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Esteri
Usa, gli scienziati: allarme clima. Ma Trump potrebbe bloccare gli studi

Il New York Times ha ottenuto una copia riservata di un importantissimo rapporto scientifico che lancia l'allarme sugli effetti in atto dei cambiamenti climatici. "Le prove del cambiamento climatico sono abbondanti, dall'alto dell'atmosfera alla profondita' degli oceani" spiega la bozza ottenuta dal giornale. Si tratta di una relazione completata quest'anno e redatta da scienziati che appartengono a 13 agenzie federali. Il rapporto fa parte del National Climate Assessment richiesto dal congresso ogni quattro anni. Uno schiaffo alle teorie del presidente e della sua amministrazione che invece alimentano le schiere dei negazionisti. Secondo questo documento in Usa le conseguenze del surriscaldamento globale sono gia' evidenti.

Ora pero' la comunita' scientifica americana e' in massima allerta. Il timore e' che il presidente Donald Trump o i funzionari della sua amministrazione possano tentare di rallentare o addirittura bloccare gli studi sull'impatto che i cambiamenti climatici stanno avendo negli Stati Uniti. Per gli scienziati l'innalzamento delle temperature registrato negli ultimi sessant'anni e' dovuto all'azione dell'uomo. Dal 1880 al 2015 le temperature sono aumentate di 1,6 gradi Fahrenheit e le cause sono da considerarsi legate al comportamento degli esseri umani. Dal 1980 la situazione e' addirittura precipitata con un drammatico aumento delle temperature che ha portato al clima piu' caldo degli ultimi 1500 anni. Spiega il rapporto, in attesa di approvazione dall'amministrazione Trump: "Ci sono evidenze che dimostrano come le attivita' umane, specialmente le emissioni di gas serra, sono le principali responsabili per i cambiamenti climatici rilevati nell'era industriale. Non ci sono altre spiegazioni alternative, non si tratta di cicli naturali che possano spiegare questi cambiamenti climatici".

Il timore, pero', e' per il prosieguo delle ricerche. Secondo il New York Times parte degli studiosi che hanno lavorato alla relazione, ritiene che l'amministrazione Trump potrebbe bloccare le ricerche. Che la Casa Bianca si sia dimostrata sempre molto scettica se non avversa a parlare di cambiamento climatico, non e' un mistero. Lo stesso presidente ha sempre rifiutato di dire se creda o meno nelle responsabilita' umane nel surriscaldamento climatico. Inoltre a capo dell'Epa, l'Environmental Protection Agency, c'e' il direttore Scott Pruitt, da sempre scettico. Addirittura pare che il ministero dell'agricoltura abbia chiesto ai propri funzionari di non adoperare l'espressione "cambiamento climatico", ma di preferire altre locuzioni come "situazioni meteorologiche estreme".

 

Usa: 200 giorni di Trump, fermo al 38% nei sondaggi

 

Il presidente americano Donald Trump ha tagliato ieri il traguardo dei suoi primi 200 giorni alla Casa Bianca, ma i sondaggi continuano ad essere sfavorevoli, con tre quarti degli americani che dichiarano di non fidarsi di buona parte di quello che arriva dall' amministrazione. Almeno secondo l' ultima rilevazione condotta dal gruppo Social Science Research Solutions per conto della Cnn, su un campione di 1018 adulti, con un margine di errore del 3,6%. In linea di massima, il 38% approva il presidente, il 56% lo disapprova. Spiega la Cnn che solo un altro inquilino della Casa Bianca era sceso sotto il 50% a questo punto della presidenza, ovvero Bill Clinton nel 1993 che aveva toccato il 44%. Un traguardo importante, quello dei primi 200 giorni. Ma per il presidente Usa c'e' davvero poco da festeggiare, visto che solo il 36% dei suoi concittadini crede che abbia fatto un buon lavoro nello specifico di questi sei mesi, mentre il 59% ritiene questa prima tranche un fallimento. Brucia il paragone con i suoi immediati predecessori, visto che in questo stesso segmento della presidenza Barack Obama aveva raggiunto il 51% dei consensi e George W. Bush addirittura il 56%. Le sfaccettature sono preoccupanti per Trump. Ad esempio emerge che il presidente non riesce piu' ad ispirare stima, visto che solo il 30% dice di ammirarlo e solo il 34% si dichiara fiera di lui. Al contrario, il 55% e' convinto che Trump abbia abbassato la levatura della presidenza. Addirittura 6 americani su 10 non credono che Trump sia una persona onesta o degna di fiducia. Per il 47% degli americani il presidente non sta gestendo bene la sua funzione; al contrario il 24% ritiene che le sue performance siano fortemente positive. I numeri sono precipitati nel corso dei mesi soprattutto tra i fan affezionati del presidente. Se a febbraio tra i repubblicani il sostegno era al 73%, oggi si ferma al 59%. Le cose non vanno meglio analizzando i singoli provvedimenti politici. Sul fronte della sicurezza nazionale e' un testa a testa, con il 48% che apprezza le sue mosse e il 47% che invece non ne e' convinto; risultati simili sul versante economico con il 47% contro il 45%. I numeri salgono, invece, quando si parla di sanita' (62% contrari), affari esteri (61%), immigrazione (55%) e tasse (48%). Pare si sia raffreddato anche l'entusiasmo del vento del cambiamento. Il 43% continua a credere che Trump sia in grado di apportare i cambiamenti di cui ha bisogno la nazione (ad aprile, pero', la percentuale era al 48%). Ugualmente, se ad aprile il 44% era convito che il presidente fosse in grado di gestire il governo, ora la percentuale e' del 39%. Il trend complessivo evidentemente in calo. Interessante infin poi il rapporto di fiducia dei cittadini rispetto alle comunicazioni ufficiali della Casa Bianca. Uno sparuto 24% da' piena fiducia, mentre il 30% non si fida in toto. E va male anche in casa propria: solo la meta' dei repubblicani crede a tutto quello che ascolta dalla Casa Bianca

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