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Esteri
Putin minaccia l'Occidente: "Non superate il limite o reagiremo duramente"

Il linguaggio di Vladimir Putin ha toni che rimandano ai tempi duri della Guerra Fredda o, se vogliamo, a certi bulletti di periferia. Di certo non sarebbero degni di un manuale della diplomazia.

“Non vogliamo tagliare i ponti, ma se qualcuno interpreta le nostre buone intenzioni come delle debolezze, la nostra reazione sarà asimmetrica, rapida e dura. Saremo noi a decidere, caso per caso, dove si trova il limite da non superare”, così il Presidente russo minaccia i Paesi occidentali, al culmine di una tensione che dura ormai da tempo e che viene esasperata dai casi rappresentati dall’Ucraina, dalla Bielorussia e da Alexei Navalny.

La polizia russa ha arrestato un centinaio di dimostranti che solidarizzavano con il contestatore di Putin, le cui condizioni di salute suscitano allarme. Detenuto in un ospedale carcerario a est di Mosca, Navalny è in sciopero della fame e i suoi avvocati hanno sollevato dubbi sulle cure che sta ricevendo.

Oltre 100.000 militari russi sono stati inviati nelle aree contese con l’Ucraina, un caso che sta alimentando forti timori a livello internazionale. Putin ha però commentato: “L’Occidente non si preoccupava dell’Ucraina e della Bielorussia, quando succedevano i fatti di Maidan”. Il riferimento del presidente è alle proteste di piazza che nel 2014 portarono alla fuga di Viktor Yanukovych, presidente filorusso dell’Ucraina.

“Chi organizzerà qualunque atto di provocazione se ne pentirà come mai ha fatto in vita sua”, ha aggiunto Putin, alzando in modo preoccupante i toni della minaccia.

Se il presidente non ha voluto chiarire meglio il concetto di “limite da non superare”, il suo portavoce Dmitry Peskov ha spiegato di identificarlo “nei nostri interessi di sicurezza esterna ed interna e nella prevenzione di qualunque interferenza esterna, che sia nelle nostre elezioni o in qualunque altro processo politico nazionale”. 

La scorsa settimana il Governo americano ha espulso dieci diplomatici russi, ottenendo una reazione speculare dalla controparte. Nel contempo, la Russia è stata protagonista di altre rotture diplomatiche nei confronti di Repubblica Ceca e Polonia. Putin rimprovera a questi paesi l’accondiscendenza nei confronti di un Occidente che, a suo modo di vedere, sta minando la stabilità nell’ex Unione Sovietica: “L’uso di sanzioni ingiuste sta evolvendo in qualcosa di più pericoloso: un colpo di Stato in Bielorussia”. 

Putin parla di golpe perché sostiene il Presidente bielorusso Alexander Lukashenko, rieletto lo scorso anno con forti sospetti di brogli, per i quali viene duramente contestato dai suoi cittadini.

Lo scorso 17 aprile le autorità bielorusse hanno annunciato di aver sventato un complotto, sostenuto dagli Stati Uniti, per uccidere Lukashenko. Due cittadini bielorussi sono stati incarcerati per il loro presunto coinvolgimento nel piano.

Ma questa versione è credibile? Non secondo la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, che ha definito “una provocazione” le affermazioni sul presunto tentativo di eversione.

Un equilibrio sempre più precario che riporta la tensione tra Est e Ovest a livelli che non si toccavano dai tempi della Cortina di Ferro.

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