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Esteri
Ucraina, russi bulli per finta: la verità è che Mosca ha paura

Questa vicenda tuttavia si presta a considerazioni non insignificanti. In una bellissima favola di La Fontaine (“Les animaux malades de la peste”) si decide che la peste è stata inviata da Dio per punire i peccati commessi dai terrestri. Dunque è bene che ciascuno denunci i suoi. L’ultimo a denunziarsi è l’asino, che ammette di avere a volte mangiato qualche ciuffo d’erba di un prato che non gli apparteneva, e per questo viene scacciato con ignominia dal consesso civile. Mentre prima di lui il leone aveva confessato di avere mangiato pecore e agnelli, e a volte persino il pastore, ma i cortigiani lo avevano assolto con le parole: “Ma, sire, voi gli avete fatto un grande onore, mangiandoli!”

Questo perché? Perché il leone faceva paura, e l’asino no. Nello stesso modo, in questa contesa, molti vogliono difendere la Russia sostenendo che, mancando essa di frontiere naturali, è comprensibile che tema un attacco proveniente dall’Ucraìna. E per questo non vuole un giorno vedere sul suolo di quel Paese armati appartenenti alla Nato. Ma questo è tuttavia un atteggiamento davvero strano.

In primo luogo, come può Mosca chiedere a Washington, a Londra ecc., di impegnarsi nel senso che l’Ucraìna non aderirà mai alla Nato? Almeno avesse richieste che la Nato dicesse di no alla richiesta di ammissione, ma come può pretendere che i Paesi occidentali diano ordini ad un Paese sovrano come l’Ucraìna? La verità è che Mosca non crede mai alla sovranità altrui. Si è visto in Ungheria nel 1956.

In secondo luogo, quanto è razionale chiedere un simile impegno, quando si sa che i trattati sono “scraps of paper”, “chiffons de papier”, insomma cartacce inutili? Kiev potrebbe benissimo impegnarsi e poi, quando si sentisse forte abbastanza, schierare centomila soldati alla frontiera con la Russia esattamente come la Russia sta facendo in questo momento con l’Ucraìna.

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