È scoppiata la Terza Guerra Mondiale senza che ce ne accorgessimo - Affaritaliani.it

Esteri

Ultimo aggiornamento: 14:50

È scoppiata la Terza Guerra Mondiale senza che ce ne accorgessimo

Le dichiarazioni del bizzarro portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, fanno cadere l’ultimo velo sul rapporto tra Russia e Nato

di Marco Scotti

È scoppiata la Terza Guerra Mondiale senza che ce ne accorgessimo

Chiamatela strategia della rana, chiamatela tecnica del salame: fatto sta che senza che ce ne accorgessimo, un giorno alla volta, un pezzettino dopo l’altro, ci siamo ritrovati in guerra. Non che servisse un esperto di strategia militare per comprendere una volta di più che con la Russia non si può trattare ma si può soltanto cercare di liberarsi da quella modalità – quella della rana in pentola appunto – per cui ogni giorno si accetta passivamente un nuovo attacco, solo apparentemente insignificante.

Così, dopo aver guardato inermi Mosca che cercava di prendersi l’Ucraina; dopo aver sentito il presidente degli Stati Uniti celebrare il suo omologo Vladimir Putin con dei peana sorprendenti; dopo aver capito che i negoziati non sarebbero mai partiti perché non c’era alcuna volontà di trattare ma solo di prendersi pezzi interi dell’Ucraina; dopo aver visto 19 droni volare in territorio polacco per centinaia di chilometri; dopo insomma aver assistito a quello che – con termine abusato – si chiama escalation, oggi leggiamo con sgomento che il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, annuncia senza mezzi termini che la Russia è in guerra con la Nato.

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Attenzione, non lo fa un autentico invasato come Dmitry Medvedev, improbabile presidente russo in tandem con Putin, ultrà della prima ora dello Zar e soprattutto pronto a usare il bazooka (per ora solo lessicale) ogni qualvolta ce ne fosse l’occasione. No, a parlare è un uomo di regime ma decisamene più avveduto nelle sue dichiarazioni.

Dunque: siamo in guerra. È successo così, in un lunedì di metà settembre, all’indomani delle dichiarazioni confuse e sparpagliate di Ursula Von Der Leyen che ha messo sullo stesso piano auto green e difesa dei confini europei, industria e occupazione. Boh, saprà sicuramente lei. Quello che è evidente però è che ora bisogna capire il da farsi. D’altronde, malignava qualcuno qualche mese fa, quando la Germania si riarma c’è sempre da preoccuparsi. 

E l’Italia come sta? Insomma, vien da dire. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, al solito realista anche a costo di risultare impopolare, annuncia senza mezzi termini che se dovessimo essere attaccati non saremmo in grado di difenderci.

C’è poco da stare allegri, insomma. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, dopo aver passato un’estate a predicare contro il suo parigrado Matteo Salvini che la politica fuori dai confini patri la fanno lui e la premier, non ha invece proferito verbo. Preferendo concentrarsi su Charlie Kirk, le Brigate Rosse e il rischio di una nuova escalation come ai tempi del Commissario Luigi Calabresi. Attendiamo anche da lui una presa di posizione, dunque, non foss’altro per far capire al nostro Paese dove stiamo andando. Il tempo però passa e non c’è tempo per i “cunctator” (i temporeggiatori di romana memoria).