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Federmanager: la mappa della managerialità italiana tra divari territoriali e polarizzazioni settoriali
Un Paese diviso: poli metropolitani in espansione e ampie aree produttive in difficoltà

Federmanager, Osservatorio 4. Manager: i dati rivelano divari territoriali e settoriali nella managerialità
Il nuovo rapporto dell’Osservatorio 4. Manager, istituito da Confindustria e Federmanager, fotografa la managerialità in Italia e restituisce un quadro articolato: segnali di ripresa dopo la pandemia, ma anche squilibri marcati tra settori e territori e una concentrazione dei dirigenti nelle grandi aree metropolitane. Un’immagine che racconta, una volta di più, un’Italia a due velocità, con alcune città (Milano, Roma e Monza) capaci di attrarre manager e aumentare il potenziale, e un Mezzogiorno che ancora fatica a emergere.
La ripresa dopo la pandemia
Dopo la brusca frenata del 2020, il triennio 2021–2023 mostra un recupero della presenza dirigenziale nel “comparto industriale allargato”: le giornate retribuite dei dirigenti sono salite oltre 23,5 milioni e l’incidenza rispetto al totale dei dipendenti si è stabilizzata su valori prossimi a quelli pre-Covid (circa 11,7 giornate retribuite per i dirigenti ogni 1.000 giornate complessive). Il dato suggerisce che il ruolo formale dei manager è ritornato centrale in molte riconfigurazioni produttive avviate dopo la crisi sanitaria.
Le differenze settoriali
L’indice settoriale di managerialità — costruito su base 100 (dove 100 è la media nazionale delle imprese private non agricole) e calcolato combinando tre elementi: incidenza del numero di dirigenti, giornate retribuite e monte retribuzioni — evidenzia una variabilità estremamente ampia. Valori superiori a 100 indicano una presenza manageriale più intensa della media nazionale; valori inferiori a 100 segnalano invece una presenza più debole.
Nel manifatturiero emergono punte molto elevate — ad esempio industria del tabacco (605,7) e prodotti farmaceutici (515,7) — mentre altri comparti manifatturieri registrano valori contenuti (industria del legno 25,4). Tra le altre attività industriali la forbice è ancora più ampia: si va dal record raggiunto dall’estrazione di petrolio e gas naturale (606,6) al preoccupante calo relativo ai lavori di costruzione specializzati (20,9). Nei servizi inclusi nel comparto industriale allargato la produzione di software e consulenza informatica spicca con 326,2 punti, seguita dalle telecomunicazioni (199,5); al contrario, settori come il trasporto terrestre (37,6) o il trasporto marittimo (19,5) mostrano un’incidenza manageriale contenuta.
Fuori dal comparto industriale allargato, alcuni servizi registrano valori molto elevati: attività di direzione e consulenza aziendale (493,6), servizi finanziari (333,6) e assistenza sanitaria (259,3). Sul versante opposto, settori come il commercio al dettaglio restano a livelli bassi (31,2). Questa polarizzazione indica che la managerialità si concentra dove sono presenti modelli organizzativi e dimensioni d’impresa che richiedono funzioni dirigenziali strutturate. Un problema ulteriore in un sistema produttivo, come quello italiano, in cui ancora prevalgono aziende di piccole o piccolissime dimensioni che difficilmente riescono ad affidare il timone a manager esterni ma preferiscono mantenere il controllo all’interno di un contesto familiare.
I divari territoriali
La geografia della managerialità è caratterizzata da forte polarizzazione. Milano guida la classifica con un indice di managerialità pari a 291,5, seguita da Roma (194,2) e Monza e della Brianza (159,2); al fondo della graduatoria si colloca Nuoro con appena 7,3. A livello macroregionale il Nord-Ovest presenta il valore più alto (152,2), il Nord-Est si attesta a 80,0, il Centro raggiunge 104,6 (sostenuto dal peso di Roma) mentre il Mezzogiorno resta distante con 28,6. Queste differenze non sono spiegate solo dalla composizione settoriale locale, cioè che tendenzialmente le aziende a maggiore managerializzazione sono al Nord, ma anche dalle differenti dinamiche economiche che ancora penalizzano il Mezzogiorno nonostante il Pnrr e una più decisa ripresa dal post-pandemia.
La concentrazione metropolitana
Il rapporto mette in evidenza come la managerialità sia fortemente concentrata: il 42% dei dirigenti del comparto industriale allargato è impiegato nelle tre realtà dove l’indice supera 150 punti (Milano, Roma, Monza). All’opposto, quasi un terzo delle province presenta valori dell’indice inferiori a 50, fenomeno descritto nel report come “desertificazione industriale”. Un termine che chiarisce bene come la disparità territoriale in Italia rappresenti ancora un tema significativo: vi sono intere aree che pure avrebbero potenzialità per svilupparsi ma che faticano a raggiungere la capacità attrattiva necessaria per convincere i dirigenti a muoversi in quelle zone. Questa concentrazione mette in luce sia opportunità di specializzazione e scala nelle aree forti sia rischi di marginalizzazione per le aree meno dotate di capitale manageriale.
Un Paese a due (o più) velocità
L’analisi dell’Osservatorio 4. Manager delinea un’Italia della managerialità a più velocità: da una parte poli metropolitani e comparti high-tech che consolidano e ampliano la loro intensità dirigenziale; dall’altra vaste porzioni del territorio e settori tradizionali che manifestano un’insufficiente dotazione di capitale manageriale. Il rapporto lascia emergere un nodo centrale per la politica industriale e delle competenze: favorire la diffusione di modelli manageriali e la mobilità delle competenze verso aree e settori in ritardo, per evitare che gli squilibri penalizzino la capacità competitiva complessiva del sistema produttivo nazionale.
Su questo punto interviene Valter Quercioli, Presidente di Federmanager: “I dati che emergono dal rapporto offrono una base statistica qualificata a quanto da noi rilevato quotidianamente all'interno delle imprese industriali. Per questo la nostra Federazione è impegnata nella promozione di progetti di alta formazione manageriale e contestualmente di managerializzazione sia per le grandi aziende che per le Pmi - anche attraverso l'erogazione di servizi di temporary management - per supportarle in un processo di crescita virtuoso, sotto il profilo gestionale e organizzativo e industriale”.
“Stiamo lavorando in stretta sinergia con il Legislatore per individuare soluzioni finalizzate a supportare uno sviluppo della managerialità nei diversi contesti, dell'industria e dei servizi, in cui questa possa essere decisiva per creare valore per cittadini, imprese e territori”, conclude il Presidente.