Macron, Obama e la Cina premono su Trump
"Gli accordi di Parigi siano rispettati"
Quello di Parigi sul clima è stato "un accordo molto significativo" ed è necessario che i 72 Paesi che lo hanno ratificato continuino su quella strada e che grandi realtà, come Usa e Cina, diano il buon esempio per salvaguardare l'ambiente. A sostenerlo è stato l'ex presidente degli Stato Uniti, Barack Obama, a Milano, durante il suo intervento alla manifestazione Seeds and chips, dedicata all'alimentazione e all'innovazione.
Obama ha sottolineato l'importanza di Cop21 e ha insistito sulla necessità di invertire la tendenza dei cambiamenti climatici: l'accordo di Parigi "non ha risolto i problemi ambientali del pianeta, perché non impone ai Paesi sottoscrittori standard abbastanza elevati, ma ha creato un'impalcatura, attraverso la quale ogni anno ogni Paese può fare di più, per ridurre emissioni di anidride carbonica", ha detto l'ex capo della Casa Bianca. "È importante che noi diamo il buon esempio - ha continuato - ed è importante l'accordo tra Cina e Usa, due grandi emittenti, per fare qualcosa insieme. È la cosa più importante, ma serve una leadership".
Un intervento in chiave anti Trump, dato che il nuovo presidente Usa ha sempre dimostrato, nei confronti dell'accordo di Parigi, una certa ambiguità, esprimendo scetticismo e minacciando il ritiro degli Stati Uniti. Gli Usa a Parigi si sono impegnati a ridurre le emissioni entro il 2025 tra il 26% e il 28% rispetto ai livelli del 2005. Per Barack Obama, per raggiungere questo obiettivo si devono sostituire le centrali elettriche a carbone con impianti a gas naturale e energia pulita, il che contrasta chiaramente con la promessa di Trump di aumentare l'occupazione nelle centrali a combustibile fossile. Ma le pressioni interne sull'attuale presidente Usa sono forti e molte grandi aziende americane, tra le quali Apple, Google, Microsoft, Walmart, BP e Shell, gli hanno chiesto di rispettare gli impegni presi in Francia.
E proprio per oggi era in programma alla Casa Bianca la riunione decisiva nella quale l'amministrazione Trump avrebbe dovuto decidere sulla permanenza nel patto. L'appuntamento, però, è stato rinviato: il motivo, secondo un funzionario della Casa Bianca, è stato un "conflitto tra impegni". Fatto sta che per ora nessuna data è stata proposta come alternativa. Forse a determinare il rinvio le crescenti presssioni, a livello internazionale, sul presidente Usa.
L'ultima, in ordine di tempo, è arrivata dal neoeletto presidente della Francia, Emmanuel Macron che, nel corso di una telefonata con Trump ha chiesto al presidente degli Stati Uniti di non abbandonare l'accordo. A riferire la conversazione è stato il portavoce del capo dell'Eliseo alla Cnn.
Il clima resta un tema caldo delle relazioni internazionali. Anche il presidente cinese, Xi Jinping, ha telefonato a Macron e, dopo essersi complimentato per la sua vittoria alle urne, gli ha detto che confermerà l'accordo sul clima di Parigi. La Cina, che è il Paese con le più alte emissioni di gas serra al mondo, e la Francia, ha sottolineato il presidente cinese, stando a quanto riferito dal ministero degli Esteri cinese, dovrebbero "proteggere i risultati di governance globale contenuti nell'accordo di Parigi sul cambiamento climatico".