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Esteri
Usa 2020, Trump vs Biden: Cina, geopolitica, strategie future e differenze

Tra poche ore sapremo il risultato delle elezioni negli Stati Uniti e si saprà la direzione che prenderà la guerra commerciale e geopolitica che gli Americani hanno ingaggiato con gran parte del mondo, Europa, Messico, Canada, Viet Nam, Cina, per citarne solo alcuni. Naturalmente, non mi azzardo a fare previsioni né a esternare preferenze per l’uno o per l’altro candidato; sarebbe un atteggiamento imprudente e che violerebbe una delle regole principali della diplomazia internazionale, quella di non interferire con il processo elettorale di uno stato sovrano democratico. Eccezioni a questa regola possono essere ammesse tra i paesi dell’Unione Europea, dove le alleanze dei partiti nazionali al parlamento di Bruxelles devono essere esplicitate e richiedono quindi una presa di posizione pubblica. Ma al di fuori dei 27, meglio osservare in silenzio e prepararsi al risultato.

Tuttavia, mi è consentito analizzare le posizioni dei due candidati alla Casa Bianca, azzardare qualche previsione circa le loro possibili strategie future e così informare il nostro paese e prepararsi alle nuove sfide ed opportunità di quello che sarà, l’America post 3 novembre, un paese dove ho vissuto, lavorato, studiato per tanti anni. Per brevità dovrò, naturalmente, semplificare alcuni concetti

Le differenze tra Trump e Biden sono di 3 tipi: 1) Politica estera e commerciale basata su interessi commerciali pratici o su ideologie; 2) Preferenza verso settori della vecchia o nuova economia; 3) metodo di comunicazione. Trump sembra avere un approccio molto pragmatico.

In USA esiste una tensione contro la Cina bipartisan, che coinvolge i due partiti e molte thinktank e commentatori. INVECE tra le aziende esiste un approccio più pratico.

Alla Cina farebbe più comodo Trump perché:

Trump è decisamente più attento e concentrato all’aspetto commerciale del rapporto Cina-Usa, mentre Biden ha una visione più ideologica, legata ai diritti umani e al rispetto delle minoranze, quindi un secondo mandato del tycoon permetterebbe di districare più facilmente la questione economica tra le due superpotenze. Con la riconferma del presidente in carica i nodi commerciale molto probabilmente verrebbero affrontati e risolti.

A ciò va aggiunto che Trump sarebbe al suo secondo ed ultimo mandato, quindi vivrebbe la nuova presidenza con molta meno ansia e senza la necessità di ricercare continuamente consensi, quindi con un atteggiamento meno aggressivo nella sostanza e più concreto nelle azioni. Una volta riconfermato, il suo obbiettivo principale sarebbe quello di giungere ad un accordo commerciale con Pechino.

Certo Trump potrebbe anche continuare ad avere un tono di comunicazione aggressivo come è nel suo stile (ma sicuramente meno nella sostanza come detto sopra), ma in questo caso sarebbe addirittura meglio per la Cina che continuerebbe ad avere un MOSTRO gratis da dover combattere e la leadership cinese ne uscirebbe ulteriormente rafforzata, perché serve sempre qualcuno da incolpare.

Inoltre, bisogna ricordare che è stato Trump a firmare gli accordi commerciali con la Cina, il loro MoU lo hanno fatto anche loro, l’Accordo di Fase I e stanno negoziando il seguito.

 

*Professor of Practice in Economic Policy, University of Nottingham Ningbo China, and Adjunct Prof of Finance, New York University Shanghai

 

 

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    usa 2020trumpbiden: geopoliticacinaasia





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