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Il “putinicidio” di Navalny, l'oppositore russo morto in cella

Il “putinicidio” di Navalny. Il commento 

La morte in carcere del coraggioso dissidente anti-Putin, Alexei Navalny, 47 anni, non può lasciare inermi e indifferenti gli Stati dell’Europa. Sono  innegabili le responsabilità dirette di Putin nell’eliminazione del suo più temuto oppositore, che fa risentire nel mondo occidentale il suono terribile delle campane dell’epoca, cupa e liberticida, di Stalin e dei suoi successori. Tre anni fa, reduce da un tentativo di avvelenamento, operato dagli sgherri di Putin, Navalny era volontariamente tornato in Russia. Sapendo che cosa lo aspettava. Un gesto socratico, per mostrare, sulla propria pelle, a tutto il mondo, di che pasta sia fatto il sistema putiniano.

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L’Italia non deve resta indifferente al suo sacrificio. Speriamo di non sentire i distinguo di coloro, secondo i quali, in fondo, “Putin ha fatto anche cose buone”. Speriamo di non ascoltare nè leggere gli Orsini, i Santoro,i Sansonetti, i Vauro, i Caracciolo e i politici filorussi vari. Cosa  si inventeranno, stavolta,  per addebitare la morte di Navalny a Biden, alla Nato e all’Occidente? 

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