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Esteri
Usa: ufficiale, Trump ottiene la nomination

Donald Trump ce l'ha fatta, e non ha dovuto nemmeno aspettare le ultime primarie: ha raggiunto, grazie all'appoggio di alcune decine di delegati 'unpledged' (quelli liberi di votare per chi vogliono, non vincolati dai risultati delle primarie), la fatidica soglia della maggioranza assoluta dei delegati alla Convention Repubblicana. Che quindi sarà chiamata solo a incoronare The Donald come il candidato repubblicano per la Casa Bianca, che sfiderà - con ogni probabilità - Hillary Clinton.

Il numero 1288 non significa affatto che la sua sia una maggioranza risicata: ultimo candidato in corsa, questa soglia probabilmente salirà con i 303 delegati ancora in palio nelle primarie in sei Stati in programma il 7 giugno, tra cui la California.

Così Trump - che ancora adesso non convince i vertici del partito, tanto che lo speaker della Camera Paul Ryan si dice "non pronto a sostenerlo" - può evitare una convention aperta, senza un candidato con la maggioranza assoluta. Era questo il sogno dei vertici del partito, togliere voti nelle primarie al miliardario per non fargli avere la maggioranza e poi alla Convention tirare fuori un candidato esterno alla corsa delle primarie, unendo il partito dietro di lui e tagliando fuori Trump.

Non succederà perché The Donald si è dimostrato più forte delle critiche al suo linguaggio, più forte degli attacchi e degli scoop che lo riguardano (l'ultimo quello del Telegraph che parla di un'elusione fiscale da 50 mln in Gran Bretagna), ma soprattutto più forte dei suoi avversari, sia quelli più moderati (Kasich) che di quelli più vicini all'establishment (Rubio) e di quelli più a destra (Cruz).

Trump li ha sbaragliati tutti, Stato dopo Stato, primaria dopo primaria, caucus dopo caucus. Tanto da ottenere un risultato che difficilmente qualcuno si aspettava: ha messo al sicuro la candidatura prima della Clinton, che era data come favorita democratica quasi senza sfidanti salvo poi trovare filo da torcere in Sanders. Che ancora ha da dire la sua, anche se per l'ex First Lady il traguardo è a portata di mano. Il prezzo di questa faida interna ai democratici è un partito che si sta spaccando, con tensioni, polemiche, scontri e richieste di riconteggio dei voti (succede in Kentucky).

E i sondaggi ne risentono: Trump si avvicina alla Clinton nelle rilevazioni a livello nazionale. Se per tutti Trump era spacciato contro la Clinton nelle urne di novembre, forse ora per i repubblicani si apre uno spiraglio.

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trump nomination repubblicani





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