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Il 12 aprile Cape Town resterà senz'acqua
Gruppo Cap


Cape Town — Secondo le ultime stime, la città sudafricana di Cape Town finirà l’acqua il 12 aprile. Se il “Day Zero” si avverasse come previsto, sarà la prima metropoli moderna a finire completamente a secco. Cape Town, con i suoi quattro milioni di abitanti, è una delle tre capitali del Sud Africa (è complicato...) ed è una città di mare, ma l’acqua salata dell’oceano non si beve.

L’emergenza è stata ampiamente prevista. Dipende da molti fattori: la rapida crescita della città, il clima arido, un periodo di eccezionale siccità, il riscaldamento globale, l’ira di Dio e una buona dose di superficialità politica. Cape Town si serve di un sistema di sei grandi invasi che in passato sono stati sufficienti a coprire il fabbisogno idrico. Ad ora, sono al 13,7% della capacità piena. Al ritmo di consumo attuale, non dovrebbe più esserci una goccia d’acqua recuperabile già nella prima metà d’aprile.

La reazione nel tempo alla crisi in arrivo è stata quella della società moderna: ampi flussi di demagogia e tentativi di fissare la colpa, la commissione di studi su futuribili progetti di alta ingegneria e tanta comunicazione sociale per convincere il pubblico a ridurre i consumi—e a dimostrare che l‘emergenza fosse “sotto controllo”. La Presidente della provincia di Cape Town, Helen Zille, ha fatto sapere che lei, personalmente, si lava il meno possibile, non più di tre volte alla settimana.

Sfortunatamente, non si è potuto fare nulla invece per ampliare l’approvvigionamento dell’acqua. I budget erano stati già dedicati ad altri importanti progetti “d’impatto sociale” come la promozione turistica e l’arredo urbano. Gli aiuti del Governo centrale sono mancati. La risposta più promettente, la costruzione di un impianto per la desalinizzazione dell’acqua di mare, è stata giudicata troppo cara.

Il Comune intanto ha invitato i cittadini a non consumare più di 50 litri d’acqua al giorno ciascuno— circa tre sciacqui del water, supponendo che non se ne beva e non ci si lava. Gli amministratori pubblici si lamentano però della scarsa collaborazione—il Sindaco, Patricia de Lille, dice che il 60% degli abitanti usa ancora troppa acqua e che: “Non possiamo più chiedergli di consumare meno, glielo dobbiamo imporre con la forza”. Al momento il piano di emergenza per quando l’acqua non scenderà più dai rubinetti è di stabilire 200 punti di distribuzione in tutta la città dove i residenti potranno affluire per riempire le loro bottiglie e taniche di plastica da portare a casa—ma non oltre 25 litri a testa. Siccome l’accesso potrebbe essere “disordinato”, è previsto che i punti saranno protetti dall’esercito.

L’OMS considera invece che il minimo fabbisogno giornaliero umano sia di circa 30 litri d’acqua a persona per garantire non solo la reidratazione ma anche per cucinare, per le pulizie e per un minimo d’igiene personale—ma se non c’è, non c’é. Ogni abitante di Cape Town—anziani compresi—potrà trascinarsi a casa, quotidianamente, 25 kg d’acqua.

Un fatto di cronaca riassume elegantemente tutto l’ambaradan: la multinazionale della birra SABMiller (“Peroni” in Italia) ha annunciato che al Day Zero distribuirà gratuitamente alla popolazione 12 milioni di bottiglie—marroni, ma “etichettate per evitare confusione”—di acqua da 0.75 cl. Il messaggio, neanche tanto subliminale, parrebbe: “Che ci frega dell’acqua, abbiamo ancora la birra”.

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