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Esteri
Dalai Lama: Trump “immorale”. L'Europa va difesa dai migranti

Il presidente usa, Donald Trump, “manca di principi morali”. Il severo giudizio è del Dalai Lama, il leader spirituale tibetano 84enne, esiliato da 60 anni a McLeod-Ganj (India del nord). Su Donald Trump il monaco buddhista Tenzin Gyatso ha cambiato parere: nel 2016 non era “preoccupato” per la sua elezione, ma 3 anni dopo considera “sbagliato il suo motto 'America First'. 

"L’America dovrebbe prendere le sue responsabilità su scala mondiale”, ha detto in un'intervista alla Bbc in cui porta uno sguardo a 360 gradi sull'attualità mondiale. Per il XIV DalaiLama, il mandato Trump è caratterizzato da una “carenza di principi morali, al di là del fatto che un giorno dice una cosa e quello dopo il contrario”. Tra gli errori più gravi citati dal leader tibetano c'è il ritiro dagli accordi sul clima di Parigi e la cattiva gestione della crisi dei migranti al confine con il Messico.

“Sono stato molto triste quando ho visto le foto di bambini e ragazzi alla frontiera”, ha proseguito il monaco buddhista. Se non ha avuto alcun contatto diretto con Trump, si rallegra invece del sostegno del vice-presidente Usa alla causa del popolo tibetano e dell'appoggio di membri delle due camere del Congresso.     Presentandosi come “un ammiratore” dell’Unione europea, il Dalai Lama considera la Brexit come un “errore” per la Gran Bretagna che invece “sarebbe dovuta rimanere”.

Ha poi ribadito la sua posizione sorprendente in materia di immigrazione, sottolineando che “i Paesi europei dovrebbero accogliere i rifugiati, istruirli, formarli con l’obiettivo di un loro ritorno nel Paese di origine per ricostruirlo. Non tutti possono andare in Europa e solo un numero ridotto dovrebbe poterci rimanere”. Portando avanti il suo ragionamento, il Dalai Lama consiglia di “conservare l’Europa per gli europei” e dice di non volere “che tutta l’Europa diventi musulmana o africana”.     

Sui rapporti con la Cina, il Dalai Lama ha invece riferito che il presidente Xi Jinping gli ha già chiesto un colloquio, oltre ad aver avuto in questi anni confronti con alcune personalità politiche cinese in pensione, ma senza risultati concreti per la causa tibetana. Dal 2011 Tenzin Gyatso ha rinunciato alle sue responsabilità politiche ma continua ad avere un’influenza spirituale planetaria.

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