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Esteri
Guerra, denaro pubblico UE all’Ucraina. Ma nessuna strategia di pace

Soldi, finanziamenti e ambiguità UE sulla guerra in Ucraina, con la crisi economica che continua

 

“Se i miei soldati cominciassero a pensare, nessuno rimarrebbe nelle mie file”, avrebbe detto una volta Federico II, il grande Re soldato di Prussia. Infatti la funzione di pensare spetterebbe alla politica, per dare un termine alla guerra in Ucraina. Con l’inflazione che non scende, il costo dei carburanti alle stelle e l’economia della classe media che rantola, ciò che impera sono i profitti delle grandi multinazionali americane. Sembrano andare nella medesima direzione le strategie dell’Unione Europea che continua imperterrita ad erogare fondi pubblici all’Ucraina, come se non vi fosse un domani, senza chiedere a Kiev una minima strategia per uscire dal conflitto con la Russia.

"L'Ucraina sta resistendo con coraggio all'aggressione non provocata", scrive la Commissione UE sul suo sito, in sprezzo del ridicolo. La guerra, a torto o a ragione, è iniziata nel 2014 nel Donbass, con lo scontro tra le forze separatiste pro Russia e quelle governative ucraine. L’attuale invasione di Mosca, entrata mani e piedi nel conflitto, ne è stata una conseguenza non accettabile.

Sorge il dubbio non vi sia modo migliore per la UE di finanziare la guerra che dando denaro a pioggia per progetti di sviluppo e collaborazione in Ucraina: "finanziamenti dell'UE per progetti di interesse comune nei settori digitale, dell'energia e dei trasporti". Tutti per la ricostruzione e per la pace, si intende. Ma dai report del Washington Post, come dalle inchieste del premio Pulitzer Seymour Hersh sappiamo che molte risorse giunte agli ucraini prendono spesso strade "inaspettate". Molte oltre a finanziare la guerra sono  finite direttamente nelle tasche degli oligarchi, ogni tanto rimossi da Zelensky.

Quello della corruzione resta un problema atavico di Kiev, al punto che nel 2015 The Guardian definiva l’Ucraina come la nazione più corrotta d’Europa. Eppure nessuno da Bruxelless mette becco su dove finisca il denaro UE.

La dotazione finanziaria UE complessiva per “migliorare le reti europee nei settori dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni”, “per il periodo 2021-2027 ammonta a 33.71 Mrd EUR a prezzi correnti. Tale importo è ripartito come segue: settore dei trasporti: 25.81 Mrd EUR, di cui 11.29 Mrd EUR trasferiti dal Fondo di coesione e de­stinati ad essere spesi in conformità alle disposizioni del presente regolamento esclusivamente negli Stati membri am­missibili al finanziamento del Fondo di coesione; settore del digitale: 2.07 Mrd EUR; settore dell'energia: 5.84 Mrd EUR”.

Al denaro può accedere ogni Paesi UE ma anche l’Ucraina. “La Commissione”, scrive l’ente sul suo sito, “eroga altri 1,5 miliardi di euro sotto forma di assistenza macrofinanziaria all'Ucraina. Con questa somma la Commissione ha finora erogato 7,5 miliardi di euro nell'ambito di un pacchetto di sostegno fino a 18 miliardi di euro per il 2023”. Nessun dettaglio su come il denaro venga speso.

Emerge, a distanza di più di un anno dall’apertura del conflitto, che siamo di fronte a una guerra ideologica su cui solo gli USA sembrano aver costruito una strategia, di espansione in Europa. Ma un mese fa, come ha riferito proprio Seymour Hersh, la situazione sembra avere avuto una svolta. Paesi come Polonia, Ungheria, Lituania, Estonia, Repubblica Ceca e Lettonia, acerrimi nemici di Putin, hanno inziato un’interlocuzione con gli USA, nonostante la UE. Sono preoccupati per lo scenario sul quale solo l’attuale governo ucraino sembra puntare: il fine guerra mai. La stessa intelligence USA appare divisa, tra falchi e colombe. E le colombe hanno difficoltà a farsi ascoltare dal governo dei Democratici. Ma la campagna per le prossime presidenziali USA sta scaldando i motori e lo scenario potrebbe presto affrettare cambi inattesi, nonostante l’inconsistenza UE. I vicini dell'Ucraina spingono Zelenskyj a perseguire la pace m entre milioni di sfollati continuano a riversarsi in Europa

 

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