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Esteri
Huawei: "Offensiva Usa non si fermerà". Berlino: "Connivenza con servizi"

La decisione dell'Ue di non escludere la Cina dalla creazione delle reti 5G in Europa e di fissare il perimetro entro cui le aziende dovranno muoversi non mettera' la parola fine all'offensiva statunitense contro Huawei. Ne e' convinto Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia, che commenta con AGI l'approvazione del pacchetto di strumenti per affrontare i rischi di sicurezza connessi al lancio delle reti di quinta generazione. "E' la prima mossa ragionevole cui assisto da quando seguo questa vicenda" dice De Vecchis, "dopo aver sentito e le cose piu' disparate e strane venire dalle fonti meno competenti, finalmente si pone il tema della sicurezza globale". Per spiegare la situazione, De Vecchis ricorre a usa una metafora che gli e' cara: "E' come se" dice, "per i timori legati a un bullone, si rinunciasse a produrre l'intera automobile"

D. Il bullone e' Huawei? Paragone impietoso per un colosso di queste proporzioni

R. Non abbiamo mai avuto alcun problema con nessun operatore nel mondo. Poi e' venuto l'attacco americano a una piccola azienda che e' soprattutto un attacco a chi ha maturato un vantaggio competitivo e tecnologico rispetto agli Stati Uniti

D. Anche 'piccola azienda' e' una definizione discutibile, ma perche' gli americani ce l'hanno tanto con voi?

R. Negli anni 2000 gli Usa hanno fatto delle scelte strategiche sulle tecnologie che hanno fatto perdere grip sul mercato. La Cina ha capito che nel settore del 5G era importante entrare con una propria tecnologia e oggi Huawei investe in ricerca piu' della somma di quanto investono tutti i competitor sul mercato. I cinesi sono diversi da noi, ma l'ultima cosa che farebbero e' un torto a un Paese che di fatto e' loro cliente. Quello che ha pesato in tutta questa e' sempre stato un latente pregiudizio, alimentato dalla capacita' di comunicazione di Trump che, secondo me, ha creato piu' scompiglio di quanto forse voleva generare

D. Quanto sono indietro gli Stati Uniti rispetto alla Cina sul 5G?

R. Gli Usa hanno perso il treno del 5G e non c'e' una azienda americana che puo' realizzare da sola una rete. Se gli americani disponessero di una tecnologia 5G realmente competitiva, questo riequilibrerebbe quello scompenso che c'e' in quel Paese tra gli operatori e gli 'over the top' che si sono di fatto sostituiti ai gestori di tlc nella creazione di servizi. Quegli stessi servizi che oggi hanno reso ricchissime le aziende americane. Non c'e' una valutazione in termini di ritardo, ma, in base alla mia esperienza nel settore, direi almeno cinque anni

D. E l'Europa come e' messa? Puo' rendersi indipendente dalla tecnologia americana e da quella cinese?

R. Non credo che l'Europa possa colmare il gap tecnologico con Cina e Usa, ma deve prendere il meglio da entrambi. I singoli Paesi hanno reagito a una pressione esercitata contro Huawei da parte del governo americano e l'Ue con il toolbox che definisce una serie di criteri ha assunto un approccio globale che e' quello giusto

D. Ossia?

R. Pensare a agire come un organismo unico, con un nemico comune

D. Che sarebbe?

R. Penso agli hacker come a una nuova forma di terrorismo. Operatori e produttori lavoriamo da anni insieme e abbiamo l'obiettivo di rendere sempre piu' performanti e sicure le reti. Quando un operatore mette in piedi una rete e sa gestire l'uso di piu' fornitori, l'acceso fraudolento ai dati e' irrisorio. Se pero' non si lavora insieme... Di questo limite i tecnici, di qualunque azienda e di qualunque Paese, sono ben consapevoli

D. Quindi c'e' uno scollamento tra gli esperti e i decisori politici?

R. Si', ed emerge chiaramente nei comitati di standardizzazione dove c'e' un disallineamento tra le competenze della parte tecnica e le preoccupazioni della parte politica. E' evidente che non c'e' sufficiente colloquio al loro interno.

