A- A+
Esteri
Carlo III, sudditi del Commonwealth in agitazione. Parte la fuga dalla Corona

Da Regina Elisabetta a Re Carlo parte la fuga dei sudditi internazionali della Corona britannica

Regina d'Inghilterra. Re d'Inghilterra. Quante volte si è sentito o si sente definire così Elisabetta o, dopo la morte della longeva sovrana, Carlo. Eppure, la corona britannica (e non inglese) è riconosciuta ben oltre i confini di Londra e della Gran Bretagna. Anche se ora, con il passaggio tra la popolare Queen Elizabeth al figlio Charles c'è chi pensa che la monarchia rischia piano piano di disgregarsi. Un processo che rischia di coinvolgere peraltro anche il Regno Unito alle prese con le questioni di Scozia e Irlanda del Nord.

Ma andiamo con ordine. Re Carlo è ora anche a capo delle nazioni del Commonwealth, un'associazione volontaria di 56 paesi indipendenti, la maggior parte dei quali sono ex colonie dell'Impero britannico. Vi abitano circa 2,5 miliardi di persone e comprende economie avanzate e paesi in via di sviluppo. Quattordici delle nazioni del Commonwealth sono regni in cui Carlo è capo di Stato. Si tratta di Regno Unito, Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone e Tuvalu.

Nonostante i suoi legami con l'Impero britannico, qualsiasi paese può entrare a far parte del moderno Commonwealth e di recente sono stati ammessi altri paesi senza alcun legame con il passato coloniale, come Rhonda e Mozambico. Gli ultimi due paesi a entrare nel Commonwealth sono stati il Gabon e il Togo nel 2022. E durante il regno di Elisabetta la lista di nazioni a farne parte è aumentata.

L'esempio delle Barbados. Ora molti vogliono disconoscere Carlo

Ora, però, si rischia di vedere il processo inverso con la sua scomparsa. Soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento del sovrano. Durante una recente visita in Belize, Giamaica e Bahamas, William e Kate hanno affrontato le proteste per la storia del dominio coloniale del Regno Unito e rinnovato il discorso sulla possibilità di transizione verso repubbliche indipendenti.  

Barbados è stato l'ultimo Paese del Commonwealth a diventare una repubblica quando, all'inizio dell'anno, ha rimosso la regina come capo di Stato e ha giurato un presidente. Barbados resta un membro del Commonwealth ma Carlo non sarà riconosciuto come suo sovrano. La decisione delle Barbados segna la prima volta in quasi tre decenni che un regno sceglie di rimuovere il monarca britannico come capo di Stato. L'ultima nazione a farlo prima di lei era stata l'isola di Mauritius nel 1992. 

Adesso però potrebbe segnare un esempio e la stessa cosa potrebbe accadere in diversi altri paesi. L'ascesa di re Carlo al trono britannico ha suscitato nuove richieste da parte di politici e attivisti affinché le ex colonie dei Caraibi rimuovano il monarca come capo di Stato e la Gran Bretagna paghi i risarcimenti per la schiavitù. 

Il primo ministro di Antigua e Barbuda, Gaston Browne, ha per esempio dichiarato che il paese caraibico terrà un referendum per decidere se diventare una repubblica e rimuovere il re Carlo III come capo di Stato entro i prossimi anni. Ha spiegato che si tratterebbe di "un passo finale per completare il cerchio dell'indipendenza e diventare una nazione veramente sovrana". La stessa cosa sembra voler fare la Giamaica.

All'inizio di quest'anno, alcuni leader del Commonwealth hanno espresso il loro disagio durante un vertice a Kigali, in Ruanda, per il passaggio della guida del club di 56 nazioni da Elisabetta a Carlo. "Con il cambiamento del ruolo della monarchia, ci aspettiamo che questa possa essere un'opportunità per far avanzare le discussioni sui risarcimenti per la nostra regione", ha dichiarato giovedì scorso Niambi Hall-Campbell, un'accademica di 44 anni che presiede il Comitato nazionale per i risarcimenti delle Bahamas.

Tra il XV e il XIX secolo, più di 10 milioni di africani sono stati incatenati dalle nazioni europee nella tratta atlantica degli schiavi. Coloro che sopravvissero al brutale viaggio furono costretti a lavorare nelle piantagioni dei Caraibi e delle Americhe. La giamaicana Rosalea Hamilton, sostenitrice dei risarcimenti, ha affermato che i commenti di Charles alla conferenza di Kigali sul suo personale dolore per la schiavitù offrono "un certo grado di speranza che egli impari dalla storia, comprenda il doloroso impatto che molte nazioni hanno sopportato fino ad oggi" e affronti la necessità di risarcimenti.

Ma il passaggio da una sovrana così longeva e ampiamente riconosciuta non è solo un passaggio di testimone, ma l'ingresso in una nuova epoca con una ridiscussione del ruolo della corona nel terzo millennio. Un po' lo stesso processo che potrebbe presto avvenire nel Regno Unito con la Scozia che cerca un secondo referendum di indipendenza e l'Irlanda del Nord che inizia a intravedere una possibile riunificazione con l'Irlanda indipendente. Con una corona e un regno che rischiano di scoprirsi improvvisamente ancora più piccoli.

Iscriviti alla newsletter
Commenti
    Tags:
    londraregina elisabettaregno unito





    in evidenza
    Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”

    La conduttrice vs Striscia la Notizia

    Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”

    
    in vetrina
    Affari in Rete

    Affari in Rete


    motori
    Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

    Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.