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Girolomoni, calendario e mostra contro l'uso del glifosato in agricoltura

“Stop al glifosato, la terra è ciò che ci nutre, perché avvelenarla?”. E’ questo uno dei titoli della campagna pubblicitaria promossa dagli studenti del liceo artistico di Urbino contro il diserbante più usato al mondo in agricoltura, tra i probabili cancerogeni per l’uomo secondo lo Iarc, l’International agency for research on cancer. La fanno attraverso la realizzazione del Calendario 2019 di Girolomoni, una serie di cinquanta opere allestite dapprima nelle sale della Provincia di Pesaro Urbino e successivamente presso il Monastero di Montebello tra Pesaro e Isola Del Piano. L’iniziativa nasce da un’idea di Maria e Giovanni Battista Girolomoni, rispettivamente presidente della Fondazione Girolomoni e presidente dell’omonima Cooperativa agricola, pioniera dell’agricoltura biologica in Italia con un fatturato 2017 di 12 milioni di euro. “Gli studenti sono stati coinvolti in un percorso che li ha appassionati e ispirati, realizzando cinquanta illustrazioni di grande sensibilità”, ha detto Maria Girolomoni in occasione dell’inaugurazione della mostra. “Vista la qualità delle opere e le tante sfaccettature con cui è stato diffuso il messaggio, sarebbe stato riduttivo sceglierne solo 13, come inizialmente previsto, per realizzare il nostro calendario: da qui l’idea della mostra, che valorizza la creatività degli studenti e fa riflettere i visitatori”.

Com’è noto, nonostante il dissenso e l’appello al principio di precauzione, nel 2017 l’Ue ha autorizzato l’uso del glifosato fino al 2022. Il governo italiano non ha ancora preso una posizione netta che vieti la produzione, la commercializzazione e l’uso dei prodotti agricoli ottenuti con il supporto del glifosato. Nè ci sono aggiornamenti sulla richiesta della campagna #stopglifosato di escludere le aziende che producono pesticidi dai premi dei Piani di Sviluppo Rurale. “I ragazzi sono rimasti estremamente colpiti dal pericolo “occulto” che il glifosato rappresenta, così come tutti i pesticidi”, spiega Maria Girolomoni. “Nelle loro opere hanno spesso illustrato il contrasto fra l’apparenza e i danni che in realtà si stanno provocando, inquinando il sottosuolo, l’acqua che beviamo e utilizziamo per irrigare i campi”.

 

Per il presidente della Provincia, Giuseppe Paolini, “la battaglia sarà sempre contro l’uso del glifosato. Il bene del consumatore e del cittadino viene prima di ogni altra cosa”.  Una posizione confermata dal responsabile della Commissione Ambiente della Regione Marche, Andrea Biancani: “Le Marche sono tra le prime regioni in Italia per coltivazioni biologiche e anche la Regione sta puntando molto su questo. Stiamo acquistando nuove attrezzature da mettere a disposizione dell’Arpam (Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche) per il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee ed abbiamo sollecitato l’Anas a non utilizzare più glifosati lungo le strade: sappiamo che hanno seguito questa richiesta prevedendo lo sfalcio dell’erba meccanico anziché utilizzare queste sostanze”. Ciò che invece sorprende, commenta Fabio Taffetani, professore ordinario dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona è che il mondo della produzione agricola industriale, anche italiano, sia così ferocemente impegnato in difesa del glifosato. Sarà forse perché è la sostanza alla quale sono stati resi resistenti soia e mais Ogm, che costituiscono il mercato mondiale più importante di prodotti alimentari?”.

 

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