Germania, crollo della Merkel e dei socialdemocratici
Vola la destra tedesca di Afd
Sembrava impensabile fino a pochi mesi fa. E invece anche nella locomotiva d'Europa, la "ricca" Germania della Cancelliera Angela Merkel, si sta verificando un terremoto politico-elettorale. I partiti al governo, i cristiano-democratici e i social-democratici, continuano a perdere consensi. La Cdu-Csu della Merkel è scesa - stando a un sondaggio INSA realizzato il 2 maggio - al minimo storico del 32%, quasi il dieci punti in meno rispetto alle elezioni per il Bundestag del 22 settembre 2013 (41,5%). Non solo. L'Spd, la storica sinistra riformista tedesca, è precipitata per la prima volta sotto il 20% al 19,5 (quasi tre anni fa nelle urne raccolse il 25,7%).
A crescere è soprattutto la destra di Alternative für Deutschland, il partito che ha tenuto il congresso lo scorso weekend a Stoccarda e che propone una stretta all'immigrazione (soprattutto islamica) e che è molto critica nei confronti dell'euro e di questa Unione europea. La Germania non è quindi immune - come ha sottolineato Romano Prodi ad Affaritaliani.it (leggi qui) - all'avanzata dei partiti euroscettici. Nonostante un tasso di disoccupazione inferiore alla media Ue e condizioni di vita migliori rispetto ai partner europei anche i tedeschi si stanno allontanando dai partiti tradizionali ora uniti nell'ennesima Grande Coalizione. Il vento di destra che soffia dalla Danimarca alla Francia, dall'Olanda all'Austria è arrivato anche in Germania. La Merkel ha prima aperto le porte ai profughi salvo poi fare marcia indietro e imporre l'oneroso accordo con la Turchia per bloccare la rotta balcanica. Questo atteggiamento ondivago della Cancelliera ha spinto i tedeschi a rafforzare l'Afd.
Ora è probabile che all'interno della Cdu-Csu prendano sempre più spazio, proprio per il timore di perdere altri consensi verso destra, le posizioni più dure sia verso l'accoglienza ai migranti sia verso il rigido rispetto delle regole Ue. Uno spostamento del governo di Berlino sulla linea della Bundesbank non può che nuocere all'Italia e al governo Renzi nella trattativa con Bruxelles per ottenere maggiore flessibilità nei conti pubblici. Ma non finisce qui. In Germania cresce anche la Linke (10%), la sinistra post-comunista che nella ex Ddr sfiora o supera in alcuni il 30%. Segno che a quasi 27 anni dalla caduta del Muro e con tutti i soldi spesi per la Riunificazione (non solo dei tedeschi) il Paese è ancora profondamente diviso. E all'Est gli ossis (come vengono definitivi i cittadini dei lander orientali, termine che si contrappone a wessis) sono sempre più delusi per questa Germania unita ma troppo spesso non unificata. Almeno non del tutto.