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Esteri

Tensione alle stelle tra Turchia e Olanda dopo che il governo dell'Aja ha vietato l'ingresso a due ministri di Ankara decisi a tenere comizi a favore della riforma costituzionale per la comunità turca nonostante il divieto delle autorità locali per ragioni di ordine pubblico. Dopo che nella serata di sabato le autorità turche hanno proceduto alla chiusura dell'ambasciata olandese ad Ankara e del consolato olandese a Istanbul, sullo stesso consolato questa mattina è stata issata la bandiera turca. Come hanno mostrato le immagini televisive, un uomo non identificato è salito sul tetto della sede diplomatica e ha sostituito il tricolore olandese con il vessillo della mezzaluna turca, gridando più volte "Allahu Akbar", dio è grande. Questo mentre all'esterno del consolato un gruppetto di dimostranti inveiva contro la "maledetta e razzista Olanda".

Per voce del ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, "la Turchia si aspetta che il resto dell'Europa condanni duramente l'atteggiamento olandese". Ma l'Olanda, a quanto pare, non è sola: in giornata, il premer danese Lars Løkke Rasmussen ha chiesto al suo omologo turco Binali Yildirim di "rimandare" la sua visita, prevista per fine marzo. "Un simile incontro non potrebbe tenersi facendo astrazione degli attuali attacchi portati dalla Turchia ai Paesi Bassi", si legge in un comunicato del governo di Copenhagen. Mentre l'agenzia turca Dogan riporta che in Svezia il proprietario di un locale di Stoccolma ha annullato senza dare spiegazioni il contratto di affitto della sala dove un alto funzionario dell'Akp, il partito del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, avrebbe dovuto tenere oggi un comizio.

Intanto in Olanda la polizia ha proceduto all'arresto di 12 persone che questa mattina hanno inscenato davanti al consolato turco di Rotterdam una nuova protesta degenerata in disordini. La portavoce della polizia ha dichiarato che gli arresti sono conseguenti alle violenze e all'attentato all'ordine pubblico imputabili ai turco-olandesi - una comunità di 500mila persone, molte delle quali con doppia nazionalità - che armati di bottiglie e sassi si sono scontrati con gli agenti in assetto antisommossa. La portavoce ha affermato che ci sono stati sette feriti, incluso un poliziotto che ha riportato la frattura di una mano.

La protesta è sfociata in violenza al termine del lungo confronto tra le autorità olandesi e la ministra della Famiglia e delle politiche sociali turca, Fatma Betul Sayan Kaya, che ieri aveva raggiunto via terra Rotterdam proveniente dalla Germania dopo la cancellazione del volo che avrebbe dovuto portare nella città il ministro degli Esteri di Ankara, Cavusoglu. La rabbia dei dimostranti presenti davanti al consolato turco è esplosa dopo aver appreso che la ministra sarebbe stata scortata dalla polizia olandese fino alla frontiera con la Germania.

Proprio in Germania, come in Austria, i comizi dei ministri di Ankara, spediti dal presidente Erdogan presso le locali comunità turche per perorare la causa della riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum il prossimo 16 aprile, si erano imbattuti nello stesso divieto. Non dei governi, ma delle municipalità sulla base dell'elevato rischio per l'ordine pubblico. Erdogan aveva reagito duramente soprattutto contro la Germania, evocando i fantasmi del nazismo. Toni replicati dal presidente turco anche ieri nei riguardi dell'Olanda, quando Erdogan ha parlato di "vestigia del nazismo" e "fascisti olandesi" in riferimento all'influenza in clima pre-elettorale (il 15 marzo le elezioni politiche olandesi) del leader dell'ultradestra Gert Wilders, promettendo  sanzioni.

