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Esteri
Taiwan, la crisi diventa regionale. Coinvolto il Giappone, rottura Usa-Cina

Da Taiwan la crisi rischia di diventare regionale e mondiale: coinvolti Giappone e Usa

Da Taipei la crisi rischia di allargarsi a macchia d'olio. Sullo Stretto, ma anche nel Pacifico, in Asia e in generale addirittura a livello mondiale. Il rischio di una tempesta perfetta, dopo la guerra in Ucraina, con un doppio fronte tra Europa e Asia, esiste. E il mondo non è mai stato così vicino a rimpiombare nel buio di un qualcosa che sembrava dimenticato. Nel secondo giorno di esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan l'atmosfera, se possibile, si è ulteriormente surriscaldata.

Da Taipei, il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato un record di 68 aerei da combattimento e 13 navi da guerra cinesi che hanno solcato la linea mediana nello Stretto di Taiwan, condannando nuovamente le operazioni militari di Pechino. Taiwan è pronta a rispondere alle minacce militari cinesi "a seconda delle necessita'", ha detto la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, che ha definito "irresponsabili" le manovre dell'esercito cinese. Taipei promette che difenderà la libertà e la democrazia dell'isola, ma una reazione di tipo militare potrebbe davvero portare a una escalation e a uno scontro aperto. Con conseguenze devastanti anche sull'economia mondiale, visto che da Taiwan arriva la maggior parte dei semiconduttori per tutto il globo.

E nella crisi è ora coinvolto anche il Giappone. Prima il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha cancellato un incontro con il suo omologo, Yoshimasa Hayashi, a margine degli incontri a Phnom Penh dell'Asean, l'associazione che riunisce le economie del sud-est asiatico. Poi il titolare degli Esteri di Pechino ha lasciato la sala degli incontri dell'East Asia Summit, assieme al capo della diplomazia di Mosca, Sergei Lavrov, quando Hayashi ha preso la parola.

Le tensioni si alzano anche tra Cina e Giappone

Il Giappone aveva protestato per i missili balistici lanciati dall'Esercito Popolare di Liberazione cinese durante le manovre nello Stretto, ben undici, cinque dei quali finiti in acque della Zona Economica Esclusiva di Tokyo, e il primo ministro, Fumio Kishida, ha chiesto oggi alla Cina la "cancellazione immediata" delle esercitazioni proprio ricevendo Pelosi. Un segnale di vicinanza e allineamento agli Stati Uniti che disturba non poco Pechino, in rotta di collisione col suo vicino orientale. 

Mentre la Corea del Sud ha scelto una via di mezzo, con il presidente Yoon Suk-yeol che ieri non ha incontrato la speaker della Camera Usa, il Giappone l'ha fatta accomodare e ha anzi rilanciato contro la Cina. Subito dopo, il ministero degli Esteri cinese ha convocato l'ambasciatore giapponese a Pechino, Hideo Tarumi, per protestare contro la posizione di Tokyo rispetto al comunicato del G7 e dell'Unione Europea, critico verso l'atteggiamento aggressivo di Pechino nello Stretto di Taiwan.

Ma lo sviluppo potenzialmente più inquietante è quello che riguarda i rapporti tra Usa e Cina. Non solo Pechino ha annunciato sanzioni contro Pelosi per la visita a Taiwan ma, soprattutto, ha sospeso la cooperazione con gli Stati Uniti su otto dossier, tre dei quali relativi ai rapporti con gli Stati Uniti nella Difesa. Gli altri cinque settori della cooperazione colpiti dalla sospensione sono quelli del rimpatrio degli immigrati clandestini, dell'assistenza giudiziaria, della lotta ai crimini transnazionali, alla droga, e, soprattutto, dei colloqui sul contrasto al cambiamento climatico.

La Casa Bianca ha convocato l'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Qin Gang, per protestare contro le "irresponsabili" azioni militari della Cina nello Stretto, le più imponenti mai messe in atto, che Pechino difende, invece, come "legittime". "La situazione non riguarda la democrazia, ma la sovranità nazionale" dice Pechino. Una mannaia sui possibili tentativi di dialogo. Preoccupano possibili collisioni tra mezzi americani e mezzi cinesi, visto che Antony Blinken ha annunciato oggi che le navi statunitensi entreranno nelle acque dello Stretto anche nelle prossime settimane per condurre normali manovre di navigazione.

Da questione locale a questione regionale fino a questione mondiale: la vicenda di Taiwan rischia di innescare qualcosa di molto pericoloso.

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