca di ripartire

Dopo le crescenti manifestazioni di protesta di cittadini contro il lockdown molti stati hanno riaperto i confini.
La Georgia, nonostante il dissenso di Trump e i 22000 casi con 900 morti , ha riaperto ieri al business. Molto criticata la decisione del Governatore Brian Kemp di aprire tutti i negozi compresi i barbieri, i saloni di bellezza, i centri di tatuaggi , le palestre e i bowling.

Stessa decisione in Oklahoma dove oltre ai negozi sono stati riaperti parchi e centri ricreativi all’ aperto.

Anche l’Alaska ha dato il via libera a ristoranti e saloni con l’obbligo della distanza di sicurezza e del riempimento che non puo’ superare il 25% della normale capacità.

Sulla stessa linea di regolamentazioni il Texas e il South Carolina che hanno riaperto anche loro venerdì.

Lunedì prossimi riapriranno Tennesse con i ristoranti obbligati a lavorare con un massimo del 50%  del normale di clienti e l’Iowa.

Nella prossima settimana anche Colorado ,Minnesota e Montana riapriranno i battenti anche se con modalità e tempi diversi.

New York ha invece prolungato il lockdown al 15 maggio.

 

 

  

 

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