Esteri
Di Maio cavalca lo sdegno anti renziano, doppia morale su Egitto e Arabia

Il ministro degli Esteri annuncia: "Abbiamo fermato la vendita di armi a Emirati e Arabia Saudita".Lo fa mentre su Renzi piovono una valanga di critiche per...
Il povero Giulio Regeni si rivolta nella tomba. A metà giornata, dopo che ieri il leader di Italia Viva Matteo Renzi (altro politico di professione che sguazza nell'indecente spettacolo capitolino di queste ore) ha assestato un colpo quasi ferale al Conte-ter, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia pomposamente su Facebook di aver “fermato la vendita di armi a Emirati e Arabia”. “La nostra azione di governo - argomenta il sempre impeccabile e incravattato inquilino della Farnesina - è ispirata da valori e principi imprescindibili. Lo stiamo facendo anche in queste ore, lavorando con serietà e impegno”.
I genitori di Giulio Regeni
“Oggi vi annuncio - continua di Maio - che il Governo ha revocato le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Un atto che ritenevamo doveroso, un chiaro messaggio di pace che arriva dal nostro Paese”. E poi conclude, facendo scattare la risata generale: “Il rispetto dei diritti umani è un impegno per noi inderogabile. Continuiamo a lavorare seguendo la strada maestra”.
Un po’ curioso che il maldestro annuncio dell’ex capo politico del M5S arrivi dopo l'altrettanto vendicativo sgambetto di Renzi e dopo che il Frankie Underwood di Rignano sull'Arno sia stato inondato da una vagonata di letame social e media per le sue interviste in ginocchio, remunerate a botte di 80 mila dollari annui, al democratico principe ereditario saudita Mohammad bin Salman (MBS). Quella dell'export di armi verso il Golfo da parte della fabbrica sarda di bombe della Rwm Italia è una vicenda che il sottosegretario grillino al Mae (lo stesso di Di Maio) Manlio Di Stefano conosce da molto tempo.
Per la sospetta tempistica, la mossa di Di Maio sembra strumentale a cavalcare l’indignazione generale e a sferrare un attacco politico, per delegittimare ulteriormente, mantenendo i riflettori puntati sull'ex alleato, l'appestato Matteo d'Arabia che nel 2016, al governo, aveva invece autorizzato la vendita di 12.700 bombe al regime saudita. Oltretutto solo dopo che alla Casa Bianca è arrivato l'assist di Joe Biden che, contrariamente al predecessore amico di Giuseppi, ha tagliato subito le stesse forniture a Riyad. Insomma, il solito uso italico della politica estera per fini interni, condotta opportunistica che scatena molta ilarità all'estero.

Oltretutto, non più tardi di due settimane fa, il numero uno della Farnesina si è fatto fotografare proprio con MBS a Riyad, mentre discuteva affabilmente con il democratico rampollo seduto sul tappeto. In segno di rispetto per le usanze e i costumi locali (chissà se ha colto anche l’occasione per dire al principe dal sangue blu che non gli avrebbe più venduto le armi).
Infine, tutta questa solerzia nel proprio “impegno” a far “rispettare i diritti umani”, perché non è scattata anche quando si trattava di vendere solo sei mesi fa le fregate Fremm (sempre armi da guerra) a quei vertici militari egiziani che ci hanno ucciso Regeni? Quegli stessi vertici militari egiziani che poi ci hanno preso per i fondelli, cercando di depistare anche le indagini.
Perché anche lì non è scattato lo stop e l'immancabile spottone social urbi et orbi? Oltretutto, il caso Regeni sarebbe di diretta competenza del sempre impeccabile e incravattato ministro degli Esteri, che sull’uccisione del povero ricercatore di Fiumicello è stato, per usare un eufemismo, alquanto latitante. Povera patria.
@andreadeugeni