Esteri
Siria, Putin bombarda
La Russia ha cominciato i raid aerei in Siria. La notizia, diffusa dall'amministrazione americana, arriva a poche ore di distanza dall'approvazione da parte del Parlamento russo dell'uso delle truppe in Siria come richiesto nei giorni scorsi dal presidente Putin. Il capo dell'amministrazione presidenziale, Serghiei Ivanov, ha specificato che la Russia userà solo forze aeree, mentre il Cremlino ha specificato che è stato lo stesso presidente Assad a chiedere "l'aiuto militare" di Mosca, notizia poi confermata anche da Damasco. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha poi affermato che la Russia sarà "l'unico paese" a intervenire militarmente in Siria contro l'Is nel rispetto del diritto internazionale perché la decisione di lanciare dei raid aerei arriva in seguito alla richiesta di assistenza militare ricevuta dal presidente siriano Bashar al-Assad. Secondo Peskov, tali operazioni sono possibili solo sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu o su richiesta delle autorità legittime di un Paese interessato.
In realtà, la stampa inglese nei giorni scorsi aveva già confermato la presenza di truppe russe in territorio siriano attraverso un video di tre minuti diffuso dalla tv di Stato siriana che mostra un blindato armato per il trasporto delle truppe tra i più avanzati di Mosca. La Russia ha fatto sapere che informerà i partner e gli alleati sulla decisione di usare la forza aerea in Siria, ma in ogni caso "'intervento delle forze aeree russe si svolgerà in un arco di tempo definito e non può andare avanti indefinitamente", ha sottolineato Ivanov.
Usa e paesi arabi. L'intervento russo era già stato previsto dagli Stati Uniti. Fonti americane "a conoscenza degli ultimi dati di intelligence" interpellate dalla Cnn avevano riferito che "la Russia è pronta a colpire in Siria e può farlo in qualsiasi momento". "I droni russi hanno già iniziato a individuare possibili obiettivi", hanno aggiunto le fonti. "Quattro cacciabombardieri SU-34 (codice Nato Fullback, ndr) sono arrivati alla base di Latakia, dove ci sono oltre 600 soldati".
Per quanto riguarda il complesso scenario internazionale, l'Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo hanno escluso ogni cooperazione con l'alleanza militare auspicata dalla Russia per fronteggiare i jihadisti dell'Is in Siria, ribadendo il loro sostegno ai ribelli impegnati a rovesciare il presidente siriano Assad, appoggiato da Mosca e Teheran. "Non c'è futuro per Assad in Siria - ha detto il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir- con tutto il rispetto per i russi o per chiunque altro".
Per il Segretario di stato Usa John Kerry, invece, il coinvolgimento del presidente russo Putin nella crisi siriana può rappresentare "un'opportunità" per gli Stati Uniti. "Se Putin deciderà di sostenere Assad, l'Iran e gli hezbollah avranno un grosso problema con i paesi sunniti della regione. Questo significa che potrebbe diventare un obiettivo di questi jihadisti sunniti - ha detto Kerry in un'intervista alla Cnn - questo ci offre l'opportunità di fare pressioni per arrivare a una risoluzione della questione della Siria. Morale della favola, non si può risolvere la crisi siriana senza includere i sunniti in una soluzione politica, in un accordo politico, e questo significa che avremo un qualche tipo di transizione".
In Siria, intanto, proseguono i combattimenti. Almeno 27 civili, tra i quali 6 bambini della stessa famiglia, sono stati uccisi in raid dell'aviazione governativa siriana oggi nella provincia di Homs. Lo riferisce l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus).
Raid francese. Sul fronte militare, sarebbe di 30 jihadisti morti e 20 feriti il bilancio del primo raid aereo lanciato dalla Francia in Siria contro l'Is. La notizia è stata diffusa da una Ong, che ha specificato tra le vittime dell'attacco francese a un campo di addestramento ci sono anche 12 bambini soldato. "Il raid francese contro un campo di addestramento dell'Is nell'est della Siria ha ucciso trenta combattenti dell'Is, tra i quali dodici 'cuccioli del califfato'", ha fatto sapere Rami Abdel Rahmane, direttore dell'Osservatorio siriano dei diritti umani.
Rahman ha aggiunto che tra le vittime ci sono anche combattenti dell'Is stranieri. Il campo preso di mira si trovava in una piantagione di palme presso la città di Al Jalaa, nella provincia di Deyr az Zor, vicino al valico di confine di Albu Kamal utilizzato dall'Is per collegare la parte siriana e quella irachena dell'autoproclamato califfato.
Il presidente francese Hollande ha dichiarato che sei aerei da guerra francesi hanno colpito un campo di addestramento dell'Is vicino alla città di Deir Ezzor e che altri attacchi potrebbero essere lanciati nelle prossime settimane.
Processo ad Assad. La magistratura francese ha aperto un'inchiesta per "crimini di guerra" contro il regime siriano di Bashar al Assad. L'indagine preliminare è partita il 15 settembre. L'inchiesta riguarda presunti crimini commessi dal regime di Damasco tra il 2011 e il 2013 e si basa sulla testimonianza di un ex fotografo della polizia militare siriana, fuggito dal Paese nel 2013 con 55mila fotografie comprovanti gli abusi e le brutalità commesse nel corso del conflitto.
Iraq. La battaglia contro l'esercito islamico prosegue anche in Iraq: le forze curde hanno lanciato stamattina un'offensiva contro lo Stato islamico nel nord del paese, nel tentativo di prendere il controllo delle alture di al-Gurra, a ovest di Kirkuk. Le alture si trovano nella direzione di Hawijah, bastione dello Stato islamico. I curdi hanno preso il pieno controllo di Kirkuk l'estate scorsa, quando i soldati iracheni hanno abbandonato le loro basi all'interno di Kirkuk e intorno mentre lo Stato islamico avanzava prendendo il controllo di circa un terzo del Paese. Da allora i peshmerga hanno ampliato il cuscinetto intorno alla città lanciando una serie di offensive e liberando oltre 530 chilometri quadrati di territorio negli ultimi sei mesi, secondo quanto riporta il consiglio regionale di sicurezza. L'Is, dal canto suo, non è stato in grado di riguadagnare terreno a scapito dei peshmerga da quando la coalizione guidata dagli Usa ha cominciato i bombardamenti.