D. Pero' la decisione dell'Ue sembra un passo verso la soluzione di questa discrasia

R. L'Ue si sta comportando da partner ragionevole, ma bisogna tenere conto del fatto che le reti 5G sono un fattore abilitante per la trasformazione digitale che passa anche attraverso altri strumenti: l'Internet delle cose, l'intelligenza artificiale,, il clouod computing... In un panorama cibernetico cosi' ampio e' sbagliato concentrarsi solo sulla rete. Serve un progetto globale di difesa contro chiunque abbia intenzioni malevole. Ma almeno questo passo e' servito a sancire che c'e' un problema di vulnerabilita' delle tecnologie a prescindere dal Paese di origine di quelle tecnologie.

D. Huawei soddisfa gia' i criteri stabiliti dall'Ue?

R. Si'. Ma, come nostri competitors, riteniamo che il lavoro non sia finito e che serva la collaborazione di tutti

D. Quando sara' realmente operativa la rete 5G in Italia?

R. Per avere una copertura capillare bisognera' mettere decine di migliaia di antenne. gi operatori stanno trovando tra loro delle soluzioni per semplificare le cose, ma non credo che ci vorra' meno tempo di quanto ne e' stato necessario per mettere in campo le reti di generazioni precedenti. Non mi aspetto da qui a un anno ci sia la copertura totale del Paese.


Nuova polemica in Germania su Huawei. I servizi Usa: "Connivenza coi servizi segreti"

Il governo tedesco ha in mano informazioni, fornite dagli 007 americani, che proverebbero la collaborazione del colosso delle comunicazioni Huawei con le strutture di sicurezza di Pechino. E' quanto riferisce il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, che aggiunge di essere entrato in possesso di una nota del ministero degli Esteri di Berlino dal quale emergerebbe appunto il passaggio di informazioni da parte statunitense. "Alla fine del 2019 - cita lo Handelsblatt il documento del ministero guidato da Heiko Maas - da parte degli Usa sono stati trasferite informazioni dei servizi segreti che mostrano che Huawei collabora con le autorita' di sicurezza della Cina". Si tratterebbe della "pistola fumante" che dimostra che Huawei aiuta i servizi segreti cinesi a raccogliere informazioni in Paesi stranieri. Tuttavia manca, secondo Handelsblatt, la spiegazione su che tipo di prove siano quelle fornite dagli Stati Uniti. Il documento comunque conclude che "non esiste l'affidabilita' delle aziende cinesi in relazione agli standard di sicurezza necessari per la realizzazione delle reti 5G". Il governo tedesco non ha fatto commenti. La questione non e' da poco, dato che da mesi all'interno del governo guidato da Angela Merkel vi sono posizioni diverse su come la Germania si debba relazionare con Huawei rispetto alla costruzione del 5G nel Paese. Da una parte c'e' chi ricorda che l'azienda cinese sia superiore alla concorrenza sia dal punto di vista tecnologico che da quello del prezzo offerto; dall'altra molti sono d'accordo con gli Usa, che accusano la compagnia cinese di nascondere "backdoor" nella propria strumentazione a cui avrebbero diretto accesso i servizi segreti di Pechino: prove concrete in questo pero' finora non sono state presentate pubblicamente. Anche a detta del ministero degli Esteri tedesco, tuttavia, la tecnologia cinese potrebbe essere utilizzata per compiere "attacchi mirati". Per questo l'affidabilita' di chi dovra' contribuire all'infrastruttura del 5G dovrebbe essere, secondo Berlino, uno dei criteri nella selezione dei futuri fornitori della rete. Come annota lo Spiegel, la cancelliera Merkel non si e' ancora espressa ancora esplicitamente contro un'esclusione di Huawei. Il che a detta di Handelsblatt provoca la critica del ministero degli Esteri, secondo cui vi e' stato una "notevole ritardo" nel definire la questione, e proprio a causa delle divisioni all'interno del governo. Da parte sua, Huawei respinge i contenuti dell'articolo di Handelsblatt: un portavoce dell'azienda afferma che l'azienda non ha mai fatto niente e non fara' mai niente che possa mettere a rischio la sicurezza delle reti e dei dati dei suoi clienti: "Quest'articolo ripete vecchie accuse senza fondamento senza offrire nessuna prova concreta".

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