E sono state proprio le ritorsioni minacciate da Erdogan a "costringere" il governo olandese a vietare l'ingresso nel Paese dei due ministri turchi. Lo ha spiegato chiaramente il primo ministro Mark Rutte questa mattina: "Per noi è impossibile trattare sotto questo genere di ricatto". Rutte, in particolare, si è detto "scioccato" soprattutto dalla decisione della ministra Fatma Betul Sayan Kaya di voler raggiungere la sede del comizio di Rotterdam in auto nonostante il governo olandese avesse fatto capire come non fosse la benvenuta. In precedenza, come detto, il governo aveva negato l'atterraggio al volo di Cavusoglu. "Avevamo tracciato una linea rossa", ha rimarcato Rutte, "se ci sarà un'esclation dovremo rispondere, ma faremo tutto quanto è in nostro potere per fare scendere la tensione". Anche se, ha poi aggiunto Rutte, "è la Turchia che dovrebbe scusarsi per aver paragonato gli olandesi ai nazisti".

Nel frattempo, il ministro Cavusoglu ha tuonato ancora contro l'Olanda da Metz, dove ha potuto tenere il suo comizio davanti a 800 esponenti della comunità turca, che in Francia conta 700mila persone, autorizzazione contestata via Twitter da Marine Le Pen, leader del Front National e candidata all'Eliseo. "Non ci accontenteremo delle scuse olandesi, ci saranno ripercussioni - ha promesso Cavusoglu -. Stiamo pianificando ogni passo". Da Ankara, gli ha fatto eco il premier Binali Yildirim: "E' stato trasmesso alle autorità olandesi il messaggio che ci sarà una risposta nei modi più duri. Risponderemo con la stessa moneta a questo comportamento inaccettabile". Finché non è stato lo stesso Erdogan a intervenire nuovamente, promettendo che l'Olanda "la pagherà".

Il presidente turco ha parlato nel corso di una cerimonia a Istanbul. "L'Olanda pagherà un prezzo per aver danneggiato le relazioni tra i due Paesi, per aver trattato vergognosamente una nostra ministra e altri esponenti. Nazismo, fascismo, solo quel genere di regimi agisce così. L'Olanda imparerà cosa sia la diplomazia. Le insegneremo cos'è la diplomazia internazionale". Erdogan ha poi ringraziato la Francia per aver autorizzato l'intervento di Cavusoglu a Metz: "Lei non è caduta in quella trappola". Concludendo con l'esortazione rivolta alle "organizzazioni internazionali" perché adottino a loro volta sanzioni contro l'Olanda.

Erdogan esaspera i toni, sventola disinvoltamente sotto il naso dell'Europa gli spaventosi spettri del suo Novecento traducendoli nell'avanzata delle destre populiste e xenofobe di cui i governi nella Ue sarebbero ostaggio. Ma tutto questo suo forzare le relazioni internazionali generando prevedibili conseguenze sembra, ancora una volta, una studiata strategia a uso puramente domestico. E' la classica trovata del nemico esterno con cui compattare il fronte interno. Perché sul referendum del 16 aprile la Turchia è divisa. I sondaggi più recenti di cui si ha notizia registrano in Turchia sempre una propensione al "no" rispetto a un cambiamento costituzionale che darebbe al presidente il potere di scegliersi ministri, generali, giudici. E a Erdogan in particolare aprirebbe la possibilità di restare potenzialmente alla guida del Paese fino al 2029.

Il voto dei turchi all'estero può essere decisivo. Ma i rilevamenti demoscopici segnalano una significativa percentuale di indecisi persino tra gli elettori dell'Akp, il partito del presidente, non solo tra quelli delle altre formazioni. Come convincerli? Propinando loro un'Europa, che già prima del golpe di luglio frenava sul processo di integrazione della Turchia nella Ue per i suoi inadeguati standard democratici e soprattutto per una legge antiterrorismo che costringeva la stampa ad autocensurarsi, che ora non vuole i ministri turchi. Non deve essere un grosso problema attaccare un'Europa divisa, mai così debole, spaventata dai migranti, l'ingrata Europa che paga la Turchia per tenersi i disperati siriani. La Turchia non deve parlare con l'Europa, ma con Putin e Trump. Quanto basta per tornare a solleticare l'orgoglio nazionale perché si traduca in una nuova investitura per l'uomo forte di Ankara. L'unico in grado di fargliela "pagare".

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