Esteri
Nicaragua: Ortega dittatore a vita. L'analisi

Daniel Ortega rappresenta nell’immaginario collettivo nel bene e nel male, lo stesso Nicaragua
Di Giuseppe Vatinno
Daniel Ortega, già leader della fazione sandinista che detronizzò nel 1979 il dittatore Anastasio Somoza Debayle e poi eletto con elezioni regolari presidente nel 1984, rappresenta nell'immaginario collettivo nel bene e nel male, lo stesso Nicaragua. Nel 1990 perde il potere per riconquistarlo ancora una volta nel 2007 fino ad ora.
L' Assemblea nazionale dopo avergli permesso di concorrere per un terzo mandato presidenziale e poi "indefinitivamente" per il futuro ora coll'appoggio del Consiglio supremo elettorale ha fatto decadere ben 28 deputati del Partito liberale e del Movimento rinnovatore sandinista (il suo vecchio partito) di matrice marxista ed ora all'opposizione.
Con queste due mosse Ortega si è assicurato la presidenza a vita e la mancanza dell'opposizione;
che a sua volta dichiara che si è trattato di un golpe ed invoca l'intervento internazionale che a queste latitudini è declinato sempre come Stati Uniti d'America, un po' come avvenne negli anni 70 e 80 dello scorso secolo, grazie alla politica di Ronald Reagan che temeva il contagio marxista nell'area.
Tuttavia l'America di Obama è diversa; ha molti problemi interni ed internazionali e difficilmente si caccerà in nuove avventure militari per difendere uno dei tanti ex "cortili di casa".
Dal canto suo, inoltre, Ortega non è certo più il marxista duro e puro vestito con la casacca verde militare che era negli anni '70 del XX secolo; ora si è fatto furbo, tratta con uomini d'affari e si occupa di business internazionale come il progetto di un canale fatto con la Cina.
Dell'antico periodo resta un solo rivale, Maximino Rodriguez, già "contras" finanziato da Reagan che però non ha in pratica nessuna occasione di emerge.
Del passato, in compenso, resta la visione dittatoriale di Ortega che con ogni mezzo è riuscito a prendersi, riprendersi e mantenere il potere sempre più assoluto.