Ucraina, da operazione speciale a guerra: Putin diventa un "soldato in campo"
Dopo il discorso del presidente russo Vladimir Putin in diretta tv, il conflitto in Ucraina cambia tempi, obiettivi e tattiche: l'analisi di Aleksandr Baunov
Putin diventa il "primo soldato sul campo": come sta cambiando la posizione del presidente russo sul conflitto in Ucraina
“Putin non è più il capo dell’operazione militare speciale, ma il primo soldato sul campo e si tratta di un grande cambiamento”: così Aleksandr Baunov, analista del Carnegie Center di Mosca, spiega all'agenzia di stampa Agi come dopo il discorso del presidente russo Vladimir Putin fatto ieri in diretta tv, siano cambiati obiettivi, tempi e tattiche del conflitto in Ucraina, passato da “operazione speciale” a guerra conclamata.
Baunov si sofferma in modo particolare sulla portata dei due discorsi fatti alla nazione dall'inizio del conflitto: quello del 24 febbraio, “è stato un discorso lungo prima di una guerra corta, il secondo è stato l'inverso: un intervento corto, prima di una guerra lunga”, ha sintetizzato l'analista.
A febbraio, secondo Putin, il conflitto “avrebbe dovuto essere piuttosto breve”, con l'obiettivo di raggiungere la denazificazione dell’Ucraina e la difesa dei russi del Donbass dal genocidio. Inoltre il discorso era “pieno di riferimenti storici e ideologia”, continua Baunov. “Sosteneva che l’Ucraina era stata un’invenzione di Lenin, che aveva strappato territori alla Russia, e avvertiva che se Kiev rifiutava il comunismo allora rifiutava se stessa e la Russia le avrebbe dimostrato cosa significava veramente. Era il discorso di una persona molto sicura, che si preparava a mostrare al mondo e alla società un risultato veloce”.
Ucraina, l'annuncio della mobilitazione parziale sancisce il passaggio dell'operazione a guerra
Ieri invece l’intervento è stato “molto breve, di carattere puramente pratico, privo di riferimenti storici o ideologici, assolutamente non corrispondente, sul piano delle emozioni, alla necessità di chiamare il popolo a combattere”, prosegue l’analista.
“E’ vero che Putin è sempre stato un uomo freddo, ma si tratta di un momento storico, anche i dittatori come Stalin sapevano trovare le parole per incoraggiare la popolazione a un sacrificio”, fa notare Baunov, secondo il quale questo aspetto conferma il fatto che il leader del Cremlino da ormai “troppo tempo vive completamente avulso dalla gente, in un totale isolamento”.
Con l’annuncio della mobilitazione seppur parziale, Mosca sancisce di fatto il passaggio dall’operazione speciale alla guerra in Ucraina. “Putin non voleva arrivare a tanto”, sostiene Baunov, secondo il quale "probabilmente contro la sua volontà, ha ceduto al partito della guerra, a quella fazione nell’establishment che da tempo chiede un impiego di risorse massiccio e che si scontrava con il partito dell’operazione speciale, fatto da coloro che volevano un intervento veloce, condotto da professionisti e senza sconvolgere la vita e l’economia del Paese”.
Guerra Ucraina, l'analista russo: "Putin quando parla di nucleare fa sul serio"
Per formazione, Putin stesso è un agente speciale e, ricorda l’analista del Carnegie, si è sempre comportato come tale: “È stata un’operazione speciale la sua ascesa al Cremlino, a cavallo tra il 1999 e il 2000, la campagna per distruggere l’emittente Ntv e la società petrolifera Yukos, l''operazione successore' nel 2008, con Dmitri Medvedev che prendeva il suo posto, il ritorno al potere nel 2011-2012, l’annullamento del limite dei due mandati che gli permetterà di ricandidarsi nel 2024, l'annessione della Crimea. Si tratta di operazioni speciali nel senso che avevano un orizzonte temporale limitato e sono state condotte da ‘professionisti’. Non c'è dubbio, ed è stato apertamente accennato da diversi funzionari governativi, che i tempi dell'invasione dell'Ucraina siano stati calcolati in modo simile, probabilmente intorno ai sei mesi”.
Da oggi, “Putin non è più il capo dell’operazione militare speciale, ma il primo soldato sul campo e si tratta di un grande cambiamento”, avverte Baunov, invitando a non sottovalutare la minaccia nucleare reiterata dal leader russo.
“Il principale obiettivo della mobilitazione è dimostrare che la Russia non bluffa, che le sue intenzioni rimangono serie”, conclude l’analista, “quando Putin parla di arma nucleare bisogna capire che non sono solo parole, purtroppo: il suo sistema di coordinate prevede che se inizi a minacciare o ti ascoltano o devi attuare quella minaccia, si tratta di un’escalation pericolosa, perché su questo piano non ci sono limiti. Ora bisogna presto capire come uscirne”.
Commenti