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Esteri
Elezioni Bulgaria, il favorito è sempre Borisov. A Sofia ancora guerra fredda
(fonte Lapresse )

La popolazione bulgara è chiamata alle urne per decidere sulla composizione del parlamento, nonostante la situazione sanitaria nel paese sia particolarmente grave a causa della pandemia.

Incertezza politica e sanitaria

Le elezioni parlamentari, inizialmente previste per il 28 marzo, sono state fissate dal presidente Rumen Radev per domenica 4 aprile. Uno slittamento di pochi giorni osteggiato dal primo ministro bulgaro Boyko Borisov che avrebbe preferito una sospensione del voto più lunga. “Nessun medico può prevedere la situazione sanitaria a marzo e assicurarci che si potrà votare in sicurezza”, sono le parole del premier a gennaio quando il voto era stato confermato. In Bulgaria la prima vera ondata del Covid è arrivata alla fine dello scorso ottobre, mettendo in grave difficoltà il sistema ospedaliero, mentre la seconda è in corso proprio in queste settimane.

Quello delle elezioni è solo l’ultimo dei motivi di contrapposizione tra Radev e Borisov. Per mesi, a cominciare dall’estate del 2020, il paese è stato attraversato da importanti manifestazioni anti-governative. Proteste scatenate da uno scandalo che ha riguardato Ahmed Dogan, un influente politico e uomo di affari vicino al premier, e che ha determinato una dura condanna di Radev. Qualche ora dopo la polizia è entrata negli uffici presidenziali arrestando due membri dello staff e causando l’indignazione generale. Migliaia di persone in molte città sono scese in piazza per protestare contro la corruzione e la riforma del sistema giudiziario, chiedendo le dimissioni proprio di Borisov e del suo esecutivo. Secondo Transparency International, nel 2019 la Bulgaria è stato il paese in cui la corruzione è stata percepita maggiormente tra tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione europea. Un problema non solo a livello politico ma anche sul piano economico e sociale.

Elezioni Bulgaria, i candidati

Stando agli ultimi sondaggi il favorito rimane ancora il Gerb (Citizens for European Development of Bulgaria) di Borisov. Il partito di centro-destra alla vigilia è in testa con il 28% delle preferenze e stacca di una manciata di punti quella che è la seconda forza in campo, il Bsp (Coalition for Bulgaria). Una coalizione guidata dal partito socialista con a capo Kornelija Ninova, infatti, è fermo al 23%. Saranno queste due formazioni che si giocheranno la maggioranza relativa dei 240 seggi dell’Assemblea Nazionale in palio.

La lotta per capire chi sarà la terza forza del paese è invece più incerta. Sempre secondo le previsioni il nuovo partito Itn (There Are Such People) si attesta sul 13%. Una forza politica di recente formazione e di carattere populista che parteciperà alle prime elezioni della sua storia, cercando di intercettare il malcontento della popolazione. Il suo fondatore e leader è il 54nne Slavi Trifonov, già musicista e attore, che tramite il suo canale televisivo Seven-Eights Tv ha dato un’ampia copertura delle proteste dell’anno scorso, guadagnandosi il favore di molti. All’11%, di poco sotto nella griglia di partenza, c’è il Dps (Movement for Rights and Freedoms) guidato da Mustafa Karadaya. Un partito nato nel 1990 per dare voce alla minoranza turca in Bulgaria, ma che negli ultimi anni ha saputo attirare altre minoranze all’interno del paese, specialmente quella romena.

Più indietro sono da menzionare Stand Up.BG di Maya Manolova, al 6%, l’alleanza liberale Democratic Bulgaria di Atanas Atanasov e Hristo Ivanov al 5% e la forza di desta Imro (Bulgarian National Movement) al 4%. Un ulteriore nuovo partito è Bulgarian Summer, creato da Vasil Boskov, magnate, oligarca e proprietario della squadra di calcio Levski Sofia, fuggito a Dubai perché accusato di corruzione e associazione a delinquere.

Bulgaria, l’Unione europea e la tensione da Guerra Fredda

I rapporti tra Bruxelles e Sofia non sono al momento idilliaci, complice anche la gestione dei vaccini. Nelle scorse settimane Borisov ha dichiarato che l’Unione europea ha fatto pressione sulla Bulgaria (e altri Stati) per rifiutare le dosi provenienti da Cina e Russia. Il 12 marzo i premier di Bulgaria, Austria, Repubblica Ceca, Slovenia e Lettonia hanno chiesto delucidazioni a Ursula Von der Leyen sulla distribuzione a loro modo di vedere non uniforme dei vaccini all’interno dell’Unione. Già negli scorsi mesi, a seguito delle proteste nel paese bulgaro, le relazioni si erano irrigidite. Il Parlamento europeo aveva chiesto al governo di Borisov di rispettare incondizionatamente i valori dell’Unione e di garantire i principi della democrazia e dello Stato di diritto. In una risoluzione non legislativa gli eurodeputati avevano espresso il loro sostegno alle richieste del popolo in Bulgaria e alle loro aspirazioni.

Ma Bruxelles non è stata la sola a condannare Sofia. Il 4 marzo la Commissione per i rapporti con l’estero del Senato degli Stati Uniti, a firma del democratico Bob Menendez e del repubblicano Jim Rish, ha rilasciato una dichiarazione. Nella dura presa di posizione di Washington viene ricordato come “la persistente corruzione, il declino della libertà dei media, la politicizzazione della magistratura e le altre minacce allo stato di diritto pongono serie sfida alle relazioni bilaterali Usa-Bulgaria”.

Negli ultimi giorni invece ha fatto notizia uno scandalo di spionaggio che ha contribuito a rendere tesi i rapporti tra Sofia e Mosca. Due diplomatici russi sono stati espulsi e sei cittadini bulgari sono stati arrestati con l’accusa di aver compiuto attività di spionaggio a favore della Russia. In Bulgaria, uno dei paesi membri della Nato (dal 2004) geograficamente più ad est, le vecchie ruggini da Guerra Fredda continuano a essere cronaca.

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