Putin e Obama si spartiscono l'Europa. La mappa
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
I bombardamenti russi in Siria al fianco del presidente Bashar al-Assad e contro l'Isis segnano un punto di non ritorno. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia si muovono a sostegno dei ribelli (non il Califfato) ma contro il regime di Damasco, sostenuto invece apertamente da Vladimir Putin. Dopo il tesissimo faccia a faccia a New York tra il presidente Usa e l'uomo forte del Cremlino i rapporti Washington - Mosca sono a questo punti i più freddi dal crollo dell'Unione Sovietica. Ma il vero nodo è l'Europa e non la Siria.
La Casa Bianca non vuole che il Vecchio Continente si avvicini alla Russia anche e soprattutto per motivi economici, gas e non solo. Ma l'Europa non è unita e si muove in ordine sparso. La Germania ha ipotizzato la fine delle sanzioni contro Mosca per la questione dell'Ucraina (facendo infuriare Obama) con la Cancelliera Merkel che intende riallacciare buone relazioni con Putin. E non va dimenticato che Schroeder è vice-presidente di Gazpron e a Berlino circolano indiscrezioni secondo le quali lo scandalo Volkswagen sia una vendetta americana contro la Germania. Quindi il governo di Berlino è il primo sponsor della Russia in Europa, ovviamente per la questione del gas ma anche per gli ottimi rapporti Merkel-Putin. La Cancelliera è crescita infatti nella Germania dell'Est e proprio nella Ddr, a Dresda, Putin ha lavorato per il Kgb fino al 1989.
Al fianco di Berlino ci sono certamente l'Ungheria di Orban e la Grecia di Tsipras. Non a caso Obama ha fatto di tutto affinché Atene restasse nell'area dell'euro, durante il braccio di ferro con i creditori, proprio perché temeva un asse Putin-Tsipras che potesse consegnare al Cremlino uno sbocco sul Mediterraneo. Anche la Serbia, seppur al di fuori dell'Ue, ha storici legami con Mosca. Ci sono poi una serie di paesi, tra i quali l'Italia, che hanno una posizione intermedia. Non si schierano con Putin ma comunque cercano di riavvicinare la Russia all'Europa. Oltre all'Italia, la Spagna, il Portogallo, i paesi scandinavi (tranne la Finlandia per ovvi motivi storici) e alcuni stati dell'Est come la Romania e la Bulgaria.
Ci sono poi i filo-americani. Primo fra tutti, fin troppo scontato, la Gran Bretagna di David Cameron ma anche la Francia di Hollande che ha lanciato i raid in Siria in contrapposizione a quelli russi. E infatti l'asse Berlino-Parigi scricchiola. Con Washington e contro Putin anche la Polonia, le Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Insomma, a 26 anni dalla caduta del Muro di Berlino il Vecchio Continente torna a dividersi tra Usa e Russia, anche se stavolta i confini sono diversi rispetto a quelli della Guerra Fredda.